Un infame macello voluto dalla borghesia

E’ ormai passato un anno di guerra ingiusta in Ucraina, che si inserisce a pieno nella lotta interimperialista fra il blocco Usa/Nato e la Russia, fra i monopoli occidentali, gli oligarchi ucraini da un lato e gli oligarchi russi dall’altro.
Doveva durare un mese, ma si prolungherà per ancora molto tempo avendo assunto le caratteristiche di guerra di logoramento ad alta intensità.
Dopo un continuo invio di mezzi bellici, migliaia di miliardi di fondi, dieci pacchetti di sanzioni (mancano solo le truppe sul terreno), ormai i governanti dei paesi imperialisti NATO e UE non si fanno più scrupolo di affermare che stanno combattendo una guerra contro la Russia, in vista di una brigantesca spartizione delle sfere di influenza e dei mercati.
In questo scenario di contrapposizione sempre più acuta si sta verificando una continua scalata del conflitto militare, con l’impiego di armi sempre più potenti e il possibile utilizzo di ordigni nucleari tattici.
L’invio di missili a lungo raggio in Ucraina e la sospensione della Russia dal trattato Start (gli USA si erano già ritirati dal trattato Inf) sono passaggi di questo pericoloso processo che avanza mentre il coinvolgimento diretto e massivo della NATO – quindi del nostro paese – è sempre più visibile.
L’inasprimento e la continuazione della guerra avranno un impatto ancor più disastroso sui popoli ucraino e russo, nonché sui popoli europei.
A guadagnarci da questo infame macello, oltre agli USA, sono i monopoli energetici e del complesso militar-industriale, i generali e i corrotti che si ingrassano con la guerra e che continuano a porre ostacoli a una soluzione negoziale, mai seriamente cercata, ma sempre bloccata.
L’imperialismo USA gestisce il ritmo del conflitto e ne ha la supervisione. Washington dosa l’aiuto militare, finanziario e il sostegno politico a Zelensky per impegnare più a lungo possibile la Russia putinista nel conflitto al fine di indebolirla strategicamente, privandola delle sue sfere di influenza, e per stringere il controllo sulla UE, facendo gravare sugli alleati spese ingenti che provocano problemi all’instabile equilibrio capitalistico europeo.
La guerra in Ucraina ha infatti già prodotto un risultato evidente: l’aumento della subordinazione degli “alleati” e la soppressione con le buone o le cattive (vedi il sabotaggio del North Stream realizzato da forze speciali statunitensi e norvegesi) di qualsiasi rifornimento energetico russo a basso costo, sostituito da importazioni a caro prezzo del gas di fracking nordamericano. Profitti enormi per Zio Sam che beneficia delle sanzioni unilaterali.
Se in Italia ciò è mascherato dal tradizionale vassallaggio filo-Usa da parte di tutti i partiti borghesi, in altri paesi europei questa situazione si vede molto bene e spiega anche l’atteggiamento oscillante e contraddittorio di governi come quello di Scholz, che su diversi temi (vedi la fornitura dei Leopard 2) cerca di sganciarsi dalla pressione nordamericana e dalle sue quinte colonne (Verdi e Fdp).
La conferenza di Monaco è stata un tentativo guidato dall’imperialismo francese e tedesco per cercare di ritagliarsi maggiori spazi di autonomia, economici, politici e militari, approfittando del conflitto in corso. Essa ha riflesso le divisioni fra imperialisti occidentali, dovute alle conseguenze della guerra e della politica estera USA.
La Cina imperialista si è inserita in questa situazione con retorico un “piano di pace” in 12 punti, puntando a svolgere un ruolo nel processo negoziale pro domo sua.
L’assenza a Monaco della falsa post-fascista” Meloni, poi corsa a Kiev per una fallimentare visita alla marionetta pro-nazi Zelensky, ha certificato la posizione di marginalità e sottomissione del debole imperialismo italiano alla superpotenza USA: alla faccia del sovranismo!
Seguendo le orme di Draghi, la Meloni prosegue sulla strada dell’invio di armi in Ucraina, innalzandone il livello (con nuovo sistemi antimissili) e del crescente coinvolgimento del nostro paese nella guerra (si prepara il settimo decreto di aiuti al regime di Kiev).
Una politica guerrafondaia dettata dai famelici interessi dei monopoli bellici ed energetici, ma che è rifiutata dalla stragrande maggioranza del popolo italiano.
Cosa ha portato un anno di guerra ai lavoratori del nostro paese?
Gli operai e gli altri lavoratori sfruttati, i giovani e le donne hanno sopportato il peso maggiore della guerra in Ucraina e delle misure che i governi hanno attuato in quest’ultimo anno.
Le conseguenze economiche del conflitto si sono tradotte in licenziamenti, cassa integrazione, riduzione dei salari reali.
In un anno di guerra le tasche dei lavoratori sfruttati e della povera gente sono state svuotate con l’aumento delle bollette e dei generi di prima necessità, le libertà e i diritti fondamentali conquistati dalla classe operaia sono stati attaccati, la sanità e l’istruzione pubblica lasciate marcire, le pensioni falcidiate, le tasse antipopolari aumentate.
Un anno di guerra imperialista ha reso le masse lavoratrici più sfruttate, più povere e più oppresse.
Questa guerra non porterà pace, progresso e libertà in Ucraina e ai lavoratori della Federazione Russa. Tanto meno ai lavoratori ed ai disoccupati del nostro paese.
Porta invece miliardi ai mercanti di cannoni, alle grandi imprese di combustibili fossili, agli speculatori.
La guerra in Ucraina non è la nostra guerra!
È la guerra dei capitalisti e degli imperialisti di USA, Russia, Ucraina, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, che va contro gli interessi degli operai, dei giovani, delle donne, dei popoli di tutti i paesi.
Per fermare questa guerra appoggiata dalla borghesia e dagli opportunisti di ogni paese, bisogna rompere il clima di passività sociale ed esprimere con forza il vasto dissenso popolare, unirsi, organizzarsi, mobilitarsi, scioperare!
La classe operaia deve sollevare la bandiera della pace legando strettamente la lotta contro tutti i guerrafondai imperialisti a quella per il lavoro, per il pane, per la libertà!
Bisogna aumentare la pressione sulle strutture sindacali di posto di lavoro, di territorio, sulle associazioni di massa affinché prendano posizione nei fatti, con la lotta, contro la politica di guerra che fa il gioco dei padroni e colpisce la classe operaia e le masse popolari. Combattiamo il militarismo e il patriottismo borghese, sviluppiamo la solidarietà internazionalista con i proletari degli altri paesi che non vogliono essere coinvolti nelle attività guerrafondaie delle classi dominanti sfruttatrici e oppressive.
No ai sacrifici per la guerra delle classi dominanti scioviniste e imperialiste!
Stop all’invio di mezzi bellici e fondi per la guerra in Ucraina! Fondi per i salari, la salute e la sicurezza dei proletari!
Ritiro di tutte le truppe inviate all’estero!
Imponiamo con la lotta la fine del coinvolgimento italiano!
Via i guerrafondai e gli avventurieri dal potere, via il governo Meloni!
Spezziamo le catene del vassallaggio americano! Fuori dalla NATO e da ogni altra alleanza bellicista, fuori le basi USA e NATO!
Lottiamo per la fine della guerra, per un mondo di pace e fratellanza tra i popoli, senza sfruttamento, per il socialismo!
Da Scintilla n. 132, marzo 2023
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