21 gennaio: la costituzione del PCd’I e i compiti odierni

La mattina del 21 gennaio 1921, al XVII Congresso del PSI che si svolse nel Teatro Goldoni di Livorno, si diede conto degli esiti della votazione sulle tre mozioni presentate: massimalisti 98.028 voti; comunisti 58.703; riformisti 14.695.
Il massimalista Serrati invece di unirsi con i comunisti preferì bloccare con il “circo Barnum” riformista di Turati, contro l’Internazionale Comunista.
Quella nefasta scelta politica determinò la forma in cui 102 anni fa si compì in Italia la rottura con il riformismo: una scissione, anziché un’espulsione dei riformisti dal partito.
I comunisti abbandonarono la sala al canto dell’Internazionale e si riunirono al teatro S. Marco di Livorno, dove venne proclamata la costituzione del Partito Comunista d’Italia (Sezione dell’Internazionale Comunista).
Il neonato Partito approvò un manifesto programmatico, lo Statuto ed elesse il suo Comitato Centrale. Pochi giorni dopo confluì nel PCd’I la Federazione giovanile del PSI.
Nonostante la separazione dai riformisti avvenne in una forma diversa da quella prevista da Lenin e dall’Internazionale Comunista, la costituzione del PCd’I rappresentò un’indubbia vittoria della parte più avanzata e combattiva della classe operaia italiana, che riuscì a darsi la sua prima organizzazione rivoluzionaria indipendente dalla borghesia.
L’odierna realtà politica e sociale italiana è ben diversa da quella del 1921: non vi è un’ondata rivoluzionaria come quella che si verificò nel Bienno Rosso; non esiste uno Stato sovietico di dittatura del proletariato e un’Internazionale Comunista, formidabili fattori di organizzazione e di spinta rivoluzionaria; non sussistono i presupposti per una scissione da un partito riformista di massa che abbia una frazione comunista organizzata al suo interno.
Tuttavia, la situazione e gli avvenimenti odierni pongono con forza la questione dell’unità dei comunisti. Il netto peggioramento della situazione economica e sociale, l’aggressività della borghesia, la sua politica antioperaia e reazionaria, la spinta alla guerra per una nuova spartizione del mondo fra potenze imperialiste impongono un chiaro posizionamento, una demarcazione di campo e un’azione unita, rivoluzionaria e di classe.
Se un secolo fa il principale ostacolo alla formazione del Partito fu la posizione centrista di Serrati e della corrente massimalista da lui diretta, oggi gli ostacoli sono rappresentati dagli opportunisti, dai revisionisti e dagli economicisti di tutte le risme, che generano frantumazione, attendismo, confusione ideologica, dispersione politica e organizzativa.
Nelle condizioni attuali l’unione dei comunisti in una sola organizzazione preparatoria del Partito è un obiettivo imprescindibile. Il ruolo unificatore e propulsore che svolse nel periodo di preparazione del Congresso di Livorno la frazione comunista interna al PSI oggi può essere svolto da un’Organizzazione comunista (OC) che lavori per riunire le condizioni minime indispensabili per la ricostruzione del Partito.
L’OC è nella situazione attuale lo strumento idoneo e indispensabile per collegare e unire i gruppi, i circoli e i singoli compagni, per sviluppare un sistematico e quotidiano intervento nella classe operaia, accumulare forze rivoluzionarie, avanzare nella chiarezza ideologica e riunire le condizioni basilari per costituire un autentico Partito comunista.
Un’OC intermedia fra la dispersione esistente e il Partito, che porti avanti la lotta contro tutte le deviazioni dal marxismo-leninismo, stringendo legami con i settori più avanzati del proletariato e con il movimento comunista internazionale.
Il punto chiave per avanzare sta nel dare vita ad un saldo e omogeneo centro direttivo, basato sul marxismo-leninismo, con proprie articolazioni disciplinate e centralizzate, che si doti di un piano di lavoro per avanzare verso lo storico obiettivo del Partito, innescando un processo di raggruppamento degli elementi proletari combattivi e rivoluzionari.
Ogni altra forma più arretrata si risolverebbe nell’ennesimo “coordinamento” eclettico, incapace di andare oltre l’unità di azione su alcuni terreni di lotta.
L’attesa del superamento della frantumazione, o di disporre di “numeri maggiori” prima di costruire l’OC, è un alibi opportunista. Ciò che conta è anzitutto la qualità che può essere ottenuta solo basandosi saldamente sul marxismo-leninismo.
Celebriamo perciò il 102° anniversario della costituzione del PCd’I riaffermando i principali compiti odierni:
- tenere fermi i principi comunisti e le posizioni marxiste-leniniste, applicandoli alla realtà concreta;
- rafforzare l’organizzazione e formare nuovi quadri per sviluppare la lotta per il Partito comunista;
- promuovere la collaborazione e l’attività pratica su obiettivi condivisi, riunioni e convegni in comune, per realizzare l’unione del socialismo proletario col movimento operaio, dando impulso al fronte unico proletario e al fronte popolare;
- avanzare nel confronto teorico e politico con i genuini comunisti e gli operai avanzati, aiutandoli a separarsi nettamente e definitivamente da tutte le forme di revisionismo, riformismo e opportunismo;
- tenera alta la bandiera dell’internazionalismo proletario, lavorando per irrobustire la congiunzione ideologica, politica e organizzativa dei partiti e delle organizzazioni marxisti-leninisti in una sola iniziativa internazionale, la CIPOML, avanzando verso una nuova Internazionale Comunista.
Avanzare nella lotta per il Partito comunista, quale reparto di avanguardia organizzato e cosciente del proletariato. Lavoriamo per questo scopo, chiamando i proletari rivoluzionari ad unirsi alla nostra attività.
Gennaio 2023
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
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