Informazioni sulla lotta di classe in Danimarca

Domenica 5 febbraio si è svolta a Copenaghen una delle più grandi manifestazioni operaie degli ultimi anni, con la partecipazione di molte città del paese, organizzata dalle centrali sindacali.

Allo stesso tempo, c’è stata un’ampia manifestazione popolare con la partecipazione di molti gruppi e organizzazioni.

Il governo guerrafondaio danese ha annunciato una nuova legge che impone a tutti di lavorare un giorno in più all’anno per garantire i fondi per le crescenti spese militari, i bilanci della NATO e la guerra in Ucraina. Lo faranno abolendo una festa tradizionale come giorno libero – lo “Store bededag ” – e trasformandola in un normale giorno lavorativo.

Ciò ha, ovviamente, causato grande indignazione e rabbia – oltre alla crescente rabbia per il fatto che l’orario di lavoro viene esteso in molti altri modi (compreso l’aumento dell’età pensionabile) e che l’inflazione ha ulteriormente falcidiato i salari reali e le prestazioni sociali.

La contrattazione collettiva nel settore privato è appena iniziata e i datori di lavoro temono che possa esserci un NO dei lavoratori a soluzioni negoziate a perdere, con conseguenti scioperi.

Sebbene i socialdemocratici abbiano vinto le elezioni parlamentari nel novembre 2022 e avrebbero potuto portare avanti il loro governo con i partiti di sinistra, essi hanno scelto di formare un’ampia unità nazionale e un governo di maggioranza assieme ai due maggiori partiti apertamente borghesi, adducendo il fatto che i tempi difficili per l’economia nazionale richiedono l’unità parlamentare attorno a una dura politica di guerra e di crisi.

Per i settori più coscienti della classe operaia, non c’è dubbio che siamo di fronte a un governo reazionario padronale dei ricchi e dei padroni, i cui attacchi devono essere respinti. Per la sinistra e per i settori più ampi degli elettori socialdemocratici, ciò ha suscitato frustrazione e accresciuta disillusione, ma essi continuano la loro politica affinché il cambiamento parlamentare avvenga con più voti alle prossime elezioni.

Una particolarità e una novità di questo governo è che mentre i socialdemocratici sono sempre stati tradizionalmente legati al movimento operaio e al movimento sindacale, gli altri due partiti al governo sono antisindacali. Normalmente, le condizioni del mercato del lavoro non sono adottate per legge in Danimarca, ma attraverso negoziati a tre fra datori di lavoro, Stato e dirigenza sindacale centrale (“il modello nordico”), quindi la proposta concreta di introdurre una giornata lavorativa extra per legge è una rottura aperta con questo modello.

Questi sviluppi minacciano di mettere da parte la leadership sindacale e i vertici dell’aristocrazia laburista e di diminuire la loro posizione centrale nel crescente sfruttamento della classe operaia (anch’essa minacciata dal più basso grado di sindacalizzazione di sempre).

La dirigenza sindacale centrale ha quindi preso l’iniziativa di opporsi al disegno di legge del governo, ha organizzato la manifestazione di domenica e ha presentato una petizione, con un forte sostegno, per chiedere che la legge sia sottoposta a referendum.

Pertanto, cerca di imbrigliare la rabbia e il risentimento su un carro di difesa dei propri interessi. Non si oppongono alla guerra interimperialista in Ucraina, non dicono NO al fatto che lavoratori vengano spinti ad ammazzare altri lavoratori per gli interessi imperialisti, sostengono i monopoli nazionali e le loro rivendicazioni piuttosto che la solidarietà internazionale della classe operaia. Sostengono il governo anche ora che vuole introdurre la coscrizione femminile, che vuole una linea militare speciale nelle scuole superiori, che vuole che la ricerca e lo sviluppo tecnologico siano legati ancora più strettamente al settore militare – solo per citare alcune delle crescenti iniziative di militarizzazione e partecipazione alle guerre e all’attività guerrafondaia della NATO.

Né i vertici sindacali sono contrari al fatto che la classe operaia paghi per la guerra e la crescente militarizzazione con il degrado sociale e del lavoro. Al contrario, vogliono accordarsi con i padroni e lo Stato in negoziati trilaterali per trovare i tagli che servono a finanziare la politica di guerra.

Il nostro Partito lavora il più possibile per promuovere una linea di lotta di classe, per promuovere la comprensione che la lotta sociale e la lotta contro la guerra e la militarizzazione imperialista sono due facce della stessa medaglia, per organizzare le lotte e sviluppare la coscienza politica.

Abbiamo partecipato alla manifestazione del 5 febbraio con gli slogan:

-Giù le mani dallo “Store bededag”.

-Non pagheremo i bilanci di guerra della NATO. La loro guerra non deve essere pagata con il nostro welfare.

-NO al logoramento e all’allungamento dell’orario di lavoro. Chiediamo orari di lavoro ridotti.

-Salari più alti ORA per tutti, pubblici e privati: il 20% in più è il minimo.

-Introdurre l’indicizzazione del salario.

-Prendere i soldi dal capitale.

Le nostre richieste e la nostra propaganda politica sono state ben accolte.

9 febbraio 2023

Partito Comunista degli Operai di Danimarca – APK

 

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