Mobilitiamoci contro le basi di guerra!

L’assemblea contro la guerra di spartizione imperialista in Ucraina, l’economia di guerra e il militarismo, contro l’imperialismo italiano e il governo Meloni che trascina sempre più il nostro paese nel conflitto in corso, svoltasi l’11 giugno scorso a Milano, si è conclusa con l’impegno di dare vita a una campagna di mobilitazione di classe, anticapitalista, internazionalista, unitaria.

Una mobilitazione che prevedeva, fra le altre cose, l’organizzazione di una manifestazione davanti alla base di Ghedi (Brescia), e l’apertura di un confronto con le realtà che vogliono porsi sul terreno della lotta aperta e conseguente alla guerra in Ucraina e alla corsa alle armi, fra cui la Rete No base di Coltano (Pisa).

L’impegno preso a giugno diverrà realtà di lotta il 21 ottobre 2023. La scelta di manifestare a Ghedi, così come sarà importante essere a Coltano e in Sicilia (una regione ampiamente militarizzata: Muos, Sigonella, etc.), scaturisce dalla funzione di queste basi nello scenario di guerra in Ucraina, che si va acutizzando, estendendo e prolungando.

Perché Ghedi

Nel nostro paese, che si sappia, ci sono due basi militari dove sono collocati gli ordigni nucleari statunitensi. Una di queste è l’aeroporto di Ghedi (Bs), l’altra è Aviano (Pn).

Nel caveau della base dell’aeronautica militare di Ghedi, una delle principali basi di attacco dell’imperialismo italiano che era già attiva durante la prima guerra mondiale e in seguito durante il fascismo, così come nelle aggressioni militari a cui ha partecipato la Repubblica “democratica” (Jugoslavia, Iraq, Afghanistan…), sono custodite almeno 44 bombe nucleari USA/Nato.

A Ghedi si realizza la ”condivisione nucleare della Nato”: l’aeronautica militare italiana mette a disposizione i vettori, cacciabombardieri Tornado IDS del 6º Stormo Alfredo Fusco e F-35 per trasportare ed eventualmente sganciare gli ordigni nucleari, mentre i nordamericani ne mantengono la custodia e il controllo politico-militare assoluto.

Da alcuni mesi gli Stati Uniti stanno inviando anche in Italia il nuovo modello di arma atomica B61-12 che sostituisce la “vecchia” B-61. Non si tratta di un rimpiazzo, ma di un vero e proprio “avanzamento” tecnologico che giunge in un momento di grande tensione internazionale, aumentando il rischio di escalation.

La B61-12 è stata realizzata per essere trasportata da bombardieri appositamente equipaggiati e possiede un potenziale esplosivo compreso che può giungere a 50 chilotoni. Quest’arma atomica ha una capacità di penetrazione che aumenta drasticamente la capacità distruttiva contro obiettivi sotterranei.

Inoltre, la bomba è equipaggiata con un nuovo sistema di “coda guidata” sviluppato dalla Boeing (terzo monopolio militare al mondo) che aumenta drasticamente la sua manovrabilità e precisione.

Gli sviluppi tecnologici in campo militare rafforzano l’aggressività degli imperialisti che ormai minacciano apertamente di trasformare i conflitti in guerre nucleari.

Con la guerra imperialista in Ucraina e il rischio di escalation nucleare, determinato anche dalla produzione e installazione di queste nuove armi di distruzione di massa (basta il lancio di un ordigno tattico per dar inizio a una scalata incontrollabile), la base di Ghedi è entrata nello stato di massima allerta.  I pericoli per le masse popolari del nostro paese sono enormi in caso di attacco nucleare e ritorsioni. Il rischio è cresciuto negli ultimi mesi, i briganti imperialisti ormai minacciano sempre più spesso di ricorrere alle armi atomiche.

Perché Coltano

La nuova base militare di Coltano (Pisa) è stata prevista dal DPCM del 14 gennaio 2022, varato dal governo Draghi, come struttura funzionale dedicata per  il  Gruppo  intervento  speciale  del  1°   Reggimento Carabinieri paracadutisti «Tuscania», punta di diamante delle forze armate dell’imperialismo italiano.

Questa base non ha nulla a che vedere con la “difesa nazionale”, ma sarà la sede di un reggimento impegnato nelle attività delle forze speciali e  delle  forze per operazioni speciali, così come nell’attività “antiterrorismo” condotte specialmente all’estero.

La nuova base insiste su un territorio  deturpato dalla presenza del CISAM (Centro Interforze Studi per le Applicazioni Militari, che ospita un deposito di rifiuti radioattivi della Difesa), dalla vicinanza dell’aeroporto militare di Pisa da un lato e dalla base USA di Camp Darby dall’altro.

La collocazione della nuova base militare nella zona all’interno dei confini nel Parco di San Rossore-Migliarino-Massaciuccoli, prevede tra l’altro l’abbattimento di 2500 alberi.

Per cercare di aggirare la diffusa opposizione popolare, che si è già manifestata con cortei, campeggi, proteste, i politicanti locali e il ministero della Difesa, puntano a una “base diffusa” che prevede una serie di compensazioni ambientali e il recupero di alcuni edifici storici, come merce di scambio.

Promettono anche posti di lavoro, mentre si chiudono le fabbriche, per portare avanti l’occupazione militare di area vasta decine e decine di ettari.

La costruzione della base di Coltano implica inoltre lo sviluppo all’interno delle scuole e delle università della cultura della guerra di rapina e il disciplinamento militarista.

La base di Coltano è il simbolo del dilagante bellicismo imperialista “bipartisan”, della militarizzazione del territorio e della devastazione ecologica, dietro cui vi sono potenti interessi economici che fungono da collante per padroni, latifondisti, grandi allevatori,  vertici militari e politici locali di centro destra e di centro sinistra.

Rilanciare l’iniziativa di lotta, nella chiarezza!

In quanto comunisti (m-l) parteciperemo alle manifestazioni che si terranno il 21 ottobre davanti le basi della guerra e della morte, sostenendo la necessità di un’ampia unità antimperialista e antimilitarista sulla base di chiare posizioni e parole d’ordine.

Siamo per rilanciare fra le masse la lotta contro il governo che ci trascina nella guerra imperialista, reazionaria e antiproletaria, contro l’invio di armi in Ucraina (è in programma l’ottavo° “pacchetto”), contro l’aumento delle spese militari, per il ritiro delle truppe inviate all’estero (sono oltre 40 le missioni italiane), per l’uscita e la dissoluzione dei patti bellicisti come la NATO, per la chiusura delle basi di guerra USA, NATO e italiane, per un mondo libero dalle armi nucleari.

Allo stesso tempo continueremo il nostro paziente e sistematico lavoro di chiarificazione per sviluppare una chiara coscienza antimperialista e rivoluzionaria, ribadendo che non ci si può appoggiare su un imperialismo per combatterne un altro, poiché sono tutti nemici della classe operaia e dei popoli oppressi!

L’origine delle guerre ingiuste e di rapina, è nel vigente modo di produzione, nelle sue leggi intrinseche.

Per eliminare queste guerre bisogna abbattere il moribondo sistema capitalista-imperialista, distruttore di vite umane e della natura.

Da Scintilla n. 138 – ottobre 2023

 

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