Ancora su legalità, clandestinità

e situazione rivoluzionaria

 


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ell'articolo Partito comunista e legalità borghese (n. 9 di «Teoria & Prassi») abbiamo criticato la concezione di alcune forze appartenenti al campo rivoluzionario secondo le quali il Partito comunista in Italia dovrebbe oggi essere ricostruito come partito interamente clandestino, dal vertice alla base, e nei nn. 7 e 9 della nostra rivista abbiamo, in particolare, sottoposto alla nostra critica le categorie - che noi (e non noi soltanto) riteniamo sbagliate - di «guerra rivoluzionaria di lunga durata«, «crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale», «situazione rivoluzionaria in sviluppo» e «controrivoluzione preventiva» con cui la Commissione Preparatoria del n (pci) giustificava la scelta della clandestinità.

Oggi che questa scelta si è tradotta in pratica dando vita a un raggruppamento politico che ha assunto il nome di (nuovo) partito comunista italiano, ritorniamo sull'argomento per chiarire e sviluppare ulteriormente la nostra posizione.

Noi ribadiamo la nostra duplice convinzione: 1) che ci troviamo nel pieno della sempre più acuta crisi generale (economica, sociale, ambientale, politica e sociale) del capitalismo nell'epoca imperialista, così come essa è stata analizzata e teorizzata dal bolscevismo e dalla Terza Internazionale; 2) che  non esiste oggi, in Italia e in Europa, una situazione rivoluzionaria nel senso indicato da Lenin, ma che ci troviamo in un periodo di accumulazione delle forze e di "costante assedio alla fortezza nemica" (Lenin) da parte del proletariato e di tutti gli sfruttati e oppressi.

Nel suo fondamentale scritto Il fallimento della II Internazionale (1915) Lenin scriveva: «Nell'agosto del 1905 vi era effettivamente, in Russia, una situazione rivoluzionaria», il cui fattore scatenante era stata la guerra russo-giapponese; e in quel 1915, mentre infuriava in Europa la prima guerra mondiale, egli vedeva con estrema lucidità «il sorgere nella realtà, sotto i nostri occhi, di una situazione rivoluzionaria», descrivendone - con scientifica precisione - gli elemeenti caratteristici, che noi abbiamo ricordato nel n. 7 di «Teoria & Prassi» e che in tutti i principali paesi capitalistici oggi ancora non sono presenti.

In quale situazione si sviluppa oggi la lotta di classe? 

E' in atto, in tutti i paesi capitalistici, un processo reazionario di progressivo svuotamento del ruolo dei parlamenti, di falsificazione della "rappresentanza popolare", di limitazione dei diritti e delle libertà democratico-borghesi, di rafforzamento dell'apparato repressivo dello Stato. Ma, mentre nella Russia zarista (o nella Germania nazista e nell'Italia fascista), ogni lavoro comunista legale era proibito e le forze comuniste e rivoluzionarie erano sistematicamente perseguitate, arrestate, condannate e assassinate, negli odierni paesi capitalistici la propaganda comunista è ancora possibile in forma legale e le forze autenticamente comuniste non sono perseguitate in modo sistematico. Non siamo in una situazione di aperta dittatura terroristica della borghesia che costringa alla clandestinità il Partito comunista della classe operaia che dovrà essere ricostruito in Italia. Non facciamo parte oggi di quei paesi «nei quali, a causa dello stato d'assedio o delle leggi eccezionali, i comunisti non hanno la possibilità di svolgere legalmente tutta la loro attività» (Lenin, Condizioni di ammissione all'Internazionale Comunista, punto 3).

SEGUE NELLA RIVISTA