TRASFORMARE LO SCIOPERO OPERAIO DEL 12 DICEMBRE

IN SCIOPERO GENERALE, PER FAR PAGARE LA CRISI A CHI L’HA CAUSATA!

 

Operai, lavoratori, disoccupati, studenti!

sotto l’onda d’urto delle lotte il governo Berlusconi comincia a incontrare difficoltà. Non per questo cambierà il contenuto della sua politica, né il metodo dispotico e ricattatorio che utilizza per portarla avanti. 

Non può farlo perché è la crisi economica che spinge il capitale finanziario all’assalto dei salari, delle condizioni di lavoro, delle conquiste e dei diritti sociali.

L’obiettivo perseguito dal comitato d’affari dei capitalisti e dai suoi collaboratori è chiaro: proteggere a tutti i costi le ricchezze e i privilegi dei monopoli, disgregando i lavoratori, isolando e frantumando i movimenti di lotta, le organizzazioni operaie e popolari che si rifiutano di pagare la crisi capitalistica. A ciò servono gli accordi separati, la precarizzazione, il razzismo, il federalismo, le misure repressive.  

Siamo di fronte a una pesante offensiva scatenata da un regime reazionario in formazione, deciso a riversare le conseguenze della crisi sulle spalle delle masse lavoratrici e a smantellare le libertà democratiche.

I fatti dimostrano che esiste una sola forza che può impedire all’oligarchia finanziaria l’attuazione dei suoi piani: l’enorme forza delle masse, la cui lotta negli ultimi mesi è cresciuta in ampiezza ed intensità. È scesa in campo una nuova generazione di studenti, protagonista delle lotte contro la devastazione della scuola e dell'università pubbliche; al loro fianco si sono mobilitati insegnanti e dipendenti pubblici, denigrati dalle campagne demagogiche sui “fannulloni”, truffati da governo e sindacati collaterali, spinti verso un progressivo immiserimento.

Adesso, uno dei reparti più combattivi della classe operaia, i metalmeccanici organizzati alla FIOM, ha deciso di scioperare e scendere in piazza a Roma il 12 dicembre, nonostante il ricatto occupazionale e salariale (mezzo milione di operai sono già sotto la scure della cassa integrazione).

Si tratta di un passaggio importante che va compreso e valorizzato. Dobbiamo infatti riconoscere che uno dei limiti delle lotte finora succedutesi è stato quello di essere rimaste isolate e scollegate l’una dall'altra, per responsabilità delle direzioni dei partiti della sinistra borghese e dei vertici sindacali.

Ciò significa che per difenderci in maniera più efficace e preparare la controffensiva è necessario favorire la convergenza e l’unificazione dei movimenti di lotta in un fronte unico anticapitalista, contro il programma antipopolare di governo, Confindustria, partiti e sindacati collaborazionisti, per far pagare la crisi a chi l’ha causata: i capitalisti, i ricchi, i parassiti.

Il fronte unico si deve basare sulla spinta all’unità esistente fra gli sfruttati, sulla lotta comune di tutti coloro che resistono all’offensiva capitalista, dei movimenti di lotta e dei sindacati che respingono i diktat padronali. Deve trovare la sua forma organizzativa nella costruzione di organismi unitari, dal basso, con forte contenuto politico, nei quali le masse possano raccogliersi e dare battaglia collegando strettamente le giuste rivendicazioni alla prospettiva di un cambiamento politico radicale. 

Sostenere e confluire nello sciopero del 12 dicembre deve quindi diventare l’obiettivo di tutti gli organismi e i movimenti di lotta che si oppongono alla politica dei capitalisti e del loro governo. Dobbiamo fare di questa scadenza una giornata di energica mobilitazione generale con la quale unire le resistenze, rigettare in blocco la politica borghese, avanzare precise rivendicazioni, ricostruire un tessuto di classe sulla base della difesa intransigente dei nostri interessi e diritti.

Invitiamo perciò a discutere questa proposta nei posti di lavoro, nelle scuole, nelle università, nei quartieri popolari, nei sindacati, nelle organizzazioni sociali e politiche; essa consentirà di spostare il movimento su posizioni più avanzate, superando incomprensioni e interessi corporativi, sconfiggendo le posizioni di chi vuol dividere le nostre forze e frenare la ripresa di classe.

La mobilitazione e l’unificazione del proletariato e dei suoi alleati sopra un terreno di lotta vanno appoggiate guardando alle grandi battaglie che ci attendono. Le conseguenze della crisi faranno sì che le contraddizioni del sistema imperialista diverranno più stridenti, a cominciare dalla contraddizione fondamentale fra capitale e lavoro.

Non ci sono alternative alla lotta né esistono più margini per le illusioni. L'elezione di Obama a presidente USA, spacciata per cambiamento, non è che un ricambio di facciata all'interno della classe dominante, alle prese con gli effetti devastanti della crisi. La borghesia “cambia allenatore” per sopravvivere, ma negli USA come nel resto del mondo, non può farlo senza mandare in rovina l’intera società. E il proletariato sarà costretto a difendere non solo gli interessi particolari di categoria, ma i propri interessi generali di classe, che in definitiva consistono nella lotta diretta a spezzare il giogo del capitale finanziario ed affermare il passaggio rivoluzionario del potere nelle sue mani, per trasformare la nostra società in una società socialista. Questa è la sola via di uscita dallo sfruttamento, dall’oppressione, dalla povertà, dalle guerre di rapina, dal degrado sociale, morale e ambientale, inevitabili risultati dell’imperialismo.

PAGHINO I CAPITALISTI!  VIA DAL POTERE BERLUSCONI E I SUOI COMPLICI!

 RICOSTRUIRE IL PARTITO COMUNISTA!

 

7.11.2008 (91° anniversario della Rivoluzione Socialista d’Ottobre)             Piattaforma Comunista