Approfondiamo la critica al ripugnante “socialismo nazionale”

Il nostro articolo di critica alla formazione del “Socialismo Italico” (Socit), pubblicato su “Scintilla” n. 144 di aprile 2024 (https://piattaformacomunista.com/index.php/il-socialismo-italico-maschera-della-reazione-piu-nera/ ), ha visto una delirante risposta da parte dell’arrogante capetto di questa formazione.

Prima di entrare nel mezzo degli argomenti, per dimostrare una volta di più la melma che sparge il Socit, vogliamo chiarire alcuni aspetti.

In primo luogo, l’obiettivo politico del nostro articolo è stato di rompere il silenzio (e in taluni casi la complicità) riguardo questa ambigua formazione chiarendo il suo carattere ultrareazionario, sciovinista e mistificatorio, per combattere apertamente la sua deleteria influenza.

In secondo luogo, l’articolo aveva la funzione non solo di  mettere in guardia compagni privi di esperienza politica, ma anche di spingerli a chiudere una volta per tutte con il Socit e gruppi analoghi.

Di conseguenza, la nostra intenzione non è mai stata, e mai sarà, quella di aprire un dibattito con i rappresentanti del Socit, verso cui nutriamo inimicizia, bensì quella di stringere legami con giovani proletari che sono decisi a liberarsi dall’influenza nefasta di questi soggetti per aiutarli a diventare comunisti.

Dai messaggi e delle lettere ricevuti, dai colloqui svolti in questi giorni, possiamo dire che tali obiettivi sono stati ampiamente centrati. Ciò ci spinge a rafforzare la critica marxista-leninista nei confronti del Socit e di altre formazioni “rossobrune”, evidenziando i loro inganni.

Chiariamo che i nostri articoli non sono il frutto di un “anonimo” autore, essendo elaborati, discussi e pubblicati come prodotto di un lavoro collettivo e pubblicati sulla pagina che curiamo su “Scintilla”. Ciò ovviamente non potrà mai essere compreso dagli egocentrici piccolo-borghesi in cerca di gloria, sempre pronti ad attaccare sofisticamente “ad hominem”, date le loro carenze sul piano logico e argomentativo. Problemi loro.

Quanto all’astio che gli stessi mostrano per non avere accesso ai nostri social, ribadiamo che non daremo mai spazio a fascisti e reazionari, ma agiremo lasciando pubblici i commenti anche critici dei compagni, ammesso che la critica rimanga costruttiva e non sfoci nell’insulto o nell’attacco immotivato.

Passiamo quindi ad alcune osservazioni sulla replica del “segretario” di questo “partito fake”, caratterizzato da autoincensamento narcisistico ed egocentrismo patologico (dichiara che la definizione di “rampante, borioso e presuntuoso” gli calza a pennello!), che si traducono in profondo disturbo politico.

Il disperato tentativo del gradasso del Socit – così come di altre formazioni rossobrune, rizziane, terzoposizioniste, nazimaoiste, etc. – è quello di staccare il fascismo dai suoi precursori: un’impresa vana.

È infatti impossibile separare il fascismo dal suo brodo di coltura formatosi in rapporto alla crisi economica, sociale, politica, morale, generata dalla prima guerra imperialista mondiale, che ha visto personaggi, correnti e movimenti (arditismo, nazionalismo, sindacalismo rivoluzionario, futurismo italiano, etc.) su posizioni apparentemente rivoluzionarie, ma in realtà conservatrici e reazionarie, confluire largamente e unificarsi attorno al regime mussoliniano. A volte con atteggiamenti di malcontento nel momento in cui vedevano rafforzarsi le posizioni dell’oligarchia finanziaria.

Non a caso il capetto del Socit ha taciuto nella sua grottesca risposta riguardo l’interventismo di De Ambris (beninteso, non alludevamo al fiumanista riguardo la guerra di Libia, ma ad una grande fetta di sindacalisti rivoluzionari) e di Corridoni nel contesto della prima guerra mondiale; ha invece citato gli Arditi del Popolo come se questi rappresentassero l’intero movimento dell’arditismo, che confluì in gran parte nel fascismo fornendo quadri e gerarchi.

Come abbiamo evidenziato nel nostro articolo, l’eterogeneità ideologica è una caratteristica tipica del fascismo, che serve per saldare assieme queste correnti nella lotta contro il movimento comunista e operaio. A tal fine utilizzano un “pantheon” sincretico, che ha come componente fondamentale il nazionalismo aggressivo e l’anticomunismo, l’avversione al materialismo dialettico e storico.

La stessa manovretta di artificiosa separazione viene compiuta per un’accozzaglia di personaggi e gruppi camaleontici emersi nel dopoguerra, allo scopo di nascondere la natura di classe della loro ideologia, evitando di presentarli come aperti anticomunisti e nazifascisti, schivando così il problema (di natura non solo ideologica, ma soprattutto pratica) dell’antifascismo.

Perché? Perché il Socit e gruppi simili devono presentarsi di fronte ai giovani senza partito e senza programma, con un “partito” e un “programma” zeppo di espedienti pseudo-rivoluzionari,  invece di figurare come fautori del fascismo e del vecchio nazionalismo imperialista che non avrebbero la stessa capacità di attrazione delle “soluzioni moderne” .

Il fascismo non emerse dal nulla, ma da un cambiamento delle condizioni politiche e ideologiche avvenute a cavallo fra due secoli, in cui si sviluppò la crisi dello Stato e della democrazia liberale borghese e si affermarono tendenze irrazionaliste, scioviniste, militariste, etc., formando un substrato favorevole all’avvento della dittatura aperta, terroristica, del grande capitale.

La formazione di questo substrato in campo ideologico, politico e psicologico, è la funzione e l’obiettivo del Socit, così come della variegata galassia neofascista. Queste forze non si fanno scrupoli nell’adottare formule incendiarie per attrarre una base giovanile oscillante, inquieta, allontanarla dal socialismo scientifico e integrarla nel fronte controrivoluzionario.

Non a caso in questi gruppi la critica alla borghesia è limitata ad aspetti formali, tutta interna al gioco elettoralistico e parlamentaristico, mai sostanziale, non toccando ad esempio la questione chiave della proprietà privata dei mezzi di produzione.

I nazional-imbroglioni possono spingersi fino alla proprietà borghese collettiva, cioè alla nazionalizzazione (peraltro solo delle banche) in regime capitalistico, ma non alla sua abolizione e alla socializzazione socialista: di qui gli elogi a gerarchi come Beneduce, visti come artefici della socializzazione statale, per l’appunto borghese e fascista. Nulla a che vedere con il socialismo  scientifico.

Come abbiamo scritto, nel programma del Socit non vi è alcun accenno alla liberazione sociale del proletariato, men che meno alla dittatura del proletariato,  ma solo alla “liberazione nazionale” (che nelle nazioni oppresse dall’imperialismo è una questione inseparabile dalla rivoluzione proletaria).

Questa “liberazione” consisterebbe nel passaggio al modello rappresentativo sindacalista (adottato dalla Repubblica di Salò, regime fascista collaborazionista del nazismo): un corporativismo volto a soppiantare le classiche istituzioni borghesi liberali, senza espropriare la borghesia economicamente e politicamente, ma difendendo a spada tratta il suo decrepito ordinamento sociale, il suo Stato forte e armato che mira a distruggere l’organizzazione indipendente di classe e condurre guerre di rapina, brigantesche. Nazional-socialismo, appunto, che con il socialismo non ha nulla in comune, ma è sciovinismo bestiale, banditismo politico e aggressione feroce ad altri popoli.

Una parola va infine spesa sulle “collaborazioni internazionali”, perché su questo terreno il fanfarone del Socit si sforza di apparire “diverso” (come se nazionalisti e fascisti non avessero rapporti internazionali).

Aspetto fondamentale della politica del Socit è la solidarietà fra patrie borghesi, completamente interna al sistema capitalista-imperialista. Lo scopo è di ostacolare la conquista dell’internazionalismo proletario da parte dei giovani, sostituendolo con un ’impegno internazionale” che serve a confondere le idee, fungendo da copertura dell’impresentabile nazionalismo piccolo borghese.

Non deve quindi stupire se per sostenere questo scopo reazionario, il Socit millanta rapporti con realtà revisioniste estere e interne. Ciò dimostra a un tempo la spregiudicatezza reazionaria e il cedimento dei rinnegati del socialismo che aprono spazi al fascismo.

L’ “analisi critica” dei Brics e delle concezioni del multipolarismo che il segretario del Socit vanta, sfocia in una lampante e voluta ambiguità; parla di dare rilievo alla “questione nazionale “, ma si esime dal dare un minimo giudizio o valutazione riguardo la natura della Russia e della Cina, reazionarie e imperialiste.

Il programma del Socit, falsamente internazionalista (in realtà antiamericanista) e intimamente contraddittorio (i “numi tutelari” del Socit erano convinti nazionalisti), è anche del tutto velleitario in quanto mira a creare un’internazionale di “patrie libere”: come potrebbe la “patria italica” garantire la libertà delle “patrie oppresse” se la borghesia imperialista non viene abbattuta?

Di qui la critica spietata che rivolgiamo al Socit di formulare vuoti appelli, utili solo a ingannare i proletari e a favorire la demagogia nazionalista reazionaria (i fascisti non hanno forse presentato le loro imprese banditesche come guerre della “nazione proletaria” e “missioni civilizzatrici”?).

Quanto alle calunnie che ci vengono rivolte di non avere legami internazionali (sic!), chiunque può facilmente rendersi conto della realtà che non può essere oscurata dalle menzogne di un pallone gonfiato artificialmente (come i suoi social) che vorrebbe conciliare l’inconciliabile: il socialismo proletario e il patriottismo borghese, Majakovsky e Marinetti…

In conclusione: quando critichiamo l’ideologia e la politica di gruppi come il Socit, zeppi di fascisti che si nascondono o “si vergognano” di essere tali, dobbiamo tenere presente l’obiettivo che essi si prefiggono in un determinato momento. Oggi quello di alimentare la confusione per raggruppare forze giovanili su posizioni funzionali all’offensiva sviluppata dai settori più reazionari e imperialisti della borghesia.

Rinnoviamo quindi l’appello ai giovani rivoluzionari di origine proletaria di rompere definitivamente col Socit e gruppi simili, per abbracciare il marxismo-leninismo e l’internazionalismo proletario.

15 aprile 2024

Gioventù marxista-leninista  

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