Allo sciopero per l’aumento generalizzato dei salari, contro la guerra! 

L’assemblea nazionale contro la guerra imperialista che si è tenuta a Milano lo scorso 11  giugno ha espresso delle proposte di mobilitazione e sciopero da tenersi in questo autunno, fra cui la costruzione di uno sciopero generale del sindacalismo conflittuale.

Questo impegno di lotta è stato raccolto e rilanciato da alcuni sindacati – Si Cobas, Cub, SGB, AdL Varese, Usi Cit – che hanno proclamato uno sciopero generale per venerdì 20 ottobre, strettamente collegato alle manifestazioni che si terranno il giorno successivo contro le basi di guerra.

Uno sciopero che si giustifica pienamente a causa del crescente immiserimento dei lavoratori, dell’impatto drammatico della guerra sulle condizioni di vita e di lavoro di milioni di proletari occupati, precari e disoccupati (carovita, perdita del potere di acquisto dei salari, bollette, affitti, mutui…), della crescente corsa al riarmo, delle missioni all’estero e dell’aumento delle spese militari, che vanno ben oltre la guerra in Ucraina e preparano conflitti armati più ampi, sempre a scapito di quelle sociali e sanitarie.

In questo scenario, denunciano i sindacati che hanno proclamato lo sciopero, “le politiche del governo Meloni rappresentano una vera e propria dichiarazione di guerra contro i ceti sociali meno garantiti;

– Il sostegno incondizionato ai piani di guerra fa il paio con le ricette securitarie (carcere ai minori e ai loro genitori), con la repressione degli scioperi e del conflitto sociale e con misure apertamente reazionarie.

-L’abolizione del reddito di cittadinanza, supportata da una campagna di odio contro i disoccupati, sta condannando milioni di famiglie alla povertà estrema e al ricatto di dover accettare condizioni di lavoro ultra-precarie e con salari da fame.

(….) La prossima manovra economica non potrà che confermare il carattere antisociale e guerrafondaio dell’attuale governo, teso ancora una volta a colpire lavoratori e disoccupati aumentando le diseguaglianze al fine di tutelare e alimentare i già alti profitti del grande capitale, della finanza speculativa e delle lobbies belliciste. Intanto decine e decine di contratti collettivi sono scaduti: milioni di lavoratori si ritrovano privi di qualsiasi tutela e con in tasca un salario falcidiato dall’aumento dei prezzi.

Tutto ciò col sostanziale silenzio-assenso delle ‘opposizioni’ parlamentari e dei vertici di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, i quali al di là di qualche dichiarazione ad effetto sui media e di qualche passeggiata rituale convocata in autunno, si guardano bene dal lavorare a una nuova stagione di lotta dentro e fuori ai luoghi di lavoro.” (Dal comunicato di convocazione dell’assemblea dell’8 ottobre a Milano, in preparazione dello sciopero).

Le principali rivendicazioni dello sciopero generale del 20 ottobre legano la lotta alla guerra alla lotta per le esigenze urgente dei lavoratori:

“No alla guerra, No alle spese militari, alla produzione e all’invio di armi – per l’aumento generalizzato dei salari pari all’inflazione e delle spese sociali; No all’abolizione del reddito di cittadinanza, per il lavoro stabile e sicuro o un salario garantito a tutti i disoccupati. Basta con la strage dei morti sul lavoro.”

La giornata di sciopero del 20 ottobre si inserisce nel percorso di mobilitazione che si sta svolgendo in diverse categorie (logistica, trasporto aereo, merci e locale), e in diversi territori sul NO al riarmo e alle spese militari, contro l’abolizione del reddito di cittadinanza, le devastazioni ambientali e le catastrofe climatica prodotta dal sistema capitalista-imperialista che è sostenuto dalle forze di governo e di “opposizione” borghese, contro le politiche razziste e sessiste e più in generale contro l’ondata reazionaria alimentata dal governo Meloni.

Lo sciopero del 20 ottobre prelude inoltre alle manifestazioni che si svolgeranno il 21 ottobre contro le basi militari di Ghedi, a Pisa e in Sicilia.

Nonostante le sue limitazioni, nonostante le carenze nel coinvolgimento di delegati e lavoratori combattivi, nonostante permangano logiche di sigla (in primo luogo da parte delle realtà sindacali che non hanno voluto convergere sullo sciopero del 20 ottobre, dando mostra di settarismo e divisionismo), sosteniamo e facciamo appello alla partecipazione a questo sciopero che rompe la pace del capitale e la passività imposta ai proletari dai capi delle grandi confederazioni sindacali su un tema fondamentale come quello della lotta contro la guerra imperialista e il dilagante militarismo.

Lo sciopero del 20 ottobre è una forza di azione e iniziativa di settori di proletariato, un’arma di propaganda per il risveglio della combattività e della coscienza di classe, per lo smascheramento delle menzogne diffuse dalla borghesia e dai riformisti sul carattere della guerra che si combatte principalmente in Ucraina, per la difesa degli interessi vitali del proletariato che è costretto a dure tribolazioni dal governo guerrafondaio di Meloni, per ribadire che il nemico principale dei lavoratori del nostro paese si trova in Italia e per praticare la solidarietà internazionale di classe contro lo sciovinismo pseudonazionale.

Salutiamo l’indirizzo espresso dalle forze sindacali promotrici dello sciopero di “sviluppare, prima, durante e dopo lo sciopero generale, la massima unità d’azione con tutti coloro che intendono costruire ed animare un’opposizione reale e di classe alle politiche lacrime e sangue del governo Meloni e dei signori della guerra.

Sì, ci vuole l’unità di azione, il fronte unico e non solo a livello sindacale, ma di tutti gli operai, compresi quelli che non sono schierati in alcun partito o sindacato, per dare vita a una lotta comune per difendere gli interessi urgenti e vitali della classe operaia contro i nemici di classe, contro la borghesia sfruttatrice, contro i collaborazionisti.

Basta con le debolezze, le titubanze, basta con la palude, alla mobilitazione e allo sciopero per i nostri interessi!

Basta con la guerra, vogliamo la pace!

Unità e lotta di tutte le forze di classe contro il capitale e le sue politiche antioperaie, reazionarie e guerrafondaie!

Da Scintilla n. 138 – ottobre 2023

 

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