L’ ASSEMBLEA NAZIONALE  DELLA RETE 28 APRILE CGIL

 

Lo scorso 14 marzo si è svolta a Milano, presso la Camera del Lavoro, l’assemblea nazionale della Rete 28 Aprile. Nell’assemblea si è detto basta alla linea della moderazione sindacale, si sono  avanzate richieste di aumento salariale sopra l’inflazione “presunta”, si è posto il problema della lotta a fondo contro precarietà e flessibilità del lavoro, si è rivendicata la democrazia e l’indipendenza sindacale. La cosa più importante è che si è compiuto un passo in avanti per creare un’opposizione organizzata, radicata nei posti di lavoro, all’interno del più grande sindacato italiano. Riportiamo di seguito l’interessante intervento di un delegato RSU.  

 

Compagne e compagni, fra un mese si vota. Qualsiasi sarà il risultato delle elezioni, sappiamo già che il prossimo parlamento sarà ancora più vicino a Confindustria, che il prossimo governo applicherà in maniera più decisa e rapida le ricette neoliberiste, che si tenterà di schiacciare le lotte operaie per mostrare ai “grandi elettori” (come Calearo) di riuscire dove si sono arenati i precedenti governi. Ci attendono dunque battaglie più dure, non solo contro i capitalisti ed i loro governi, ma anche dentro il sindacato.

E’ chiaro che lo slittamento a destra dell’asse politico avrà pesanti riflessi in campo sindacale. Lo scambio salario/flessibilità/produttività farà passi avanti, i CCNL saranno fatti a pezzi con la riforma della contrattazione, e la prospettiva del sindacato unico, quella “grande Cisl” sponsorizzata dal Partito Democratico, farà passi in avanti.

Questo vuol dire che non è possibile far nulla? Tutt’altro! Nei sindacati aventi base di massa i contrasti di classe, determinati dal procedere della crisi e del declino italiano, si riflettono direttamente al loro interno. Anche in Cgil avviene un conflitto permanente fra esigenze, interessi, rivendicazioni contrastanti ed opposte, fra lavoratori sfruttati e burocrazia.

Ciò provoca da un lato l’impossibilità di stabilizzare in modo permanente il sindacato e di utilizzarlo unicamente come strumento di svendita dei lavoratori; dall’altro genera una continua modificazione dei rapporti fra la base ed i vertici, dentro la stessa struttura sindacale, particolarmente nello strato dei delegati a contatto con la massa.

Questo contrasto, alimentato dalla polarizzazione sociale, ci consente di intervenire, di guadagnare e consolidare posizioni, di organizzare e di orientare i processi di lotta. La contrarietà manifestata da centinaia di migliaia di lavoratori nel referendum sul welfare ed in quello dei metalmeccanici ne è una prova.

Ciò significa anche che il carattere del nostro lavoro non è “a progetto”; è piuttosto un lavoro a tempo indeterminato e possiamo dire che questa assemblea chiude il “periodo di prova”. E’ chiaro che il nostro scopo deve essere quello di costruire dentro la Cgil un’opposizione classista ben organizzata composta da lavoratori e delegati, definita ed articolata a livello nazionale, per strappare quanti più iscritti e lavoratori all’influenza dei dirigenti collaborazionisti.

Per portare avanti questo lavoro credo che dobbiamo superare quelle posizioni che concepiscono la possibilità di riformare o correggere i vertici sindacali, di spostare a sinistra la burocrazia della Cgil.

La linea da seguire nel nostro lavoro non può nemmeno esaurirsi nel “controbilanciare” la deriva nell’apparato Cgil, riducendo cioè la nostra attività ad un problema parlamentaristico di maggioranze e minoranze dentro l’apparato.

Se vedessimo le cose in questo modo saremmo ancora subalterni alla strategia delle forze moderate, giungeremmo alla conclusione che potremmo anche contentarci del sindacato così com’è, un sindacato in cui i lavoratori non decidono più nulla. Mancheremmo insomma di una nostra progettualità, esprimendo solo una resistenza ai disegni altrui.

Altri devono essere i nostri obiettivi: mettere un cuneo oggi, far pagare il più alto prezzo politico alle scelte collaborazioniste, per aprire la strada ad un autentico sindacato di classe nel nostro paese. 

Per fare questo bisogna organizzare i lavoratori e i delegati su una linea sindacale conflittuale, costruire piattaforme rivendicative basate sulla difesa intransigente dei loro interessi, sostenerle con la mobilitazione e la lotta, grazie alla quale sarà possibile trovare soluzioni anche parziali che consentono di ripartire da posizioni più avanzate.

Bisogna dunque muoversi in opposizione frontale rispetto la linea seguita dai vertici, seguire una politica di unità con le realtà sindacali di base esterne a Cgil Cisl Uil, favorire il coordinamento e l’unificazione politica di tutte le piattaforme e correnti classiste esistenti dentro e fuori i sindacati tradizionali, nei movimenti di lotta. Unificazione che può avvenire sulla base di un programma che abbia al suo centro la rottura completa col neoliberismo, in tutte le sue forme, comprese quelle social-liberiste.

La presentazione di una mozione alternativa al congresso è giusta, ma sarebbe fuorviante ipotizzare una sostituzione delle attuali direzioni sindacali ed una radicale trasformazione della Cgil attraverso il Congresso. La mozione va presentata per approfondire lo scontro fra diverse linee e concezioni e guadagnare consensi fra la classe operaia ed i lavoratori. Conquista di posizioni nella Cgil significa infatti conquista della massa operaia, non dell’apparato burocratico; significa strappare le strutture di base con la lotta dalle mani dalle mani degli opportunisti e dei venduti.  

In questo senso il centro della nostra attività non deve essere l’apparato, la federazione, la segreteria in cui prospera la burocrazia sindacale. Deve essere invece la fabbrica, l’ospedale, l’ufficio, il luogo di lavoro, l’assemblea di base, il comitato degli iscritti, la RSU, le strutture territoriali di primo livello.

Non sarà facile il nostro lavoro. La burocrazia difenderà a spada tratta posizioni e privilegi. Dovremo resistere ai tentativi che verranno messi in atto per staccarci dalle masse, per allontanarci dalla Cgil; ciò non solo per non lasciare i lavoratori abbandonati nelle mani della burocrazia, ma anche per guadagnare migliori posizioni nella misura in cui masse lavoratrici si riconosceranno nelle nostre indicazioni e proposte.

Dovremo anche contrastare le posizioni estremiste ed opportuniste che portano alla fuoriuscita degli elementi avanzati e combattivi dalla Cgil, che sostengono l’impossibilità di un lavoro al suo interno e più in generale alimentano il rifiuto, lo scetticismo o l’inutilità dei sindacati.

Infine vorrei dire che i problemi che stiamo affrontando oggi non hanno solo una dimensione nazionale. Il sistema capitalista applica politiche liberiste in tutti i paesi del mondo. Il peggioramento delle condizioni di vita è simile in molti paesi, i problemi degli operai sono comuni.

Dunque è una necessità vitale per i sindacalisti e gli operai combattivi di tutti i paesi incontrarsi, conoscersi, discutere le problematiche della lotta che stanno portando avanti contro gli assalti tangibili del capitale e dei rispettivi governi, condividere queste battaglie intorno ad una specifica linea di lotta e valutare, grazie allo scambio di reciproche esperienze, la possibilità di compiere passi pratici.

A questo scopo è in preparazione per la seconda metà di maggio, in Turchia, una conferenza sindacale internazionale che vedrà presenti i rappresentanti dei lavoratori e sindacalisti schierati dalla parte della classe operaia.

Ho distribuito il volantino con l’appello e credo che dovremmo aderire con convinzione, come hanno giù fatto altre strutture e delegati sindacali, per migliorare le relazioni e la solidarietà fra i lavoratori di paesi diversi, per espandere il sindacalismo di classe e favorire l’unità di lotta della classe operaia.

Vi ringrazio per l’attenzione.

 
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N.d.R.: Per informazioni sulla Conferenza sindacale internazionale in preparazione visitare il sito  
http://confsindint.webng.com  e scrivere all’e-mail   confsindint@gmail.com