Ancora sull'organizzazione comunista intermedia

da noi proposta per la ricostruzione del Partito

 

Da molti mesi, la nostra rivista ha affrontato risolutamente il problema della strada da seguire, nell'attuale situazione di frammentazione e divisione delle forze comuniste in Italia, per superare questa divisione e giungere infine alla ricostruzione del Partito della classe operaia.

Ci siamo chiesti:

In quale forma si possono raggruppare su una giusta base ideologica marxista-leninista circoli e gruppi comunisti, compagni singoli ed elementi avanzati della classe operaia, lasciando alle nostre spalle la fase delle infinite scissioni e riunificazioni?

Come evitare gli errori e le illusioni del passato che hanno portato alla creazione di tante effimere organizzazioni, di tanti partitini campati in aria, senza la necessaria preparazione e senza un reale rapporto con la classe proletaria?

Con quale piano di azione i comunisti debbono muoversi per realizzare la loro unità e ricostruire il Partito?

A queste domande abbiamo dato una nostra risposta:

«Solo dopo aver forgiato e rinsaldato un'organizzazione intermedia abbastanza forte ed estesa, solo dopo che i compagni che in essa si riuniranno cominceranno a saldare il socialismo scientifico con la classe operaia, la questione della fondazione del partito diverrà qualcosa di reale, di politicamente valido».

E abbiamo indicato in modo specifico (cfr. «Teoria & Prassi», n. 9, p. 5) i cinque compiti fondamentali che tale organizzazione dovrà cercare di realizzare per preparare la ricostruzione del Partito come partito di tipo bolscevico.

Questa idea della creazione di un'organizzazione preliminare centralizzata con un proprio giornale politico nazionale - un'organizzazione comunista intermediia fra i singoli gruppi e circoli e il Partito - è forse il frutto della fantasia della redazione di «Teoria & Prassi», una nostra invenzione senza riscontri e antecedenti nell'esperienza concreta del movimento comunista internazionale? No. Mentre illustreremo, nei numeri successivi della nostra rivista, la realtà di alcune organizzazioni intermedie comuniste già oggi esistenti in altri paesi, che da tempo lavorano per la ricostruzione del Partito della classe operaia, in questo articolo vogliamo richiamarci a tre esperienze storiche che sono estremamente ricche di insegnamenti anche per noi oggi.

La prima è quella della lunga fase di costruzione del Partito Operaio Social-Democratico Russo. Mentre è assai noto, e studiato, il grande lavoro  di direzione ideologica e politica svolto da Lenin, con l'«Iskra», per dare al Partito della classe operaia russa un saldo orientamento marxista e rivoluzionario, minore attenzione si presta - di solito - al percorso organizzativo che portò, fra il 1894 e il 1903., prima alla nascita e poi alla ricostruzione del POSDR.

 

PRIMA DEL 1° CONGRESSO DEL 1898

 

Fra il 1894 e il 1895 venne fondata a Pietroburgo l'Unione di lotta per l'emancipazione della classe operaia, che unificò circa venti organizzazioni marxiste della capitale: essa realizzò il passaggio dalla propaganda politico-ideologica, svolta in ristretti circoli di operai avanzati e di intellettuali, alla più larga agitazione fra le masse.

Diretta da Lenin, l'Unione di lotta pietroburghese fu la prima a realizzare in Russia la fusione fra il socialismo e il movimento operaio e costituì, secondo il giudizio dello stesso Lenin, il primo importante embrione del partito rivoluzionario del proletariato russo.

Essa dette un poderoso impulso alla formazione di analoghe unioni in alte città e regioni della Russia.

Come a Pietroburgo, anche a Mosca i diversi circoli marxisti si unificarono fin dal 1895 in un'organizzazione di livello superiore, l'Unione operaia , che a partire dal 1898 si inserì attivamente nei grandi scioperi operai, diffondendo numerosi volantini e documenti politici. Fra questi ultimi, ci piace ricordare - per il suo elevato spirito internazioonalista - l'Indirizzo degli operai di Mosca agli operai francesi (1896), pubblicato in occasione del 25° anniversario della Comune di Parigi. Due anni dopo, l'Unione di Mosca assunse anch'essa, sull'esempio di Pietroburgo, la denominazione di Unione di lotta per l'emancipazione della classe operaia e partecipò attivamente alla preparazione del 1° Congresso del partito.

Altre due Unioni di lotta, unificatrici di gruppi locali, sorsero a Ekaterinoslav (dove svolse una grande attività organizzativa e politica l'operaio Babuskin, inviato appositamente in quella città dall'Unione di lotta di Pietroburgo) e a Kiev, dove fu pubblicata la «Rabociaja Gazeta», che fin dal suo primo numero sostenne la maturità del movimento operaio russo per l'unificazione delle sue avanguardie in partito politico.

 

FRA IL 1° E IL 2° CONGRESSO

 

Dopo l'arresto del primo Comitato Centrale del partito e la crisi che ne conseguì, si ritessono le fila dell'organizzazione e riprende il processo di unificazione.

A Pietroburgo nel 1900 la nuova Organizzazione operaia di Pietroburgo si fonde con la vecchia Unione di lotta, orientandosi verso l'«Iskra».

Un analogo processo di unificazione si sviluppa nella Russia settentrionale, dove le organizzazioni di Jaroslav, di Kostroma, di Ivanovo e di altre città si fondono nell'Unione settentrionale del POSDR e nel 1902 si dichiarano solidali con le posizioni teoriche e politiche dell'«Iskra».

Nella Russia meridionale, in una conferenza del dicembre 1891, le organizzazioni social-democratiche di varie località si unificano nell'Unione dei comitati e delle organizzazioni meridionali del POSDR.

Grande importanza, nella zona del Caucaso, ha la nascita dell' Unione caucasica del POSDR, sorta dalla fusione delle due organizzazioni social-democratiche che facevano capo ai giornali Brdzola  («La lotta») e Proletariat; esse danno vita al nuovo periodico «La lotta del proletariato», che si pubblica in tre lingue (russo, georgiano e armeno). Giuseppe Stalin, uno dei primi fondatori del gruppo di Tiflis, è fra i dirigenti della nuova organizzazione, che si lega strettamente all'«Iskra».

Al Secondo Congresso (luglio 1903), a cui partecipano 43 delegati di 26 organizzazioni, il POSDR è ricostruito, e al suo interno - sulle questioni del programma e dello statuto - si sviluppa la lotta fra bolscevichi e menscevichi.

La seconda esperienza concreta che merita grande attenzione è quella albanese. Anche il Partito Comunista d'Albania (che più tardi assunse il nome di Partito del Lavoro d'Albania) nacque, nel 1941, dalla fusione di più gruppi comunisti (il gruppo di Korçë, il gruppo di Shkodër, il gruppo dei "Giovani") che operavano in seno al proletariato e alle masse popolari nella lotta contro la borghesia locale e contro gli occupanti fascisti. In precedenza, altre più piccole organizzazioni comuniste si erano già fuse a poco a poco in quei tre principali gruppi comunisti. Ma fu soprattutto la sezione di Tirana che, sotto l'impulso politico e ideologico di Enver Hoxha, divenne un vero centro organizzativo per tutto il movimento comunista in Albania, riunendo intorno a sé molti militanti dei vari gruppi e preparando così la base per la fondazione del Partito comunista, avvenuta - in forma clandestina a Tirana sotto l'occupazione fascista - nel novembre 1941.

Poche righe ancora, per sfatare una «leggenda» assai diffusa, secondo la quale in Cina il Partito comunista sarebbe stato fondato - quasi miracolisticamente - «da una decina di compagni su una barca». 

Il primo Congresso (di fondazione) del Partito Comunista Cinese si tenne dal 1° al 5  luglio 1921, prima nei locali di una scuola nella concessione francese di Shanghai e poi sul lago di Kiahsing. Vi presero parte - alla presenza di Maring in rappresentanza della Terza Internazionale - dodici comunisti, delegati di cinquantasette compagni appartenenti a sette gruppi regionali.

Per quanto esiguo fosse ancora il numero dei comunisti in rapporto alla popolazione dell'immenso territorio cinese, la loro presenza - prima del Congresso di fondazione del 1921 - era già strutturata nelle principali regioni del loro paese.

I tre principali gruppi comunisti, a carattere regionale, erano:

-         quello di Pechino, col settimanale La voce del lavoro;

-         quello di Shanghai, con la rivista Il mondo del lavoro, che più tardi cambiò titolo e si chiamò  Il comunista;

-         quello di Canton, col periodico La voce del lavoro.

Sia pure in forme peculiari e specifiche alla realtà cinese, i sette gruppi regionali svolsero, in una qualche misura, il ruolo di organizzazioni intermedie, organizzatrici di più ristrette realtà locali.

Sono tutte esperienze storiche (quella russa, quella albanese e quella cinese) di Partiti comunisti non nati, in origine, dalla scissione di precedenti partiti, che ci mostrano come non sia possibile superare la frammentazione e giungere alla fusione dei singoli gruppi locali senza più ampie formazioni comuniste intermedie sulle quali si eserciti la funzione di orientamento e di guida di un centro unificatore (l'«Iskra» leninista in Russia, la sezione di Tirana in Albania, la Terza Internazionale in Cina).

 E' appena il caso di aggiungere che nessuno di questi esempi del passato può essere oggi pedissequamente «imitato» nelle sue specificità. Ma da essi è possibile trarre l'insegnamento di un metodo che seppe tradursi in un piano d'azione il quale non aveva nulla a che vedere con i vari «fronti per la ricostruzione del partito comunista», oggi proposti da forze che noi critichiamo.

 

RIVISTA                       COMUNICATI