Sosteniamo la lotta degli operai Marelli contro la chiusura della fabbrica

È del 19 settembre l’iniziale annuncio della chiusura dello stabilimento Marelli di Crevalcore (BO) e di lasciare a casa 230 lavoratori (300 con l’indotto). Una chiusura non annunciata per più motivi.

Il primo è la proprietà, ossia Calsonic Kansei che appartiene al potente fondo finanziario statunitense KKR (che ha alle sue dipendenze 50.000 addetti).

Un nemico invisibile, come dall’intervista che ci ha concesso un delegato, di quelli che fanno incursioni in aziende di mezzo mondo per periodi di 3-4 anni comprando e poi vendendo dopo ristrutturazioni e ‘dimagrimenti’ con riduzione di personale, in modo da incamerare, oltre ai profitti da plusvalore estorto agli operai, cospicue plusvalenze di borsa. In Italia KKR (lo stesso fondo che ha comprato per 22 mld. la rete di TIM) lo ha fatto con Selenia, Sistemia, Inair, Sirti… Certo “prima o poi capita anche a te, ma non puoi saper quando”.

Il secondo motivo, la mezza verità del passaggio all’auto elettrica. Una scusa, perché si tratta del 2035 e fino al 2028 lo stabilimento, che produce principalmente componenti in pressofusione di alluminio per motori endotermici, potrebbe reggere, nel frattempo avviando la riconversione elettrica.

Il fatto è che ai fondi finanziari non importa nulla di riconversioni, piani industriali ed annessi, così come non importa nulla al governo che dell’oligarchia finanziaria ne fa gli interessi. Oligarchia per cui l’investimento produttivo è l’ultima delle preoccupazioni.

Un campanello d’allarme, come abbiamo già notato per l’occhialeria (Safilo) e la componentistica auto (Speedline ed ultimamente Lear) doveva essere il fatturato, che purtroppo (per le conseguenze sugli operai, non certo per i profitti che continuano ad essere realizzati) anche in questo caso è in calo. Riguardo al tipo di azienda, la chiusura è associata alla crisi di sovrapproduzione dell’intero comparto automotive, anzitutto Stellantis.

Quanto successo allo stabilimento di Crevalcore potrebbe infatti replicarsi agli 11 stabilimenti Marelli in Italia (tra cui Tolmezzo, Corbetta, Venaria Reale, Rivalta, Sulmona, Caivano, Melfi e Bari).

La reazione operaia è stata tempestiva e compatta. Dal 20 settembre sono in sciopero, vi sono stati due scioperi generali del gruppo molto partecipati, manifestazioni nazionali e locali e il presidio permanente e attivo ai cancelli della fabbrica, in modo da impedire il trasferimento di macchinari in altri siti, tra cui quello di Bari.

Una reazione che ha sorpreso ed inciso. Non solo si sono precipitati a Crevalcore autorità e politici che temono l’allargamento della lotta di classe, ma lo stesso fondo ha dovuto fare parziale retromarcia annunciando il 3 ottobre la sospensione dei licenziamenti a tempo indeterminato.

La lotta però non è rientrata.

Non solo il presidio ai cancelli, ma pure l’agitazione con scioperi articolati per reparti, che proseguiranno anche durante la fase delle trattative al MIMIT come deciso dall’assemblea del 10 novembre.

A quanto pare ci sarebbero proposte di investimento da parte di imprenditori “industriali”. Un risultato non scontato, che sta ad indicare che la lotta operaia è temuta anche nelle stanze della regione e al ministero.

Siamo sicuri che gli operai vigileranno e non molleranno sulla soluzione occupazionale per tutti i 229 lavoratrici e lavoratori.

Intanto continua a esprimersi una solidarietà operaia larga, non solo tra gli operai del gruppo, ma anche di delegazioni di operai e lavoratori della zona e di altre città che in tutto questo periodo hanno sostenuto il presidio con diverse forme di solidarietà attiva.

La lotta sta ad indicare la presenza di delegati e quadri sindacali combattivi operanti all’interno dei sindacati di categoria con i quali va ricercata l’unità nell’interesse della classe e delle sue battaglie. Ciò richiama la giustezza della politica di fronte unico proletario che da sempre sosteniamo.

Riproduciamo in seguito il volantino di solidarietà portato al presidio da parte della nostra organizzazione e diffuso in rete.

A FIANCO DEGLI OPERAI DELLA MARELLI

La crisi industriale da anni in atto nel nostro paese, a cui ormai si associa quella dell’intero paese e dello stesso sistema capitalista, viene fatta pagare dal padronato, sia esso nazionale o di altri paesi, agli operai, nel disinteresse e con la compiacenza dei governi che si sono ultimamente succeduti, tra cui l’attuale governo di estrema destra che si distingue per il suo livore antioperaio.

Non a caso al Ministero delle Imprese e del “Made in Italy” ci sono  circa 60 tavoli di crisi aperti. Spesso non risolvono nulla: solo cassa integrazione, incentivi alle dimissioni volontarie, licenziamenti (vedi vertenze Wartsila, GKN, La Perla…), logoramento delle lotte.

Ciò malgrado i fondi, per es. quelli del PNRR, non manchino. Ma sono utilizzati con l’unico scopo di sostenere i bilanci di “lorsignori”, cui è lasciata carta bianca, senza clausole sociali.

Il padronato unito all’alta finanza e sostenuto dal governo investe dove realizza più alti profitti, e spesso licenzia per ottenere in borsa maggiori dividendi, senza guardare ai confini nazionali o alle aree di crisi dove più forti sono i processi di deindustrializzazione.

Come mostrano gli avvenimenti di questi anni, dalla pandemia, alle crisi climatiche, alle guerre in corso, il futuro non ci riserva nulla di buono.

I padroni dispongono di immense leve economiche e manovrano i governi degli stati nazionali ad essi sottoposti.

Agli operai non rimane che mettere in campo la loro forza, che consiste nell’unità, nella lotta e nell’organizzazione.

La pronta risposta ai licenziamenti degli operai della Marelli di Crevalcore, con lo sciopero, la mobilitazione permanente, il coinvolgimento delle altre fabbriche del gruppo, ha già prodotto il risultato della sospensione dei licenziamenti.

Essa dimostra che la controparte teme la mobilitazione operaia, soprattutto il suo allargamento e la sua radicalizzazione.

Proprio ciò che i padroni temono va messo in atto!

Per questo siamo a fianco degli operai e sosteniamo con determinazione la loro mobilitazione fino al ritiro dei licenziamenti.

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

Da Scintilla n. 139 – novembre 2023

 

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