L’Europarlamento, un pantano della corruzione

Corrispondenza

A dicembre 2022 è esploso lo scandalo: una delle vicepresidenti del parlamento europeo Eva Kaili, membro del gruppo dei deputati Socialisti & Democratici al parlamento e del partito greco  Pasok, è stata costretta a lasciare l’incarico.

Membri del parlamento europeo, funzionari ed ex eurodeputati sono al centro di un’indagine delle autorità belghe, sotto l’accusa formale di associazione per delinquere, riciclaggio e corruzione.

La procura federale belga ha proceduto all’arresto di quattro persone, fra cui Eva Kaili.

La procura sospetta che a «persone dentro il Parlamento Europeo siano state pagate grosse somme di denaro o abbiano ricevuto regali significativi per influenzare le decisioni del Parlamento Europeo» riguardo al Qatar. Le indagini della procura federale belga erano iniziate a luglio del 2022, ma finora   non erano state rese pubbliche.

Molti particolari di questa storia non sono ancora chiari, ma le accuse sono talmente pesanti e la portata dell’inchiesta potenzialmente così ampia che il caso è già stato definito uno dei peggiori scandali nella storia del parlamento europeo.

Il coro dei “probi” si è prontamente levato in sua difesa.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dichiara la propria costernazione in conferenza stampa:

“Le accuse contro il vicepresidente del Parlamento europeo sono estremamente preoccupanti, molto gravi, è una questione di fiducia delle persone nelle nostre istituzioni, e questa fiducia richiede i più alti standard di indipendenza e integrità. Ho già proposto la creazione di un organismo etico indipendente che copra tutte le istituzioni dell’Ue”.

La presidente del parlamento europeo Roberta Metsola ha rilasciato la seguente dichiarazione in apertura della sessione plenaria di Strasburgo dopo lo scandalo:

“Non c’è dubbio. Il Parlamento europeo, cari colleghi, è sotto attacco. La democrazia europea è sotto   attacco. E il nostro modo di vivere, la nostra società democratica aperta e libera è sotto attacco. […] Non nasconderemo la polvere sotto il tappeto. Avvieremo un’indagine interna per esaminare tutti i fatti relativi al Parlamento e per valutare come i nostri sistemi possano diventare ancora più impermeabili.”

Per il gruppo della sinistra al parlamento europeo (GUE/NGL), la presidente Manon Aubry ha chiesto l’istituzione di una commissione speciale d’inchiesta sulla vulnerabilità delle istituzioni europee rispetto alla corruzione e ai conflitti d’interesse:

Con l’altisonante frase “La democrazia non è in vendita”, ha concluso il suo discorso.

L’Europa – o meglio l’Unione Europea – si proclama la roccaforte dei valori occidentali, della democrazia e della libertà. Ma certamente non si può definire quanto avvenuto come un “incidente incredibile”.

All’inizio del 2011, uno scandalo agitò le venerabili sale del parlamento europeo. Lo scandalo “soldi in cambio di leggi”, che ha reso tristemente famoso un eurodeputato austriaco, gettò il sospetto su l’istituzione. Per la prima volta, la portata dei legami tra i parlamentari   europei e le imprese divenne nota ad un pubblico più ampio.

Il 31 gennaio 2019 il parlamento europeo adottò nuove norme sulla trasparenza del lobbismo, stabilendo in un emendamento al suo regolamento che i deputati coinvolti nella stesura e nella negoziazione delle leggi devono pubblicare online i loro incontri con i lobbisti.

La trasparenza deve essere una pietra miliare del processo decisionale dell’UE, quindi siamo lieti di vedere che il Parlamento ha prodotto risultati concreti oggi”, dichiarava Vitor Teixeira, responsabile delle politiche di Transparency International EU. “Questo è un segnale forte in vista delle elezioni europee che il Parlamento è seriamente intenzionato ad essere trasparente sull’influenza dei lobbisti.”

Queste regole di trasparenza sono state evidentemente di scarsa utilità, come dimostra quest’ultimo scandalo.

Il legame tra le lobby finanziarie e i deputati del parlamento europeo ha vaste proporzioni.

Ogni risoluzione delle istituzioni dell’Unione europea è il risultato di un’intensa attività di lobbying. Non esiste questione alla quale non s’interessano i lobbisti: dall’economia alla politica estera, dalla legislazione civile e penale alla cultura e al        sistema sociale e assistenziale.

Non è facile stabilire quante organizzazioni siano coinvolte nel lobbying a livello europeo. Non esiste alcun obbligo di registrazione, a dispetto degli annunci del parlamento europeo di essere disposto a introdurre la registrazione obbligatoria e quindi un controllo più efficace delle attività di lobbismo.

Anche la spesa dichiarata ufficialmente per l’attività lobbistica è probabilmente molto al di sotto della  realtà odierna.

I più grandi gruppi di pressione, che arrivano fino alla cima della gerarchia amministrativa, i direttori generali, e ai vertici della gerarchia politica, i commissari, che reclutano personale tra chi ha ricoperto uno o più incarichi presso la Commissione, spendono milioni di euro l’anno per difendere gli interessi dei propri clienti: le più grandi aziende digitali, automobilistiche, chimiche, agrochimiche, farmaceutiche, le maggiori società europee di costruzione di gasdotti e di impianti di stoccaggio del gas ed altre ancora.

Per accompagnare questa attività vengono organizzati convegni e promosse campagne d’opinione.

E’ forse una questione di norme di condotta?

Il lobbismo è parte integrante del sistema capitalistico. I commissari dell’Unione europea e i membri del parlamento europeo non sono che i rappresentanti dei tanto decantati “valori occidentali”, e ciò significa che il capitale, i grandi gruppi industriali e complessi finanziari hanno voce in capitolo e determinano la politica, sia nei singoli paesi che nella Unione europea nel suo complesso.

I capi di governo sono ancora più strettamente uniti con le banche maggiori, i monopoli più potenti, le grandi società che lottano per il predominio nel mercato.

Nonostante gli incensamenti all’onestà dei pubblici funzionari in tutti i paesi capitalisti, grandi o piccoli che essi siano, la venalità nell’epoca imperialista, vale a dire dell’epoca dell’egemonia del capitale finanziario, cresce e penetra in tutte le sfere della politica e della vita pubblica.

Il lobbismo è legato a doppio filo con l’integrazione europea: è la stessa Unione ad affermarlo. Una nota del Consiglio dell’Unione europea sul ruolo delle lobby nelle deliberazioni comunitarie specifica che:

“I gruppi d’interesse sono un elemento fondamentale dell’integrazione europea.”

In questa nota si esprime dichiaratamente la tendenza del capitale finanziario europeo a spostare il   centro del suo predominio dalle capitali nazionali all’unione.

È per questo motivo che non solo dobbiamo combattere il sistema del capitalismo imperialista nel nostro paese, ma dobbiamo sollevarci anche contro l’associazione imperialista di stati nell’Unione europea.

In “L’imperialismo fase suprema del capitalismo”, scritto oltre 100 anni fa, Lenin cita l’economista inglese J.A. Hobson, un critico dell’imperialismo britannico:

“Ecco quale possibilità sarebbe offerta da una più vasta lega delle potenze occidentali, da una Federazione europea delle grandi potenze. Essa non solo non spingerebbe innanzi l’opera della civiltà mondiale, ma potrebbe presentare il gravissimo pericolo di un parassitismo occidentale, quello    di permettere l’esistenza di un gruppo di nazioni industriali più progredite, le cui classi elevate riceverebbero, dall’Asia e dall’Africa, enormi tributi e, mediante questi, si procurerebbero grandi masse di impiegati e di servitori addomesticati che non sarebbero occupati nella produzione in grande di derrate agricole o di articoli industriali, ma nel servizio personale o in lavori industriali di secondo ordine sotto il controllo della nuova aristocrazia finanziaria.”

Che i “valori occidentali” significhino sfruttamento, fame, esodi e, infine, guerra, la classe operaia e i popoli lo stanno provando in modo doloroso in molti paesi dell’Africa, del Medio Oriente e da ultimo in Ucraina. Non c’è nulla da difendere dell’imperialismo, compresa la fazione occidentale dell’imperialismo, ma tutto da combattere.

L’organizzazione dell’Unione europea ne è parte integrante e va combattuta anch’essa.

Lettera firmata alla redazione di Scintilla

Gennaio 2023

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