Fenomeni da comprendere e combattere

“Ascesa della reazione”, “aumento delle leggi ultra-reazionarie”, “fascistizzazione”, “attivismo dei movimenti di estrema destra”: con questi termini ed etichette si descrive comunemente uno sviluppo politico ed ideologico inquietante e pericoloso. Esso ha una dimensione internazionale, che si può osservare nei grandi paesi capitalisti europei come nel centro dell’imperialismo occidentale, gli Stati Uniti, nella forma del trumpismo.
Fascistizzazione
Per definire tale fenomeno, i marxisti-leninisti si basano sulla definizione dell’imperialismo come fase suprema del capitalismo, periodo nel quale il carattere decadente del capitalismo si manifesta con particolare forza. Con questa definizione si sottolineano i tratti distintivi dell’imperialismo: “reazione politica su tutta la linea”, intensificazione dell’aggressività del capitale contro il lavoro, repressione del movimento operaio e popolare ed aggressività della politica internazionale delle potenze imperialiste contro i popoli. Inoltre con la definizione si sottolinea che questa tendenza generale si sviluppa nel quadro dell’aggravamento della crisi generale del capitalismo, caratterizzato dall’intensificarsi della lotta di classe e dall’aumento della protesta sociale e politica contro il sistema da parte della classe operaia, delle masse popolari e dei popoli. Sulla base di questi diversi tratti, è possibile dare una determinazione il più possibile precisa, di ciò che con i termini di “ascesa della reazione”, “fascistizzazione”, ecc., si deve intendere.
Decadenza della democrazia parlamentare borghese
Il tentativo di introdurre apertamente un regime presidenziale o semi presidenziale non si è mai arrestato, dopo la sconfitta dei progetti di Berlusconi e di Renzi. Non si è trattato di un fenomeno lineare, ma è la tendenza che ha attraversato gli ultimi anni, prescindendo dal colore dei governi e delle maggioranze parlamentari che li sostenevano.
La legittimazione democratica diretta del presidente del consiglio, eletto a suffragio universale con apposita votazione popolare, che si svolge contestualmente alle elezioni per le camere, mediante una medesima scheda, è quanto prevede un disegno di legge costituzionale presentato dal governo Meloni lo scorso novembre.
Valorizzare il ruolo del corpo elettorale nella determinazione dell’indirizzo politico nazionale; favorire la coesione degli schieramenti elettorali; evitare il transfughismo e il trasformismo parlamentare: così suonano i motti impressi sulle bandiere issate dai professori governativi per conquistarsi il favore della piccola borghesia.
Questo progetto contribuisce alla delegittimazione delle istituzioni e dei meccanismi di rappresentanza della democrazia borghese, rafforzando allo stesso tempo il peso e l’autoritarismo dell’esecutivo. In secondo luogo, si fanno diventare usuali le procedure agevolate già consentite agli organi statali, per imporre, sotto il pretesto dell’indifferibilità dell’azione a difesa della società, leggi il cui effettivo contenuto è profondamente antioperaio e antipopolare.
Militarizzazione della società
Il militarismo è il sistema di permanente preparazione alla guerra, sia con armamenti, sia a mezzo di una propaganda, negli stati capitalisti.
L’”avvicinamento” dell’apparato statale alle aziende dell’industria militare, l’espressione delicata per mascherare la subordinazione aperta del primo alle seconde, trova la sua espressione piena nel disegno di legge depositato recentemente in Senato dal governo.
Il massimo coordinamento tra l’industria militare del paese e un comitato governativo ristretto, presieduto dal presidente del consiglio e costituito dai ministri dei principali dicasteri politici ed economici, per l’individuazione dei paesi verso i quali indirizzare l’esportazione di armamenti ed equipaggiamenti militari, tenendo presenti le ambizioni dell’imperialismo italiano nelle avventure militari in combutta coi propri alleati, è quanto questo disegno di legge dichiara.
Intanto, con il pretesto di custodire il “valore”, l’esercito italiano è sempre più chiamato a far rispettare i “legittimi” interessi delle grandi imprese italiane all’estero.
Con l’istituzione di cosiddette giornate del ricordo, si apprestano tribune particolari per seminare la politica imperialista della borghesia italiana, che ambisce, in competizione ed in combutta con le altre potenze imperialiste dell’occidente, all’espansione nei Balcani, in Africa e in Medio Oriente.
La nuova denominazione di “Giorno dell’unità nazionale” della ricorrenza del 4 novembre, acquista un significato che va oltre le commemorazioni e i rituali. La ricorrenza avrebbe lo scopo di riportare il militarismo al centro della società, per avvicinare i giovani alla guerra.
L’esercito, che con la “professionalizzazione” veniva considerato un’istituzione “separata” dalla società, con un accesso solo “volontario”, va ampliando la sua influenza e la diffusione dei suoi “valori” nella società, soprattutto nei confronti dei giovani.
Negli ultimi anni lo vediamo rivolgersi particolarmente ad essi attraverso la scuola, definendo come suo dovere generale di servizio quello di “trasmettere i valori italiani”.
Per la classe dominante, non si tratta per il momento di reintrodurre la leva obbligatoria, ma di creare una riserva militare e di “preparare la mente” della gioventù per i “conflitti ad alta intensità”, diffondendo i valori reazionari dell’esercito borghese.
Non basta denunciare gli effetti del capitalismo, bisogna combatterne la causa
Considerati nel loro insieme, questi sviluppi appaiono come un “piano congegnato”. La caratterizzazione di questo fenomeno con il termine di “fascismo” è molto diffusa. Da parte loro, i marxisti-leninisti hanno sempre posto attenzione a non confondere il processo con il suo esito, il fascismo.
L’errore più infausto sarebbe quello che prendesse piede l’idea dell’inevitabilità della vittoria della reazione. Questa concezione è sinonimo della negazione della crisi generale del capitalismo, così come della maturazione di una situazione rivoluzionaria negli anelli deboli dell’imperialismo.
Oggi non ci troviamo sotto un regime fascista: perpetuare questa confusione porta solo a demoralizzare le masse e a non lottare contro l’autoritarismo, la militarizzazione e le misure reazionarie che favoriscono l’andata del fascismo al potere.
Non la contrapposizione della democrazia borghese al fascismo è compito dei comunisti e degli operai avanzati, ma la difesa delle libertà democratiche in quanto spazio per l’organizzazione delle masse, contro il fascismo, per la rivoluzione proletaria.
I capi liberal-riformisti scansano qualsiasi seria lotta di massa contro lo sviluppo del fascismo, non solo per il timore che tale lotta accresca il movimento rivoluzionario contro la borghesia, ma anche per il timore di perdere nel corso della lotta ogni, seppure residua, influenza sulla classe operaia.
La questione cruciale resta quella di ricomprendere il concetto di fascismo nella critica del sistema capitalistico, nell’attività per accrescere la consapevolezza della necessità del rivolgimento rivoluzionario della società capitalista e dell’instaurazione di un nuovo ordinamento economico, sociale e statale.
In altre parole, fare della lotta contro il fascismo non una lotta “in sé e per sé”, ma una lotta incardinata nella più generale battaglia per il trapasso del potere da una minoranza di sfruttatori alla maggioranza degli sfruttati.
La divisione della classe operaia da parte del social-riformismo, la cui politica di sabotaggio della ripresa della lotta di classe spiana la via alla reazione; l’opposizione alla tattica del fronte unico per la mobilitazione delle masse lavoratrici contro il pericolo della reazione da parte del sinistrismo settario: entrambe producono sulla classe operaia e le masse lavoratrici l’effetto di infiacchirne la volontà di risposta e di minarne l’organizzazione.
Solo con la ricostituzione del partito comunista, la classe operaia potrà condurre una politica conseguente in grado di opporsi con tutta la determinazione che necessita al militarismo, alla fascistizzazione e al fascismo.
Alla realizzazione di questa grande missione chiamiamo tutti i suoi più coscienti elementi.
Da Scintilla n. 143, marzo 2024
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