La falsa libertà della prostituzione online

Vista la delicatezza dei temi trattati in questo articolo, chiariamo subito che il nostro rifiuto della prostituzione è dettato da motivazioni di classe e non da un moralismo reazionario e bigotto tipico della classe borghese dominante.

Crediamo che tutte le persone dovrebbero godere di pari diritti e della possibilità di poter esprimere in libertà la propria sessualità e per questo condanniamo ogni forma di emarginazione legata all’ipocrita morale borghese.

Negli ultimi anni si è riacceso il dibattito sulla legittimazione del sex work, sostenuto anche da una parte del femminismo borghese. Ma noi comunisti possiamo considerare la prostituzione e tutto ciò che ruota intorno al sesso a pagamento come un “lavoro”?

Il fenomeno della prostituzione è estremamente articolato ed è difficile avere dati certi della sua portata. Gli ultimi anni, complice anche la pandemia, hanno visto però insorgere un nuovo fenomeno di cui  riteniamo importante parlare: il sex work online. Su tutte ha spopolato la piattaforma Onlyfans grazie anche ad una campagna mediatica che la propone come l’opportunità di diventare imprenditrici di se stesse e che permette di guadagnare molti soldi stando qualche ora al computer.

Insomma, lo vorrebbero far passare alla stregua di uno “smart working” come un altro. La realtà dice altro. A parte personaggi dello spettacolo e “influencer” che utilizzano la piattaforma per far parlare di sé e ottenere elevati guadagni aggiuntivi, sono poche/i quelli che approdano dal nulla su OnlyFans e riescono a “sbarcare il lunario”.

Secondo statistiche diffuse dal sito stesso, tolti i costi di gestione (il 20% che viene trattenuto dalla piattaforma speculatrice), il ricavo medio per un “content creator”, è di circa 150 euro al mese. Solo il 10% degli utenti riesce a superare i 1.000 euro al mese e solamente l’1% oscilla fra i 20.000 e i 40.000 euro.

Gli importi versati dai “follower” non sono pagati direttamente al “creatore” ma ai magnaccia di OnlyFans. Ma non sono imprenditrici di se stesse? Se parliamo al femminile è perché mentre il pubblico di OnlyFans è composto per l’80% da uomini e per il 20% da donne, al contrario i “creator” sono per la maggior parte giovani donne che si sono ritrovate senza lavoro o svolgono lavoro precari con salari da fame.

La nostra non è una condanna a chi sceglie questa strada, illudendosi di risolvere in tal modo i problemi. La nostra è una critica radicale rivolta alla società capitalistica. Una società che ti dice che se non guadagni tot è colpa tua; che fa credere che non serve studiare e meno che mai lottare per migliorare la propria condizione; una società che vuole far passare la prostituzione per emancipazione femminile. Ma c’è emancipazione o libertà nel farsi dire cosa fare del proprio corpo a pagamento? Assolutamente NO, così come i proletari non sono liberi di scegliere se lavorare o meno, ma sono costretti a vendere la propria forza lavoro per avere in cambio i mezzi di sussistenza necessari per il loro sostentamento.

I comunisti da sempre hanno riconosciuto la società divisa in classi come causa della prostituzione e la prostituzione come forma di oppressione femminile; e da sempre accusano la società borghese di fare leggi che sono solo specchietti per allodole, come ad es. punire i clienti senza aiutare le prostitute a liberarsi dalla tratta e dallo sfruttamento cui sono vittime.

Per combattere il problema dobbiamo affrontare tutte le contraddizioni e sociali che ne stanno alla base e che costringono specialmente le donne proletarie a vendersi per sopravvivere.

Proprio come fece il governo bolscevico dopo la Rivoluzione d’ottobre: tutte le leggi che mettevano la donna in una condizione di disparità rispetto all’uomo furono abolite; furono organizzati servizi di assistenza per le donne disoccupate, furono creati dormitori per chi era senza casa, asili nido; cliniche pubbliche che oltre a curare le malattie sessualmente trasmissibili facevano campagna di sensibilizzazione sull’argomento. Gli sfruttatori e i profittatori venivano colpiti duramente.

Per questo come comunisti lottiamo e vi invitiamo ad unirvi a noi nella lotta per una società socialista perché solo in una società liberata dallo sfruttamento è possibile parlare di libera scelta, solo in una società egualitaria e socialista, in cui nessun sesso opprime l’altro, sarà possibile liberare la sessualità da qualsiasi distorsione borghese, prostituzione compresa.

Da Scintilla n. 146, giugno 2024

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