L’unità dei comunisti: una questione all’ordine del giorno

L’unità delle forze che lottano per formare nel nostro paese un unico partito comunista (marxista-leninista), è una necessità resa ancor più urgente e imperiosa dalla situazione di guerra imperialista e dall’andata al governo di forze di estrema destra, eredi del fascismo.

Occorre essere consapevoli del fatto che l’anticomunismo è la base dell’ideologia politica dell’estrema destra e del fascismo, la componente ineliminabile dei partiti dell’estrema destra in seno alla borghesia per conquistare e mantenere il potere. Questa realtà deriva  dalla sostanza di classe di queste forze politiche al servizio dei settori più reazionari,  imperialistici e sciovinisti del capitale finanziario, che con la loro demagogia irretiscono settori di piccola borghesia.

La lotta contro l’estrema destra e i fascisti, contro la politica reazionaria e di guerra imperialista, per la difesa per la difesa intransigente degli interessi politici ed economici del proletariato, costituisce una base reale per l’avvicinamento e la stretta collaborazione dei comunisti.

Ma per sviluppare questa lotta, per farla evolvere dall’unità di azione all’unità organica, occorre poggiare su saldi principi e disporre di una direzione rivoluzionaria che elabori la piattaforma politica della lotta del proletariato per mobilitare e organizzare la classe operaia e le masse popolari.

Oggi questa direzione manca e la disunione dei gruppi comunisti impedisce di elaborare una comune linea di lotta e un lavoro più ampio e centralizzato per legarci in primo luogo ai settori più avanzati della classe.

L’unità organica dei gruppi comunisti non è un compito facile. Richiede chiarezza, fermezza, tenacia e pazienza. Ma come si realizza? Contrariamente a quanto credono in molti, essa si realizza “dall’alto” verso il basso e non viceversa. Ovvero dall’alto dei principi comunisti e dell’ideologia proletaria, che va applicata nella pratica.

I principi non sono il programma, non sono la tattica o strategia, non sono la concezione del mondo. Sono i punti di partenza fondamentali, le questioni essenziali: la funzione storico-universale della classe operaia e il riconoscimento della sua egemonia nella lotta per la rivoluzione socialista, per abbattimento della borghesia e l’instaurazione della dittatura del proletariato, fino al comunismo (il che comprende la difesa delle esperienze storiche della dittatura proletaria e del socialismo); la separazione netta e definitiva, l’ostilità irriducibile nei confronti degli opportunisti (di destra e di sinistra), dei riformisti, dei moderni revisionisti, dei trozkisti, senza le quali non si potrà mai spezzare la catena con la politica borghese e non si potrà mai sconfiggere l’imperialismo; l’internazionalismo proletario, vivo, attivo, dinamico, legato ai problemi e alle situazioni concrete. Le forze che si trovano d’accordo sui principi non dovrebbe restare separate, ma lavorare unite.

Quanto all’ideologia proletaria, essa è il marxismo-leninismo, la teoria del movimento di emancipazione del proletariato. Le sue basi fondamentali purtroppo sono spesso ignorate, travisate o confuse anche da chi si definisce comunista e perciò cade spesso in posizioni aberranti.

La debolezza, la frammentazione e la dispersione ideologica sono problemi reali del movimento comunista  del nostro paese, derivati della decomposizione del revisionismo.

Senza principi e senza unità ideologica non vi può essere unità organica, la quale non può essere realizzata senza una lotta a morte contro tutte le forme di revisionismo e opportunismo. Dimenticare questo significa solo generare ancora più confusione e frammentazione.

Dunque, “unità dei comunisti” non significa unire tutto e tutti in eterogenei coordinamenti, intergruppi o “processi unitari” in cui ogni gruppo e ogni circolo conserva gelosamente la sua  autonomia, le sue deviazioni ideologiche, senza assumere la responsabilità di compiere un salto di qualità nella lotta ideologica, in quella politica e nell’organizzazione.

Non significa mettersi alla coda delle lotte che si sviluppano sul terreno economico o spontaneamente, rinunciando a portare in esse il socialismo scientifico.

Non significa dar vita a forme (dis)organizzative vaghe o nebulose con le varie forze che si muovono in ordine sparso rifiutando di compiere il passaggio all’organizzazione politica intermedia, preparatoria del Partito.

L’esperienza dimostra che per costruire l’unità organica dei comunisti:

– occorre tenere fermissimi i principi e la teoria marxista-leninista, applicata alla situazione concreta;

– occorre separarsi nettamente, apertamente e definitivamente dagli opportunisti, dai revisionisti, dalla pseudo-sinistra borghese in modo da permettere alla classe operaia di vedere bene la differenza esistente fra i proletari rivoluzionari e la borghesia radicaleggiante;

– occorre darsi un’organizzazione di tipo leninista con al centro un saldo ed omogeneo nucleo dirigente, che ne prepari effettivamente la sua costituzione, stabilendo contatti e legami sempre più stretti con settori ed elementi avanzati del proletariato;

– occorre tenere alta la bandiera dell’internazionalismo proletario, lottando per rafforzare la congiunzione ideologica, politica e organizzativa dei partiti e organizzazioni marxisti-leninisti in un’iniziativa internazionale: la CIPOML.

Siamo dunque per l’unificazione dei gruppi comunisti, dei rivoluzionari proletari, all’interno di un processo teorico-pratico, programmatico, dotato di un adeguato piano organizzativo. Qualsiasi percorso privo di questo piano, che comprenda la distribuzione delle forze e dei compiti, la necessità di porre al centro dell’attività il lavoro tra i moderni operai industriali, lo sviluppo della lotta e dell’unità per creare una struttura leninista di respiro nazionale, non sarebbe che l’ennesima perdita di tempo, l’ennesimo regalo alla borghesia.

La sfiducia di massa nelle istituzioni borghesi, la crisi profonda del riformismo e del revisionismo in tutte le loro varianti aprono spazi importanti per il lavoro dei comunisti.

Ma senza una stretta collaborazione, senza un’organizzazione di tipo leninista non è possibile svolgere i compiti che ci attendono.

Non si tratta di una “forzatura organizzativistica”, ma della condizione indispensabile per ridurre la sproporzione fra condizioni oggettive favorevoli e la debolezza del fattore soggettivo, per portare avanti con successo la lotta per il Partito.

Ci rivolgiamo quindi di nuovo ai gruppi comunisti per stabilire l’unità di azione su alcuni obiettivi concreti e lavorare seriamente per compiere passi avanti verso l’unità organica, avviando una seria discussione e un’attività in comune da sviluppare nella classe operaia.

Nessuna risposta potrà venire da chi ha abbandonato la lotta, dagli opportunisti, dai voltagabbana, da chi parla di “partito” ma nei fatti allontana sistematicamente la sua ricostruzione. Le risposte verranno invece da chi non ha perso la bussola marxista-leninista, da chi lotta per raggiungere gli interessi finali e immediati del proletariato, per elevare la sua coscienza,  rappresentando il suo futuro di organizzatore di una nuova società finalmente umana.

Da Scintilla n. 128 – novembre 2022

 

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