C’E’ BISOGNO DEL PARTITO
Uno
degli obiettivi centrali della grande campagna anticomunista orchestrata dalla
borghesia è quello di calunniare, sminuire l’importanza, negare la necessità,
la validità della presenza e dell’attività del partito comunista.
Ai
nostri giorni in alcuni settori del movimento operaio e popolare, sotto
l’influenza di questa campagna, si sviluppano correnti anti-partito, e
principalmente anti-partito marxista-leninista. Le prediche contro il partito
provengono da un lato dal nemico di classe e dai suoi agenti che vedono
nell’azione di un partito comunista legato al movimento sociale una minaccia
per il mantenimento del loro dominio e dei loro privilegi; dall’altro lato ci
sono concezioni e pratiche volontaristiche, spontaneiste, economiciste,
anarchiche e piccolo borghesi che sono diffuse nelle fila degli sfruttati.
Ciò determina la mancanza di una più ampia consapevolezza rispetto al fatto che sul terreno della costruzione del partito si gioca una battaglia decisiva. Tanto è vero che, mentre l’imperialismo ed i reazionari hanno come obiettivo prioritario di attaccare e tentare di distruggere ogni tentativo di costruire il partito comunista, nel proletariato e nelle masse popolari c’è ancora molta confusione sulla vitale importanza di questo strumento per la costruzione di una nuova società.
Di conseguenza la difesa del marxismo-leninismo, della rivoluzione
proletaria, del socialismo passa per il chiarimento della concezione e della
funzione del partito della classe operaia.
Marx ed Engels indicarono
che da quando sorse la proprietà privata la storia della società è
storia delle lotte fra le classi. Questa affermazione si evidenzia
attraverso i secoli e trova innumerevoli conferme nei grandi e piccoli eventi
di tutti i giorni.
L’appartenenza ad una
classe sociale fa sì che gli uomini abbiamo degli interessi comuni, che sono
opposti agli interessi di altri uomini che fanno parte di classi sociali
antagoniste.
Per il materialismo storico
sono le masse, i popoli, i veri protagonisti degli avvenimenti che hanno
segnato il corso dell’umanità. Ma perché, se le masse sono le protagoniste
della storia, delle grandi mobilitazioni,
delle rivoluzioni, a beneficiare dello sviluppo sociale sono un pugno di
privilegiati? Perché alle vecchie condizioni dello sfruttamento si sono
sostituite nuove forme ? Perché c’è ancora
l’oppressione dell’ imperialista sui popoli?
La risposta è che il
proletariato non ha una piena consapevolezza del proprio ruolo storico, non
acquisisce automaticamente una coscienza sociale corrispondente alle proprie
condizioni, non fa ininterrottamente
assegnamento nella propria capacità di costituirsi in classe dominante ed
assumere la direzione di uno stato di tipo nuovo, di lavorare per la
soddisfazione dei propri crescenti bisogni materiali e culturali (e non per
accrescere i profitti dell’ oligarchia), di sopprimere definitivamente le
contrapposizioni di classe.
La millenaria dominazione
delle classi proprietarie, l'educazione, la falsa coscienza propagata dalla
borghesia tramite i mezzi di comunicazione, hanno determinato l’imposizione di
un modo di pensare, di concepire la vita, di spiegare i fenomeni sociali che le
masse lavoratrici hanno assorbito, divenendo soggetti passivi, buoni per fare
la guerra come carne da cannone per la difesa della patria o della religione,
buoni per produrre l’intera ricchezza
sociale in cambio di un salario da sopravvivenza.
In realtà la coscienza che
le masse sfruttate hanno della contrapposizione di classe, del proprio ruolo
storico, della trasformazione sociale esiste come tendenza, come aspirazione, a
volte come utopia. Le masse sfruttate non hanno chiaro come si produrrà
effettivamente il cambiamento, che tipo di trasformazioni sono necessarie, in
che modo si risolveranno definitivamente i loro problemi. La rivoluzione, il
passaggio da un sistema sociale all’altro non sono visti dalle masse come una
reale possibilità che determina una nuova vita, se non in alcuni particolari
momenti storici.
Queste affermazioni non
contraddicono la concezione secondo cui la storia è opera delle grandi masse,
al contrario la confermano. La storia ci dimostra che sono gli interessi di
classe, specie quelli economici, a motivare l’azione delle masse, a dar luogo
ai grandi salti ed al progresso sociale; ma l’ esperienza relativa al
passato, su scala internazionale, ci
dimostra che la coscienza di classe non si genera in maniera spontanea, che
l' ideologia proletaria non è un
riflesso fatale, meccanico delle condizioni di esistenza.
Lenin diceva che la coscienza
di classe può essere portata solo dall'
esterno della lotta economica, della sfera dei rapporto tra operaio e padrone. Deve essere portata
cioè dall' interno del campo dei rapporti reciproci fra tutte le classi; ciò
presuppone l' importanza decisiva della teoria rivoluzionaria che è garanzia
dell' indipendenza politica della classe operaia, nel momento in cui si
sviluppa in stretto legame con il movimento delle masse.
Per risolvere le necessità
della grande maggioranza della popolazione, per la liberazione sociale, per la
conquista del potere, non basta dunque la pratica sociale, non è sufficiente l'
empirismo né la bruta forza: è
indispensabile il pensiero politico, la teoria scientifica della rivoluzione
che a sua volta, per non essere sterile deve divenire patrimonio delle forze
sociali progressive, della classe
operaia nel capitalismo.
Nella società contemporanea
la lotta per gli interessi delle distinte classe sociali, per i loro obiettivi
strategici, si esprime nella sua forma più alta attraverso la lotta per la
conquista del potere politico come strumento per trasformare la società
capitalistica in una nuova società, nel socialismo.
Per la lotta per i propri
interessi le classi utilizzano diverse forme di organizzazione: per la lotta
rivendicativa, economica c’è il sindacato; per la soddisfazione delle loro
necessità culturali, di ricreazione c’è l’ l’associazione culturale, sportiva,
artistica; per la lotta politica, per la conquista ed il mantenimento del
potere, la forma più alta di organizzazione è il partito politico.
Il
sindacato, le associazioni, le cooperative, ecc., hanno una validità parziale nella lotta politica, servono fino ad
un certo punto, principalmente per dimostrare la necessità della organizzazione
politica.
La lotta politica, la lotta
per il potere esige un organizzazione dotata di un impostazione ideologica e
politica, programmatica, che unifichi, che organizzi, che diriga le attività
delle masse.
La lotta sindacale di per
sé non porta il proletariato alla coscienza di classe, all’autonomia politica
perché resta nell’ ambito del regime borghese, perché contratta il salario e le
condizioni di lavoro sulla base delle leggi del mercato capitalista senza porre
in discussione il sistema economico capitalistico ed il potere statale della
borghesia.
Il sindacato, le
associazioni, i circoli culturali non possono realizzare ad una vera unità
d’azione e di pensiero perché hanno diverse posizioni politiche, avanzano
differenti proposte giacché gli interessi dei loro aderenti sono specifici,
circoscritti al campo su cui sono sorti.
La classe operaia può
liberarsi dall’oppressione del capitalismo, liberando tutta l’umanità, soltanto
lottando senza essere ideologicamente, politicamente ed organizzativamente
dipendente o subalterna a nessun altra classe sociale. Questo può avvenire
in un solo modo: organizzandosi in
partito comunista.
Senza un partito
marxista-leninista forte, radicato nella classe operaia e nelle masse popolari,
è impossibile assicurare il trionfo della rivoluzione proletaria, la
costruzione del socialismo e del comunismo.
Se l’obiettivo essenziale
della classe operaia, delle masse
popolari è la conquista del potere come strumento per raggiungere
l’obiettivo della trasformazione della società capitalista in una nuova società,
la società dei lavoratori, del socialismo; se la forma più efficace per
raggiungere questa meta è l’organizzazione politica è altrettanto chiaro che
l’esistenza del partito politico della classe operaia è una necessità che
non può essere elusa.
Il partito rivoluzionario
del proletariato, il partito comunista marxista-leninista è la più alta forma
di organizzazione di classe del proletariato, è il suo stato maggiore. Il
partito comunista è l’organizzazione dei proletari rivoluzionari, che sorge dalla fusione della teoria
scientifica della rivoluzione con il movimento operaio. Il partito comunista è
il partito politico della classe operaia che si caratterizza per il suo
programma rivoluzionario e vive e si sviluppa stando strettamente legato alle
masse sfruttate ed oppresse.
Per i comunisti il
partito è una ragione storica, una condizione indispensabile senza la quale non
solo è impossibile organizzare la rivoluzione, ma non è nemmeno possibile
condurre efficacemente le lotte sugli interessi più immediati, dando loro una
prospettiva.
Il centro della lotta
ideologica, tra la borghesia e il proletariato, tra la controrivoluzione e la
rivoluzione, si è posto ed oggi si pone con particolare intensità intorno
all’organizzazione superiore della classe operaia, il partito comunista; si
pone in particolare sulla questione chiave: l’ adesione ai principi
rivoluzionari del marxismo-leninismo, che è l’ideologia del proletariato, la
dottrina politica della classe operaia.
Nella tappa attuale del
processo rivoluzionario in Italia, i comunisti, i veri rivoluzionari, i
lavoratori coscienti devono dedicare tutti i loro sforzi, le loro energie e
capacità alla sua costruzione. Perché con il partito avremo tutto, senza il
partito nulla!