NON UN PASSO INDIETRO!
Operai,
lavoratori,
dopo anni di perdita del
potere d’acquisto, di peggioramento delle condizioni di lavoro e di estensione
della precarietà, lo scorso gennaio è stata presentata a Federmeccanica una piattaforma
contrattuale contenente “prudenti” richieste di recupero salariale.
I
padroni hanno risposto offrendo una miseria e reclamando mani libere su orari, malattia, minimi
contrattuali, flessibilità, periodo di prova, ecc.
Di
fronte ad una posizione così arrogante e provocatoria ed alla politica
governativa di sfacciato favoreggiamento dei padroni, sono state finora
effettuate 42 ore di sciopero e molteplici iniziative di lotta, che hanno visto un’adesione
massiccia e la partecipazione di tanti giovani proletari.
Lo sciopero generale di oggi è un’ulteriore dimostrazione
che i metalmeccanici non si rassegnano e sono alla testa delle lotte di tutti i
lavoratori!
Ormai è chiaro che
l’attacco sferrato alla categoria è parte integrante di un’offensiva generale
alla classe operaia. Ad essere in discussione non sono solo gli aumenti
salariali ed il contratto nazionale, ma la nostra capacità di resistenza, a
livello organizzativo, politico e sindacale.
Se sfondano con i
metalmeccanici in seguito sarà più facile sconfiggere gli altri lavoratori.
Lo scontro dunque richiede
la scesa in campo delle masse lavoratrici su posizioni ben diverse da quelle
sostenute dai vertici sindacali.
Non è possibile infatti affrontare l’offensiva dei capitalisti
limitandoci a chiedere il rispetto dell’accordo del luglio ’93 e continuando a
sostenere la politica dei redditi, cioè accettando altri sacrifici e l’aumento
dello sfruttamento in nome della “competitività”.
L’esperienza
degli ultimi anni dimostra che questa linea non garantisce alcunché ed
ha finito per indebolirci. Proprio in nome di tali accordi si sono svuotati i
contratti nazionali, il salario è diminuito ma i prezzi sono andati alle stelle
assieme ai profitti ed alle rendite!
In questa situazione abbiamo davanti a noi una sola
via per sconfiggere la voracità padronale: quella dell’unità,
dell’organizzazione e della lotta intransigente per la difesa dei nostri
interessi. Oggi questo significa:
-
Neanche un
centesimo di meno!
-
Nessuno scambio
su orari, flessibilità, ruolo dei delegati di fabbrica, ecc.!
-
Ampliamento dei
diritti e delle tutele collettive per tutti gli operai!
-
Basta con la
precarietà del lavoro, la cassa integrazione ed i licenziamenti!
Dobbiamo
respingere qualsiasi accordo basato sulla disponibilità dei padroni a chiudere
la trattativa ottenendo sconti e deroghe a nostro danno.
Se
il contratto non si fa subito è necessario dare continuità allo sciopero
generale, scatenando la lotta collettiva, con scioperi e blocchi che
incidano di più sulla produzione, realizzando iniziative dure ed in grado di
coinvolgere l’opinione pubblica - come hanno fatto gli operai di Melfi e quelli
torinesi - secondo le migliori tradizioni del movimento operaio.
Dobbiamo
costruire le necessarie alleanze sociali ed allargare la lotta alle
altre categorie ed ai disoccupati perché l’attacco riguarda l’intero
proletariato.
E' ora di far
capire a tutti che la classe che produce l’intera ricchezza non può essere
gettata impunemente nella miseria; la crisi la devono pagare i capitalisti, i
ricchi, gli evasori, gli speculatori, i parassiti, i guerrafondai che l’hanno
generata!
Il
periodo attuale ci pone compiti nuovi; per risolverli è necessaria una valida
direzione politica, tanto per le battaglie quotidiane contro i padroni quanto
per le grandi lotte rivoluzionarie che ci attendono. Agli operai avanzati e
combattivi diciamo che devono impegnarsi direttamente per ricostruire un
vero partito comunista!
"Teoria & Prassi", rivista marxista-leninista