La
nuova crisi economica, che si sta manifestando nei crolli di borsa, nella
stagnazione produttiva e nella ripresa dell’inflazione (a partire dai prezzi
delle materie prime), costituisce una delle manifestazione
più tipiche della crisi generale e permanente del capitalismo giunto al
suo ultimo stadio imperialista.
Il
peggioramento delle situazione dei lavoratori è
evidente e drammatico, colpisce milioni di operai e lavoratori con le loro
famiglie. I salari, bloccati da anni, perdono il loro potere
d’acquisto; le merci di prima necessità hanno subito aumenti spettacolari; il
costo della casa e dei mutui è arrivato a livelli insostenibili; le tasse
locali e centrali aumentano senza sosta; i sottosalari, la precarietà, la
disoccupazione e la cassa integrazione rendono ancor più grave la situazione.
L’impoverimento
del proletariato procede senza interruzione, come provano le stesse lacunose
statistiche borghesi, ed ha la duplice caratteristica di essere tanto relativo
(diminuisce cioè la quota appartenente alla classe operaia nel reddito
nazionale), quanto assoluto (puro e semplice abbassamento del livello di vita
della classe operaia).
Sempre
più lavoratori e pensionati, specie nelle regioni meridionali, sono in
arretrato con le bollette, non riescono a scaldare la casa adeguatamente, non
hanno soldi per alimentarsi a sufficienza e per affrontare le spese mediche,
non riescono a sostenere spese impreviste, non hanno nemmeno più i soldi per i
vestiti necessari. Poco più di un terzo delle famiglie dei lavoratori riesce ad
arrivare a fine mese; di conseguenza cresce
l’indebitamento a tassi da usura.
Questo dramma ovviamente non riguarda solo il proletariato (in quasi
tutte le sue componenti, dalla classe operaia industriale ai braccianti), che è
la prima vittima del rullo compressore capitalista, ma anche vasti strati di
piccola borghesia urbana, i commercianti ed artigiani al minuto,
i piccoli agricoltori ed allevatori, alcuni settori degli intellettuali.
L’immiserimento
delle masse è espressione della legge generale dell’accumulazione capitalista,
che significa concentrazione della ricchezza nelle mani della minoranza
sfruttatrice ed accrescimento della miseria e dell’insicurezza della vita dei
lavoratori, che costituiscono l’immensa maggioranza della società.
La
borghesia vuole scaricare l’intero peso della crisi economica sulle spalle
della classe operaia e delle masse lavoratrici. E’ evidente che il rialzo di
profitti, in un modello produttivo a “bassa competitività”, senza innovazione
degli impianti, con pochi investimenti nei settori strategici e nella ricerca,
con lo smantellamento e la privatizzazione di quello che resta delle industrie
statali, può essere conseguito solo con l’intensificazione dello sfruttamento e
con un ulteriore abbassamento dei salari e del tenore di vita delle larghe
masse (dal 2004 al 2007 le retribuzioni nette dei lavoratori italiani sono
scivolate dal 19° al 23° posto della classifica Ocse,
sotto Spagna, Grecia e Irlanda; per un reddito di 25 mila euro annui la perdita
secca è stata di 1.210 euro, che diventa 1900 considerando la mancata
restituzione del fiscal drag). Questo
mentre i padroni, i ricchi, i parassiti divengono sempre più ricchi.
Ciò
acutizza i conflitti di classe sia dal lato economico che da quello politico.
Si determina un movimento di resistenza attiva del proletariato (vedi i recenti
scioperi per le morti sul lavoro, la lotta dei metalmeccanici, ecc.) che sta
assumendo un atteggiamento più radicale; allo stesso tempo si radicalizzano le lotte di altri settori (contro la
devastazione ambientale, contro lo svilimento della scuola e della università,
contro le ingerenze clericali, etc.).
Il
processo che abbiamo sotto i nostri occhi è quello di un aumento dell’attività
delle masse e di una loro polarizzazione e radicalizzazione.
Tale radicalizzazione non si manifesta solo nelle
lotte economiche, ma anche sulle questioni politiche, ed assume in talune lotte
(vedi Mirafiori, Pomigliano,
portuali, Campania, Vicenza), un carattere di controffensiva.
Il
carattere di controffensiva si manifesta negli scioperi spontanei, nei blocchi
stradali, nell’assedio ai palazzi del potere, negli attacchi ai responsabili
politici nazionali e locali della classe dominante, nella contestazione dei
dirigenti riformisti del sindacato (vedi i funerali di Torino).
Nel
mondo operaio e popolare, nonostante lo scivolamento a destra dei suoi partiti
tradizionali, si sta effettuando una svolta a sinistra, verso la radicalizzazione delle masse.
Questi
spostamenti di classe sono il fattore principale dell’attuale periodo ed uno
dei fatti più importanti che impediscono una stabilizzazione reazionaria del
capitalismo e minacciano i fragili equilibri politici della borghesia e dei
suoi governi. Oltre a creare i presupposti per più ampi conflitti sociali essi
favoriscono la ripresa del movimento comunista ed operaio, nel corso del quale
si potranno porre problemi politici più avanzati, come quello che delineiamo
con la parola d’ordine del “governo operaio”.
Come
reagisce la borghesia imperialista a questa situazione?
Anzitutto
dobbiamo osservare che la borghesia imperialista, a seguito del processo di
concentrazione ed accentramento del capitale finanziario avvenuto in questi
anni, della penetrazione del capitale finanziario in tutti i settori della vita
economica e politica, della linea di totale asservimento dei socialdemocratici
e dei riformisti, ha delle posizioni politiche più forti. Può fare pieno
affidamento su due grandi partiti (PD e FI) e su un buon numero di quelli
minori. Ha anche forti appoggi nell’aristocrazia operaia e negli strati
superiori della piccola borghesia, specie al nord. Ciò la rende più aggressiva tanto verso l’esterno, quanto verso l’interno.
Per
cercare di conseguire i suoi obiettivi la borghesia si sforza anzitutto di
spezzare l’unità della classe operaia e delle masse lavoratrici e di
schiacciare la parte più combattiva ed avanzata del proletariato.
La
repressione e la persecuzione contro i comunisti, i rivoluzionari, gli operai
avanzati, che si traduce in ondate di perquisizioni, provocazioni poliziesche,
denunce, avvisi di garanzia, montature giudiziarie per reati del Codice
fascista Rocco, licenziamenti politici, trasferimenti, provvedimenti
disciplinari, etc. è funzionale a tale obiettivo.
In
tal modo il capitale monopolistico – servendosi dei governi di centro-sinistra
- avanza nel suo programma antioperaio e prepara la guerra inter-imperialista,
utilizzando una maggiore e più intensificata pressione politica ed economica,
esercitando con il suo apparato statale una dittatura di classe più dura ed
opprimente, che non risolverà alcun problema, ma renderà più acuta la crisi
storica del capitalismo italiano e la decadenza della società italiana.
L’intero
schieramento di centro-sinistra – inclusi i due sedicenti partiti “comunisti”
di Giordano e Diliberto - da parte sua, si è svelato
agli occhi delle masse pienamente subalterno al grande capitale ed ai suoi
meccanismi. Si tratta di un apparato politico che tenta disperatamente di
conservare le sue posizioni di rendita economica e politica, di difendere i
suoi privilegi offrendo sempre più servigi ai capitalisti. Ogni scossa che
provocano il proletariato e le masse con la loro lotta mette, infatti, a repentaglio
le sue posizioni di rendita e condizioni economiche.
Il
compito di questo apparato e dei partiti che lo compongono è sostanzialmente
quello di aiutare la borghesia a mantenere divisa ed immobilizzata la classe
operaia, di collaborare con i capitalisti per trovare forme sempre più perfezionate
di differenziazione di classe, di provocare la scissione fra operai qualificati
e non, giovani ed anziani, italiani e immigrati, del nord e del sud, di
organizzare il crumiraggio ed il pompieraggio delle
lotte, di illudere le masse lavoratrici con la politica dei sacrifici e della
competitività, di spargere il veleno sciovinista, di spargere le illusioni
pacifiste piccolo-borghesi.
Oggi
gli opportunisti ormai non sono nemmeno più in grado di organizzare e condurre
lotte che possono portare dei vantaggi agli operai. Seppure conservano un
apparato atto a mobilitare le masse (e specie nei sindacati fanno quadrato per
evitare di perdere i posti chiave), hanno paura a favorire vaste mobilitazioni,
perchè temono possano sfuggirgli di mano. Quando sono costretti a prendere la
direzione di una lotta lo fanno non per vincere, ma per cercare di liquidare la
lotta.
I
partiti della sinistra istituzionale hanno prestato il fianco alle manovre
borghesi che tendono a perseguire una svolta reazionaria nello stato e nella
società, hanno partecipato al riarmo ed alle aggressioni armate contro i
popoli. Quando le masse lottano, sfuggendo al loro controllo, invocano
l’intervento poliziesco. I provvedimenti che sostengono, quando stanno al
governo, sono portatori di tendenze fasciste e militariste, spianano la strada
alla reazione più nera.
Da
qui la necessità di condurre la lotta più intransigente contro costoro, di fronte agli occhi delle masse, sulla base di
questioni di principio e non di “concorrenza”, sapendo adottare tutte le
tattiche utili, dallo scontro frontale all’incalzamento quando dicono di voler
fare qualcosa per i lavoratori.
La
borghesia imperialista ovviamente non si avvale solo dei riformisti per
condurre il suo attacco alla classe operaia ed alle masse popolari.
La nuova fase politica
apertasi con la crisi del governo Prodi porterà con
ogni probabilità ed in tempi brevi il ritorno al governo delle destre. Destre
che ritroveranno intatta tutta la legislazione sociale e istituzionale varata
da Berlusconi nei suoi cinque anni di governo, che
costituirà la loro base di partenza per ulteriori aggressioni, supportate da un
aggressivo blocco sociale antioperaio.
La crisi del governo Prodi determina l’esaurimento della strategia del
centrosinistra ed accelera la crisi dell’ala sinistra della borghesia. Allo
stesso tempo è una manifestazione eclatante della decomposizione politica,
sociale e morale della borghesia nel suo complesso, dei contorcimenti della liberal-democrazia borghese.
La
politica del “meno peggio” ha portato al peggio. Sullo
sfondo un periodo di forti scosse finanziarie (che divaricherà gli interessi
fra le potenze imperialiste, non solo fra UE e USA, ma anche dentro l’UE), con
nuove aggressioni USA alle porte, la borghesia sarà costretta ad andare a
destra; dovrà adottare il liberismo d’assalto.
Si apre una fase nella
quale tutto sarà messo in discussione. Ci troveremo di fronte a una crescente
offensiva contro tutte le residue conquiste della classe operaia e delle masse
lavoratrici. In nome della flessibilità e della produttività; il contratto
nazionale, i diritti e le condizioni di lavoro, saranno attaccati pesantemente,
gli orari di lavoro allungati, il precariato dilagherà. In nome del taglio
delle tasse si smantelleranno le spese ed i servizi sociali. In nome della
libertà e della democrazia dei capitalisti, continueranno ad aumentare le spese
militari. In nome della sicurezza si inasprirà il clima autoritario, la caccia alle
streghe continuerà, le fabbriche diverranno caserme e nuove misure repressive
saranno adottate.
Allo
stesso tempo la borghesia prepara e sovvenziona anche le sue riserve fasciste,
per farle intervenire contro il movimento delle masse e la sua avanguardia, per
dare il benservito agli opportunisti quando avranno terminato
il loro compito e non riusciranno più a tenere a bada gli operai.
La
conseguenza che noi traiamo in questa situazione è che il ruolo dei comunisti
sarà ancora più importante nella nuova fase politica. Dobbiamo prepararci agli
impegni duri e difficili che avremo di fronte, metterci con coraggio e
iniziativa alla testa delle masse, portando avanti il nostro compito
principale: contribuire allo sviluppo politico ed alla organizzazione politica
indipendente della classe operaia, radicandoci al suo interno.
Per
fare questo è necessario favorire la rottura politica ed organizzativa con la
politica borghese e riformista sviluppando la nostra capacità di propaganda ed
agitazione, stando dentro le lotte e sforzandoci di orientarle e condurle
contro la volontà dei capi riformisti, rigettando le vecchie tradizioni, la
mentalità ed i metodi di lotta socialdemocratici e riformisti, infrangendo
l’opportunismo e la passività.
Sul
piano politico i nostri scopi immediati sono determinati dalla situazione
complessiva. La lotta al neoliberismo ed al social-liberismo,
il rigetto della politica neoliberista - forma attuale della politica del
capitale - applicata indifferentemente dai governi di centrodestra e di
centrosinistra, alle sue micidiali conseguenze, è il compito politico immediato
principale. Questo problema di lotta politica
generale attorno al quale concentrare le forze si può portare avanti
solo chiamando ad una forte mobilitazione della classe operaia e degli altri
lavoratori, chiamando all’unità d’azione contro l’offensiva del capitale, alla
base, fra iscritti e non iscritti ai sindacati.
In
particolare l’agitazione sulla questione dell’impoverimento è assai utile non
soltanto per presentare una serie di rivendicazioni volte a migliorare le
condizioni della classe operaia e delle masse popolari, ma soprattutto per
rivendicare il superamento del capitalismo che produce incessantemente
l’indigenza ad un polo della società ed indicare la conquista del socialismo,
per assicurare alle masse una vita priva di preoccupazioni.
Si
tratta di un terreno di lotta fondamentale per spingere la classe operaia a
liberarsi dalla tirannia del capitale, un terreno vasto grazie al quale potremo
sviluppare tra gli operai la vera coscienza di classe, un terreno concreto di
conquista degli elementi avanzati del proletariato alla causa del socialismo e
di estensione dell’influenza dei comunisti su larghi strati di masse
lavoratrici.
Le
parole d'ordine e le rivendicazioni parziali da lanciare devono essere
strettamente legate ai bisogni essenziali dei lavoratori. Ciò avendo sempre
avendo ben chiara, per non commettere errori nell'intervento pratico, la
distinzione fra «parole d'ordine di propaganda», «parole d'ordine di
agitazione» e «parole d'ordine di azione».
A
fianco di questo terreno di lotta politica c’è la lotta contro la guerra
imperialista ed ai governi che la conducono, determinando pesanti conseguenze
all’interno del paese, in termini di aggravamento delle condizioni di vita, di fascistizzazione e di asservimento agli interessi USA.
Questi
due terreni di lotta sono chiaramente connessi ed interdipendenti perché il
neoliberismo acuisce la lotta fra potenze imperialiste per i mercati e le
materie prime, e la fascistizzazione ostacola la
mobilitazione delle masse.
Il
terzo fondamentale terreno di lotta sarà quello contro l’offensiva reazionaria
ed oscurantista del Vaticano, che con il supporto del nuovo quadro politico
aumenterà le pressioni, le ingerenze, cercherà di cancellare importanti
conquiste sociali, otterrà altri privilegi, allargherà gli spazi di influenza
che i passati governi hanno fatto a gara per concedergli.
La
lotta per sostenere le rivendicazioni operaie e popolari immediate deve essere
portata avanti nel modo più unitario e largo possibile. E’ necessario sviluppare
una politica di fronte e di unità di azione in ogni fabbrica, in ogni località,
nell’intero paese. E’ più che mai necessario fare appello alle masse,
incalzando e sfidando la base della sinistra istituzionale, dei sindacati di
massa, delle associazioni di lavoratori a sostenere con la lotta unitaria gli
interessi delle masse sfruttate, a difendere le conquiste sociali, i diritti e
le libertà democratiche, a presentare in comune
rivendicazioni urgenti, a lottare assieme per il soddisfacimento di
queste rivendicazioni, per far ricadere le conseguenze della crisi sulle spalle
dei capitalisti e dei ricchi.
In
questa direzione anche le più piccole iniziative vanno sostenute con forza.
Solo un’azione unitaria e di massa degli operai e degli altri lavoratori
sfruttati è in grado di esercitare sul nemico di classe una pressione tale da
costringerlo a soddisfare questa o quella rivendicazione. Nostro compito è
spiegare alle masse che non bisogna riporre nessuna speranza nei capitalisti e nei
loro governi perché queste speranze sono infondate e qualsiasi risultato non
potrà che essere il frutto della lotta.
Raccogliendo
le forze con la politica di unità di azione del proletariato e delle masse
oppresse sarà possibile creare le condizioni per un contrattacco di classe e
porsi il problema della creazione di un governo operaio che sorga
e si appoggi sulla base di un movimento rivoluzionario di massa.
Unità
di tutti gli sfruttati e gli oppressi contro il capitale e la dittatura dei
monopoli!
Solo
con il socialismo proletario si esce dalla crisi e dal declino!
Febbraio 2008 Piattaforma Comunista