FRONTE
UNICO DELLA CLASSE OPERAIA
PER
FAR RICADERE LA CRISI SULLA TESTA DI CHI L’HA CAUSATA!
Compagni metalmeccanici!
la politica del IV governo Berlusconi,
forte delle precedenti esperienze e di un’ampia maggioranza parlamentare, ha caratteristiche
diverse rispetto al passato, tanto nei contenuti quanto nel metodo dispotico di
portarla avanti. Siamo di fronte ad un salto di qualità dell’offensiva
antioperaia.
E’ la crisi economica mondiale che spinge la borghesia all’assalto. Per
l’oligarchia finanziaria non sono più possibili mezze misure. Pretende mani
libere per smantellare ogni conquista e diritto sociale, esige che l’apparato
statale sia posto a suo esclusivo servizio, reclama una valanga di soldi per
salvare i suoi gretti interessi, mentre gli operai vanno in miseria: in una
parola vuole riversare tutte le conseguenze dei crolli di borsa sulle masse
lavoratrici.
L’intesa fra Confindustria e i “sindacati di mercato” sul modello
contrattuale, l’indebolimento degli ammortizzatori sociali, i tagli alla
scuola, alla sanità, la spinte di Bankitalia
per alzare ancora l’età pensionabile, fanno capo a queste fameliche esigenze,
che il comitato d’affari di Palazzo Chigi traduce in
decreti-legge e programmi antipopolari.
L’obiettivo è chiaro:
proteggere a tutti i costi le ricchezze smisurate delle grandi famiglie
capitaliste (fra cui quella del capo del governo) dividendo e contrapponendo
fra loro i lavoratori, isolando e frantumando i movimenti di lotta, le
organizzazioni operaie e popolari che non vogliono pagare la crisi
capitalistica. A questo servono gli accordi separati, le campagne mediatiche su migranti e “fannulloni”, il federalismo,
l’ulteriore restrizione del diritto di sciopero, i licenziamenti politici e le
minacce repressive.
Siamo di fronte a un
regime reazionario in formazione. Nella misura in cui avanzerà su tale strada
il gruppo di avvoltoi che siede sulle poltrone ministeriali potrà continuare a
banchettare sui resti del capitalismo italiano.
Chi potrà fermarli?
I liberal-democratici, che giudicano “inadeguato” il
governo, ne appoggeranno le decisioni sulla crisi, dimostrando che sulle
questioni essenziali c’è di fronte a noi un solo grande partito borghese. I
vertici sindacali cattolici e riformisti partecipano alla irregimentazione
dei lavoratori. Da parte loro i socialdemocratici continuano ad imbrogliare i
lavoratori con le favole delle “due economie” capitaliste, dimostrando così di
non potersi staccare dalla borghesia. Ma ce un’altra forza dall’enorme
potenziale su cui contare: quella della lotta delle masse lavoratrici.
Nonostante la
situazione di debolezza politica, le proteste di piazza e gli scioperi di
operai, lavoratori, studenti, settori popolari, non si sono
infatti fermati negli ultimi mesi, mettendo in difficoltà il governo. Da
essi emerge con chiarezza che l’unica politica valida
per mettere un argine e preparare la controffensiva è quella di favorire la
saldatura e la riorganizzazione delle nostre forze in un fronte unico
anticapitalista. La classe operaia deve essere la forza dirigente di questa
politica volta a far ricadere le conseguenze della crisi sulle spalle di chi
l’ha causata: i capitalisti, i parassiti, i “furbetti del quartierino” che
siedono nei consigli di amministrazione di aziende, banche, assicurazioni.
Il fronte unico si deve basare sulla forte tendenza all’unità esistente
fra gli sfruttati, sulla loro disponibilità alla lotta come risposta agli
attacchi che subiamo. Deve concretizzarsi ed estendersi nella difesa e nel
rinnovamento dei sindacati che si oppongono ai diktat padronali, come la FIOM,
nella costruzione di organismi di classe a partire dal posto di lavoro che
sappiano conquistare la base dei non organizzati. Ma soprattutto deve vivere
nell’azione comune di lotta contro l’offensiva capitalista, che è ben altra
cosa dell’accordo a tutti i costi con i collaborazionisti.
E’ in questo senso che vanno decisi lo sciopero e la manifestazione a
Roma dei metalmeccanici come passaggio verso più ampi e decisi momenti di lotta
generale. Una mobilitazione con la quale avanzare sacrosante rivendicazioni,
respingere in blocco la politica governativa e confindustriale, a partire
dall’accordo Confindustria-sindacati gialli,
invertendo decisamente la rotta rispetto alla disastrosa stagione della concertazione
e dei cedimenti. Per dotarci di un’altra linea: quella della difesa
intransigente dei nostri interessi e diritti di classe!
A non volere ciò
sono i commessi dei padroni, i burocrati sindacali che litigano fra loro,
quelli del “meno peggio”, chi vorrebbe smorzare sul
nascere la ripresa della classe operaia e impedire il coordinamento delle sue
forze. Gli operai sapranno come rispondere a questi venduti.
La fase che stiamo per affrontare è cruciale. Le
conseguenze della crisi (recessione, licenziamenti, politica di guerra) faranno
sì che le contraddizioni del sistema imperialista diverranno ancora più
stridenti, a cominciare dalla contraddizione fondamentale fra capitale e
lavoro. La borghesia non può più dominare senza mandare in rovina l’intera società.
Ed il proletariato sarà costretto a difendere non solo gli interessi
particolari di categoria, ma i propri interessi generali di classe, che in
definitiva consistono nella lotta contro il regime capitalistico di oppressione
e di sfruttamento, nella prospettiva del passaggio al socialismo: unica via di
uscita dalla miseria, dal caos, dalle guerre di rapina, dal degrado sociale,
morale, ambientale.
La questione è politica, dunque. Il ruolo di un
sindacato classista è fondamentale, ma la lotta politica si deve condurre con
l’organizzazione politica indipendente della classe operaia: il partito
comunista, il partito più avanzato di tutti, senza altri interessi che non
siano quelli del proletariato nel suo insieme. Perciò chiamiamo tutti gli
operai coscienti a compiere i passi necessari per avvicinare la sua
ricostruzione, rompendo decisamente con gli opportunisti e unendosi ai
marxisti-leninisti.
29/10/08
Piattaforma Comunista