PROSEGUIRE NELLA LOTTA!
I morsi della crisi capitalista affondano nella carne
del proletariato. Nello scorso dicembre la CIG ordinaria è aumentata di oltre
il 500%. Per chi non ha ammortizzatori sociali fioccano lettere di
licenziamento e mobilità. Il numero dei senza lavoro, dei senza salario, dei
senza tetto, di quelli che non hanno più i soldi per curarsi o per riscaldarsi
aumenta. E il peggio deve ancora arrivare.
Contro i devastanti
effetti della crisi nello scorso autunno si è sollevata una grande ondata di
lotte, culminata nelle manifestazioni contro la legge Gelmini e nello sciopero
generale del 12 dicembre. Milioni di operai, lavoratori, studenti, disoccupati
sono scesi in piazza al grido “noi la crisi non la paghiamo”.
Il governo Berlusconi va
però nella direzione opposta: scaricare tutte le conseguenze della crisi sulle
spalle della classe operaia e delle masse popolari, per tutelare privilegi e
ricchezze di una minoranza insaziabile e corrotta.
Dopo aver tagliato la spesa sociale e aver concesso
a padroni e banchieri sgravi e sovvenzioni per decine di miliardi di euro
(tratti dai fondi pubblici), il comitato d’affari di Palazzo Chigi vuol
proseguire nel programma di smantellamento delle conquiste sociali: distruzione
dei contratti nazionali, taglio dei salari con il pretesto della settimana
corta, innalzamento dell’età pensionabile delle donne, etc. Tutto ciò con la
collaborazione dei capi dei sindacati “complici” che, in cambio degli “enti
bilaterali” firmano accordi separati volti a dividere il movimento operaio.
I
temporeggiamenti che Berlusconi è stato costretto ad adottare sotto la
pressione delle lotte non devono trarci in inganno. La classe dominante non può né comprendere né
offrire soluzioni ai problemi delle masse lavoratrici; difatti nessuna misura a
loro favore è stata presa, solo truffe ed elemosine.
La verità è che a colpi di decreti legge e voti di
fiducia, con le modifiche alla Costituzione e il monopolio dell’informazione,
con il controllo del Parlamento e della magistratura – e grazie ad
un’opposizione borghese imbelle e disgregata - si fa strada il progetto
politico di trasformazione reazionaria seguito dal piduista Berlusconi e ben
accetto ai gruppi oligarchici, al Vaticano, alla Mafia. Sono queste le forze
che puntano a realizzare un regime autoritario che garantisca al capitale
finanziario profitti e rendite, privilegi e pace sociale, malgrado la crisi e
durante la crisi. Ponendo così le premesse di conflitti sociali sempre più
acuti.
La mobilitazione di massa dei
lavoratori deve dunque essere continuata, ampliata e resa più determinata!
Il prossimo 13 febbraio i metalmeccanici della FIOM
hanno deciso di scioperare e manifestare a Roma, assieme ai dipendenti
pubblici, per difendere i CCNL e i diritti, per respingere la politica di
divisione ed isolamento dei reparti più combattivi dei lavoratori perseguita da
governo e Confindustria.
Si tratta di un
significativo passaggio della mobilitazione di classe che va valorizzato e
sostenuto con la più ampia partecipazione di tutti i settori colpiti dalla
crisi (dalle altre categorie operaie ai lavoratori dei trasporti, dalla scuola
all’università, dai precari ai disoccupati, ai migranti, etc.), dei sindacati e
degli organismi popolari che si oppongono ai diktat dei capitalisti e del loro
governo, di tutti coloro che vogliono resistere all’attacco alle condizioni di
vita e di lavoro.
Non possiamo fermarci, né limitarci ad alcune
categorie! Dobbiamo fare del 13 febbraio un’altra giornata di energica e vasta
mobilitazione nella quale spingere alla lotta le masse sfruttate, AVANZARE CON IL FRONTE UNICO ANTICAPITALISTA, rigettando in blocco la
politica dei monopoli capitalisti, la passività dei liberal-riformisti e il
tradimento dei vertici sindacali collaborazionisti.
Con lo sciopero vanno sostenute rivendicazioni
parziali, fra le quali:
Blocco totale dei licenziamenti.
Aumento dei salari reali. Estensione a tutti i lavoratori degli ammortizzatori
sociali. Abolizione del precariato. Detassazione del salario. Imposte
fortemente progressive su redditi, profitti, rendite e patrimoni. Recupero
dell’evasione e delle frodi fiscali. Abolizione dei privilegi di parlamentari,
amministratori, manager e burocrati. Soppressione dei finanziamenti al Vaticano
e alle scuole private. Ritiro truppe all’estero e cancellazione finanziamenti
alle basi USA-NATO. Reddito sociale ai disoccupati a spese dei padroni e dello
stato. Diritto di cittadinanza per i migranti.
Solo con l’unità di lotta
delle più larghe masse sotto la direzione della classe operaia si potranno
ottenere miglioramenti e battere il governo Berlusconi. Un’unità che si deve
concretizzare in organismi di classe, a cominciare dalle fabbriche, ed
esprimersi nell’azione comune contro il potere capitalista, PER APRIRE LA
STRADA AD UN GOVERNO OPERAIO che non s’inchini all’altare del profitto, ma sia
deciso a porre fine alle ingiustizie e alle violenze di questo barbaro sistema.
Ampi settori di lavoratori, di giovani, impegnati
nella lotta, vedono infatti che, nonostante la ricchezza creata dal lavoro
cresca, viene loro negato tutto, compreso il futuro, e pertanto giungono alla
conclusione che "è un problema di società".
Vogliamo
approfondire questa considerazione, affermando che la questione di fondo che la
crisi pone è che bisogna abolire un sistema anacronistico, basato sulla
proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio, sullo sfruttamento e la
concorrenza spietata dei lavoratori, su uno stato al servizio esclusivo delle
classi possidenti, sul dominio e il saccheggio dei popoli oppressi, come ad es.
i palestinesi.
E’ necessario un altro sistema, che assicuri lavoro
e sicurezza sociale a tutti. Fabbriche, banche, aziende commerciali, agricole e
di trasporti, devono essere di proprietà di tutta la collettività, non di un
pugno di sfruttatori, ed essere gestite secondo un piano economico sotto il
predominio politico e il controllo del proletariato. QUESTO SISTEMA SI CHIAMA
SOCIALISMO, uno stadio qualitativamente differente e superiore al capitalismo.
Per conquistarlo è indispensabile la lotta
politica rivoluzionaria da parte della classe operaia e dei suoi alleati,
condotta grazie al partito
comunista, strumento di direzione, organizzazione e lotta, basato sul
marxismo-leninismo.
Perciò chiamiamo tutti i comunisti, i sinceri
rivoluzionari e i lavoratori coscienti a compiere i passi necessari per rendere
più vicina la sua ricostruzione, rompendo decisamente con l’opportunismo e
rafforzando le nostre posizioni.
UNIAMOCI CONTRO IL CAPITALISMO!
FACCIAMO PAGARE LA CRISI A CHI L’HA CAUSATA!
VIA DAL POTERE BERLUSCONI E I SUOI COMPLICI!
LA CLASSE OPERAIA DEVE GOVERNARE!