Sui risultati delle elezioni europee
Si amplia il fenomeno dell’astensione di massa
La maggioranza assoluta degli elettori italiani si è astenuta nelle elezioni europee. Nonostante il traino delle elezioni comunali (3.700 comuni) e regionali (Piemonte) l’affluenza è stata del 49,69% (48,31% se consideriamo anche gli elettori all’estero).
E’ il dato storico di minore partecipazione ad elezioni su base nazionale, di circa 5 punti inferiore alle precedenti europee.
A poco sono valsi gli appelli al voto di politicanti e sindacalisti di regime: 26,3 milioni di elettori non hanno votato per nessuna delle liste presentate (in ciò sono compresi circa 1,65 milioni di elettori che hanno votato in bianco o nullo).
La c.d. sovranità dell’UE non è uscita “consacrata” da queste elezioni, come desiderava Mattarella, ma profondamente delegittimata.
La distanza abissale fra le istituzioni della borghesia e le masse popolari si amplia, approfondendo la crisi di legittimità e rappresentatività politica della classe dominante e dell’”europeismo”.
Questo discredito di massa colpisce in diversa misura tutte le forze politiche che aspirano a gestire gli affari di “Monsieur le Capital” nell’ambito di istituzioni sempre più antidemocratiche.
Un aspetto di queste elezioni è la crescente diffidenza nei riguardi della UE, in crescita in un paese come l’Italia storicamente caratterizzato dall’europeismo. Ma negli ultimi anni di recessione, pandemia e guerra l’immagine della UE si è offuscata agli occhi delle masse lavoratrici.
Le ragioni di fondo dell’astensionismo negli ambienti operai e popolari vanno ricercate nella gravità della situazione economica che vasti settori stanno sopportando, nella continua perdita di potere d’acquisto di salari e pensioni, nelle politiche di austerità e neoliberiste dettate da Bruxelles e applicate dai governi nazionali, nelle politiche agricole della UE che condannano i piccoli contadini alla rovina, nella mancanza di solidarietà durante l’emergenza Covid, nelle direttive e decisioni dell’UE sulle questioni sociali e democratiche, nella politica di guerra promossa da Bruxelles…
Un’astensione che ha dunque profonde motivazioni e radici sociali, non solo individuali.
Si restringono le basi del governo Meloni
Nonostante i media filogovernativi si sforzano di assicurare che Meloni è l’unico leader europeo ad aumentare i consensi delle politiche, i fatti dimostrano il contrario.
Nelle elezioni politiche del 2022 il partito di Meloni ottenne 7,3 milioni di voti (16,6% di consenso reale), mentre nelle europee odierne ne ha ottenuti circa 6,7. Il consenso reale di FdI è dunque pari a circa il 13,6%. E, fatto importante, non riscuote vasto seguito fra i giovani.
Nelle elezioni europee del 2019 i tre partiti di destra, FdI, Lega e FI raccolsero circa 13,2 milioni di voti; nelle politiche del 2022 ottennero 12 milioni di voti; nelle europee del 2024 ne hanno ottenuti solo 10,8 milioni. Vi è stato un ingente travaso di voti del ceto medio dalla Lega verso FdI (l’effetto Vannacci ha funzionato solo per il generale fascista). Dunque una variazione dei rapporti di forza interni alle destre che nel complesso indietreggiano in termini di consensi popolari.
Meloni è a capo di un governo di minoranza nel paese, con limitata e instabile base sociale; un governo autoritario del grande capitale sostenuto da partiti che hanno minore sostegno elettorale di tutti gli altri partiti presi insieme.
La delusione di strati di popolazione ai quali il demagogismo sociale delle destre prometteva stipendi più alti, contributi, sostegno, etc., ha contribuito alla perdita di appoggio elettorale.
Le opposizioni parlamentari borghesi
Il PD ha aumentato, seppure di poco, i consensi in termini assoluti rispetto le precedenti politiche, avendo concentrato il voto degli strati borghesi e piccolo borghesi più imbevuti di europeismo. Nel 2022 raccolse circa 5,35 milioni di voti, ora ne ha presi 5.6. Schlein continua a dipingere il PD come unico argine alle destre, mentre la politica filo-capitalista e filo-atlantica dei capi liberal-riformisti smobilita i lavoratori e spiana la strada alla reazione e al fascismo.
Il M5S, che ha la sua base elettorale specialmente nel meridione, ha pagato lo scotto della forte astensione in quelle regioni e l’euroscetticismo dei suoi elettori. Lo scarso livello dei suoi candidati ha fatto il resto. Questo partito non è più in grado di fungere da contenitore del voto di protesta.
AVS ha superato la soglia raccogliendo un generico voto di protesta, specie giovanile, che si è espresso per la libertà di Ilaria Salis e ha apprezzato le parole di critica al genocidio sionista. La sua funzione rimane però quella di satellite del PD.
Salutiamo il fallimento delle liste renziane e calendiane portavoce di lobby fiunanziarie, così come di quelle “pacifiste” pro-NATO e di quelle “sovraniste” e populiste capeggiate dai peggiori opportunisti.
A livello UE…
In tutta l’UE l’astensione è stata alta, circa del 49%, dimostrando ancora una volta la scarsa credibilità di cui godono le istituzioni del capitale monopolistico europeo.
I paesi centrali della UE si spostano gradualmente a destra, con una crescita dell’estrema destra sciovinista in Germania e Francia. L’asse franco-tedesco, tradizionalmente retto dai partiti socialdemocratici e liberali che sono in netto calo, esce fortemente indebolito dalle elezioni.
Macron, Scholz escono puniti dalle elezioni per le loro politiche antioperaie, guerrafondaie, securitarie, di austerità, volte a spezzare la resistenza operaia e popolare e attaccare le libertà democratiche.
Di ciò hanno approfittato i partiti fascisti, razzisti e xenofobi, che con la loro demagogia sfruttano il malcontento e l’insicurezza sociale, stante la debolezza e la divisione delle forze comuniste, rivoluzionarie, progressiste, la grande confusione ideologica e politica esistente.
Afd, RN, etc. non sono forze “antisistema” che sfidano la borghesia, ma forze sostenute e finanziate dai gruppi più reazionari e sciovinisti del grande capitale che per ora agiscono dietro la maschera “democratica”. Sono un’alternativa per la borghesia, non per il proletariato!
Ursula von der Leyen ha celebrato la vittoria di Pirro, mentre le contraddizioni del sistema che rappresenta sono sotto gli occhi di tutti. Sebbene le forze tradizionali europeiste resteranno in maggioranza nell’europarlamento, è l’UE nel suo complesso ad uscire da queste elezioni più debilitata e divisa nella sfida con la altre grandi potenze imperialiste (USA, Cina, Russia). Tutti i problemi interni si ripresenteranno più acuti.
PPE, socialisti e liberali tenteranno di mettere in piedi una “Grosse Koalition”. Per i posti che contano la partita si giocherà lontano dagli occhi dei lavoratori e dei popoli che subiranno nuovi attacchi alle condizioni di lavoro e di vita.
In conclusione
La tendenza alla reazione su tutta la linea è una delle caratteristiche del sistema capitalista-imperialista. Questa tendenza che sta accelerando si manifesta sia nella base economica – con il rafforzamento della posizione dei monopoli più aggressivi e bellicisti – sia nella sovrastruttura, cioè nelle istituzioni, nelle formazioni politiche, nelle idee che si diffondono.
La tendenza alla reazione in tutti i settori, accompagnata dall’aumento dei partiti di estrema destra, assume la forma della fascistizzazione e colpisce tutte le “democrazie” borghesi, comprese quelle all’interno dell’UE.
Per combattere lo sfruttamento capitalistico, la reazione e le guerre imperialiste, occorre sviluppare le politiche di fronte unico proletario e di fronte antifascista e antimperialista, elevando il livello della lotta operaia e popolare; le altra strade sono illusioni borghesi e piccolo borghesi.
Compito dei comunisti è partecipare in tutte le mobilitazioni per sviluppare la coscienza e la volontà rivoluzionaria di classe, per accrescere la consapevolezza della necessità e della possibilità di spezzare la catena imperialista nei suoi punti deboli e farla finita con questo sistema che schiaccia le vite umane e distrugge il pianeta. In questa lotta è di vitale importanza ricostituire il Partito comunista della classe proletaria!
Da Scintilla n. 146, giugno 2024
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