Il terremoto in Turchia-Siria e il capitalismo

Cosa abbiamo visto dopo il terribile terremoto che il 6 febbraio ha colpito dieci province della Turchia sudorientale nonché le regioni settentrionali della Siria, provocando più di 53 mila vittime e distruggendo decine di migliaia di  edifici?

Abbiamo visto zone terremotate senza mezzi di soccorso dopo giorni dal sisma, popolazioni completamente abbandonate al loro destino.

Abbiamo visto che i quartieri più colpiti sono stati quelli dove abita la povera gente, in case senza nessuna misura antisismica.

Abbiamo visto che l’amministrazione autocratica diretta da Erdogan non solo non ha fatto nulla per prepararsi al terremoto, ma ha cercato di utilizzarlo per rafforzare il proprio potere. Abbiamo visto che il governo turco ha dichiarato tre mesi di stato di emergenza, adducendo come scusa il terremoto, ma con lo scopo di prendere di mira gli oppositori di Erdogan, non certo i bisogni della popolazione.

Abbiamo visto la repressione delle  voci delle persone, dei volontari e dei giornalisti che protestavano contro il governo per la mancanza di aiuti, chiedendo “dov’è lo stato?”.

Abbiamo visto che il governo di Erdogan ha centralizzato la consegna degli aiuti, senza consentire a nessuno di aiutare al di fuori del suo controllo, chiudendo persino le strade.

Abbiamo visto i soccorsi e gli aiuti distribuiti con logiche dettate da interessi geopolitici, specie in  Siria, un paese devastato dalla guerra voluta dai briganti imperialisti.

Abbiamo visto che le prime ore fondamentali per salvare coloro che erano intrappolati sotto le macerie sono state sprecate.

Dov’erano le macchine edili che non hanno raggiunto città piene di macerie per lunghi giorni?  Migliaia di escavatori, bulldozer, gru, ecc. sono stati tenuti in cantieri e porti privati, in zone industriali e nei magazzini dei monopoli edilizi.  Aerei, navi, autocarri, , mezzi di trasporto, che in caso di terremoto sono di vitale importanza, sono stati tenuti fermi a causa della legge del profitto.

Il risultato? Nel terremoto macchine e  servizi sono andati a chi aveva soldi, mentre chi non ce l’aveva è stato lasciato alla morte e alla miseria.  Perché? Semplicemente perché non aveva senso per la borghesia portare macchinari e mezzi di trasporto in luoghi non redditizi.

Così, mentre i terremotati ricchi noleggiavano attrezzature edili da altre province, milioni di persone in condizioni di povertà non riuscivano nemmeno a estrarre i loro morti da sotto le macerie.

Ma c’è un altro aspetto che ci deve far riflettere, come spiegano i compagni del Partito del Lavoro (EMEP) di Turchia.

Chi produce le tende, i container, le case prefabbricate, i caloriferi necessari ai terremotati, il materiale sanitario? Gli operai.

Chi produce omogeneizzati, pannolini, materiale per l’igiene, cibo in scatola, carne e latticini? Operai, braccianti e contadini poveri.

E chi sono le centinaia di migliaia di persone che sono morte sotto le macerie, che sono state sepolte vive nel terreno, che hanno tremato per giorni all’aperto sotto il freddo e la pioggia, che avevano bisogno di una scodella di minestra, di panni puliti, di servizi igienici e di docce?  Di nuovo operai, braccianti e contadini poveri.

Mentre le azioni delle aziende immobiliari, farmaceutiche, alimentari   di attrezzature, etc. venivano scambiate in borsa, a milioni di persone veniva negata persino un pasto e una tenda.  Tutti questi prodotti di vitale importanza non sono stati forniti a sufficienza perchè non sono proprietà collettiva di milioni di operai e lavoratori che sono la principale forza produttiva della società.

Questo perchè viviamo  in un sistema capitalista, basato sullo sfruttamento dei lavoratori,  sul saccheggio dei popoli, sulla proprietà privata borghese.

L’attuale ordinamento sociale arricchisce i capitalisti e i ricchi non solo in tempo di pace, ma anche in tempo di guerra, di  terremoto e calamità.

Questo è il più grande disastro per l’umanità.

A sua volta il terremoto è un evento che rende lampante la necessità del passaggio a un nuovo e superiore ordinamento sociale, che si chiama socialismo, prima tappa del comunismo.

Lo ribadiamo mentre i popoli di Turchia e di Siria continuano ad avere bisogno di solidarietà e aiuti internazionali.  Piattaforma Comunista e la redazione di Scintilla, aderendo alla campagna internazionale promossa dalla CIPOML, invitano ad esprimere concreta e generosa solidarietà alle popolazioni colpite dal terremoto e dalla politica reazionaria del regime di Erdogan attraverso l’invio di contributi economici.

Le donazioni possono essere inviate sul conto corrente postale 001004989958 intestato a Scintilla Onlus, scrivendo nella causale “Pro terremotati”. Raccoglieremo e trasferiremo il ricavato ai compagni turchi e curdi impegnati nelle attività solidali nell’area colpita dal terremoto.

Da Scintilla n. 132, marzo 2023

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