L’ ALLARME ROSSO DI SCALFARI

E LA RISPOSTA DEI COMUNISTI

 

Eugenio Scalfari, il padre liberale del quotidiano “la Repubblica”, ha lanciato l’allarme: lo Stato italiano è a rischio implosione.

Diagnosi corretta – sono anni che lo sosteniamo – ma nessuna seria analisi delle cause e tanto meno delle soluzioni, se non la confusa individuazione di “una massa cospicua di persone che percepiscono questa situazione”.

Scalfari, da buon borghese illuminato, non può fornire risposte perché è parte integrante di quella classe che ha ridotto il paese nello stato attuale. Nella sua solita messa cantata domenicale può solo sperare nei “miracoli”.

Noi comunisti non crediamo nei miracoli, ma nella lotta di classe rivoluzionaria per il socialismo. Ha una ragione d’essere questa prospettiva nel nostro paese? Giudicate voi.

La crisi economica sta mettendo a nudo la fragilità a dell’imperialismo italiano e ne rende più rapido il processo di disfacimento e di disgregazione (economica, politica, sociale, morale, culturale, territoriale, ecc.), che si è manifestato negli ultimi decenni.

La classe dominante, responsabile dello sfacelo, non può fare uscire il paese dal declino e lo porta al disastro.

Il capitalismo sta mostrando ai lavoratori il suo vero volto. I gruppi dominanti e i loro rappresentanti politici vanno spartendosi le spoglie del paese. L’oppressione che l’oligarchia finanziaria esercita sulla maggioranza della popolazione diviene sempre più gravosa e insopportabile. I progetti secessionisti fanno passi avanti al nord e al sud.

Sul piano sociale assistiamo all’aumento dell’abisso fra le classi. Più della metà della ricchezza prodotta è nelle mani di un’esigua minoranza di parassiti.

Sul piano politico la crisi si manifesta come rinforzamento accelerato della reazione e riorganizzazione della dittatura borghese (esecutivo più forte e dotato di poteri maggiori), per intensificare la pressione sulla classe operaia, elevare il suo tasso di sfruttamento, smantellare ogni conquista sociale.

Il governo Berlusconi dopo aver varato provvedimenti volti a proteggere gli interessi dei banchieri e dei grandi industriali, procede nella sua marcia antioperaia e antipopolare a colpi di decreti-legge, voti di fiducia e accordi separati con i sindacati collaborazionisti. Saccheggia le casse pubbliche (perfino l’oro di Bankitalia), liquida pezzo a pezzo la Costituzione e lo stato “di diritto”. Militarizza il territorio con l’esercito e le ronde. Alimenta una forsennata politica razzista e xenofoba per mettere i lavoratori in contrapposizione fra loro e sviare l’opinione pubblica sulle responsabilità della crisi. 

In questo contesto il conflitto fra gli sfruttati e la classe sfruttatrice è destinato a crescere ulteriormente, determinando con ciò un profondo cambiamento dei rapporti con le quinte colonne della borghesia. Per dirla con le parole di Lenin: La situazione odierna è contraddistinta dall'esistenza di condizioni economiche e politiche tali da accentuare necessariamente l'inconciliabilità dell'opportunismo con gli interessi generali ed essenziali del movimento operaio” (Lenin, L’imperialismo fase suprema del capitalismo).

Questi interessi non sono interessi particolari, corporativi, gretti, come quelli della borghesia. Sono interessi e compiti universalmente civili ed umani, perché dall’emancipazione degli sfruttati dipende l’emancipazione dell’intera società.

Dunque non un’indistinta ed interclassista “massa di persone”, ma una sola forza sociale può salvare l’Italia dal declino economico, dalla devastazione sociale ed ambientale, dall’oscurantismo culturale, può trarre fuori il paese dal vicolo cieco in cui l’ha condotto la borghesia, può garantire una prospettiva diversa, rinnovare il paese in senso economico, culturale, sociale, può imprimere il dinamismo e generare la rinascita.

C’è una sola classe – l’unica realmente rivoluzionaria fra tutte le classi sociali - che può dirigere la società nell’interesse della stragrande maggioranza e non di un pugno di privilegiati, che è capace di organizzare uno stato ed un’economia di tipo nuovo, utilizzando tutte le capacità e le energie delle masse lavoratrici.

Questa forza è la classe operaia che – in alleanza con gli altri lavoratori sfruttati ed oppressi - farà uscire il paese dalla decadenza rompendo il blocco borghese e conquistando il potere per costruire un superiore ordinamento sociale: il socialismo proletario.

Il declino generale si tramuterà in risveglio sociale nella misura in cui il proletariato ritroverà la propria autonomia di classe ed avanzerà nel processo rivoluzionario, per dar vita ad un’azione storica indipendente che porterà al socialismo, il nostro nuovo Rinascimento.

La costruzione del partito si presenta oggi come il più valido e maggiore contributo che possiamo offrire per porre le basi della fuoriuscita dal declino e dalla crisi generale della nostra società. 

A questo compito di importanza storica chiamiamo la parte migliore e più avanzata della classe operaia, i sinceri rivoluzionari e tutti coloro che stanno sulle posizioni di classe del proletariato e vogliono lottare per guidare le masse lavoratrici, attraverso le varie tappe della lotta di classe, verso la società pianificata dei produttori associati.

 

2 agosto 2009 – 29° anniversario della strage imperialista e fascista di Bologna

Piattaforma Comunista