L’imperialismo italiano sul piede di guerra

Si accentua il corso militarista e guerrafondaio dell’imperialismo italiano.
Dopo il varo della missione navale “Aspides” nel Mar Rosso, di cui l’Italia ha il comando tattico, nelle scorse settimane è stato reso noto l’invio di 3 mila militari, millecento mezzi terrestri, venti aerei e una nave sul “fianco orientale della Nato”, che si trova in prima linea nello scontro con la Russia.
Immediatamente dopo il governo Meloni ha dato via libera al nono pacchetto di aiuti militari a Zelensky, con la fornitura del sistema missilistico Samp-T e relativo addestramento di militari di Kiev.
L’interventismo non si limita a seguire il carro USA e NATO, poiche l’imperialismo italiano gioca anche in proprio, su diversi direttrici.
Ad esempio in Africa, con la collaborazione con la giunta golpista del Niger, e in altri paesi (Libia, Tunisia, Burkina Faso, Corno d’Africa…) dietro la maschera del “Piano Mattei”.
Nel corso di quest’anno è anche previsto l’invio di un gruppo navale nell’Indo-Pacifico, che successivamente parteciperà alle più grandi esercitazioni aeronavali del mondo in Australia.
Complessivamente sono circa 12 mila i militari italiani dispiegati nelle diverse missioni. Per affrontare i nuovi impegni gli alti comandi dell’esercito chiedono altri 10 mila soldati, almeno 20 mila riservisti e procedure più snelle per autorizzare gli interventi militari.
Il governo Meloni è pronto a soddisfarli.
Contemporaneamente lievita la spesa militare. Ammonterà quest’anno a 29 miliardi e 184 milioni di euro, con un incremento di circa 1,4 miliardi rispetto lo scorso anno.
Tutte le voci che compongono il bilancio del Ministero Difesa risultano in crescita.
Le industrie belliche brindano, mentre sanità, scuola e trasporti pubblici sono al collasso.
Alla luce di ciò è assolutamente necessario sviluppare la mobilitazione contro la guerra e l’economia di guerra, contro la crescente militarizzazione della società, a partire dai luoghi di lavoro e dai territori, su coerenti basi di classe e antimperialiste.
La lotta per la pace va necessariamente e sistematicamente legata alle lotte quotidiane ed essere inserita nel quadro della più generale battaglia contro il sistema che inevitabilmente genera la guerra per una nuova spartizione del mondo, il sistema capitalista-imperialista.
La richiesta ampiamente sentita del “cessate il fuoco” deve essere riproposte con maggiore forza e accompagnata da precise parole d’ordine:
“Stop immediato di invio di fondi, armi e munizioni al regime di Kiev”, “NO all’aumento delle spese militari, fondi alle spese sociali”, “Fuori l’Italia dalla NATO e dalla UE, via le basi USA!”, “Via dal potere Meloni e tutti i guerrafondai!”.
Sabato 1° giugno è indetta una manifestazione nazionale a Roma contro il governo della guerra e della miseria. Facciamo sentire la nostra protesta!
Da Scintilla n. 145 – maggio 2024
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