Lenin sulla guerra

Gli insegnamenti fondamentali sull’atteggiamento del partito bolscevico nei confronti della guerra, della pace e della rivoluzione furono formulati da Lenin durante la prima guerra mondiale. Essi sono sintetizzati nella “Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell’U.R.S.S.”, capitolo VI, sezione 3, a cui rimandiamo i compagni per un’attenta lettura.
Le opere teoriche scritte da Lenin durante la guerra hanno un’importanza straordinaria per la classe operaia di tutti i paesi.
Ne “La guerra e la socialdemocrazia russa” (1914), Lenin spiega che ai comunisti “incombe innanzi tutto il dovere di svelare il vero significato della guerra e di smascherare senza pietà le menzogne, i sofismi e le frasi “patriottiche” propagate dalle classi dominanti, dai grandi proprietari fondiari e dalla borghesia in difesa della guerra”.
In questo stesso scritto, osserva che la condotta dei capi opportunisti e riformisti dei partiti socialisti dei principali paesi europei “confina con l’aperto tradimento della causa del socialismo”, in quanto essi tentano di sostituire il nazionalismo al socialismo. Di qui la necessità di rompere decisamente con l’opportunismo e di chiarire alle masse l’inevitabilità del suo fallimento per adempiere i compiti del socialismo e costituire un’effettiva unione internazionale dei lavoratori.
Nello scritto “Il socialismo e la guerra” (1915), Lenin stabilisce la distinzione fra pacifisti, anarchici e comunisti, tra guerre giuste e ingiuste, esamina i diversi tipi di guerre nei tempi moderni e riassume gli insegnamenti essenziali del marxismo per la politica della classe operaia nei confronti di una guerra ingiusta e imperialista.
Egli dimostra che la guerra scoppiata nel 1914 fu un’ingiusta guerra imperialista condotta tra due blocchi rivali di potenze imperialiste, la continuazione con mezzi violenti della politica delle “grandi potenze” e delle classi fondamentali al loro interno. Chiarisce che “l’’unità con gli opportunisti significa oggi in pratica la sottomissione della classe operaia alla “propria” borghesia nazionale, l’unione con essa per assoggettare altre nazioni e per lottare in favore dei privilegi di grande potenza, significa dunque la divisione del proletariato rivoluzionario di tutti i paesi”.
In una guerra del genere la classe operaia di ciascuna parte deve opporsi al proprio imperialismo e ha il compito di diffondere la parola d’ordine “trasformare la guerra imperialista in guerra civile” e lavorare in tal senso.
Lenin dimostra che una volta scoppiata la guerra imperialista è impossibile stabilire una pace giusta senza rovesciare i governi imperialisti. Quindi lo slogan astratto della “pace” lanciato durante la guerra da alcuni liberali e pacifisti è uno slogan ingannevole mentre è necessario desiderare la disfatta del proprio governo, al fine di abbatterlo.
Allo stesso tempo, Lenin dimostra che il sostegno alla guerra da parte dei “socialisti” della Seconda Internazionale (in Italia Turati, Modigliani, Bissolati, Mussolini, etc.) era un tradimento diretto del socialismo. Conia perciò l’espressione “social-sciovinismo” per definire la loro politica. Il social-sciovinismo è la difesa della patria in una guerra ingiusta intrapresa da persone che si definiscono socialiste. Lenin chiede la rottura con l’opportunismo e il social-sciovinismo su scala internazionale e la creazione di una nuova Terza Internazionale su base rivoluzionaria.
Lenin espone nuovamente l’atteggiamento marxista nei confronti della guerra imperialista in una conferenza sulla guerra tenuta a Pietrogrado il 15 maggio 1917 (“La guerra e la rivoluzione”). Egli sottolinea che nell’affrontare la questione della guerra la cosa fondamentale riguarda il carattere di classe della guerra, le ragioni per cui essa è scoppiata, gli obiettivi per cui la guerra viene condotta, le classi che la preparano e dirigono, le condizioni storiche e storiche-economiche che l’hanno provocata.
Lenin spiega che ogni guerra, in quanto continuazione della politica con altri mezzi, “è indissolubilmente connessa con il regime politico da cui deriva. È la stessa politica che una data potenza e una data classe in questa potenza ha condotto assai prima della guerra, è la stessa politica che questa classe prosegue durante la guerra, cambiando soltanto la forma della propria azione.”
Il grande bolscevico conclude che il vero colpevole delle guerre di rapina, ingiuste, è lo sviluppo del capitalismo e pertanto la sola via di uscita è il rovesciamento del dominio capitalista: “Ad una guerra condotta dai capitalisti di tutti i paesi si può mettere fine soltanto con la rivoluzione operaia contro questi capitalisti.”
In altri articoli Lenin tratta alcuni problemi particolari derivanti dalla guerra mondiale. In “La parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa” (1915) mostra che i lavoratori non devono sostenere uno slogan del genere. Finché le potenze imperialiste rimarranno in vita, gli “Stati Uniti d’Europa” non potrebbero significare altro che un accordo per spartirsi colonie e bottino e per sopprimere congiuntamente il socialismo.
Il socialismo alla fine renderà possibili “gli Stati Uniti del mondo”. Ma questo non è un obiettivo pratico al momento. Infatti, a causa dello sviluppo ineguale del capitalismo, «è possibile il trionfo del socialismo all’inizio in alcuni paesi o anche in un solo paese capitalistico, preso separatamente». Un paese o dei paesi di questo tipo, in cui il proletariato abbia preso il potere, sarebbe un centro della rivoluzione socialista, che attirerebbe “a sé le classi oppresse degli altri paesi, spingendole ad insorgere contro i capitalisti, intervenendo, in caso di necessità, anche con la forza armata contro le classi sfruttatrici e i loro Stati”.
Nel “Programma militare della rivoluzione proletaria” (1916), Lenin mostra che i comunisti non possono essere contro qualsiasi guerra. Perché ci sono le guerre di popoli oppressi che combattono per la loro liberazione; ci sono le guerre civili e le insurrezioni che sono il prolungamento, in certe condizioni, della lotta di classe; e quando il socialismo sarà instaurato, ci sono le guerre per difendere i paesi socialisti dagli attacchi imperialisti.
Nella seconda parte di questo articolo Lenin tratta ulteriormente l’atteggiamento della classe operaia nei confronti dell’addestramento militare, delle armi e dell’uso delle armi.
Nei suoi scritti e discorsi tenuti durante la prima guerra mondiale imperialista, Lenin mette a nudo la natura dell’imperialismo e delle sue politiche guerrafondaie, smaschera le radici delle guerre nell’epoca imperialista e spiega perché i proletari devono rovesciare questo sistema barbaro. Di conseguenza, Lenin avanza la parola d’ordine della “trasformazione della guerra imperialistica in guerra civile”. A questo lavoro si dedica incessantemente per prepararla, avendo come sbocco vittorioso la Rivoluzione Socialista d’Ottobre.
La storia ha più volte dimostrato che la tesi di Lenin sulla inevitabilità delle guerre fra i paesi capitalisti e imperialisti, non è superata, ma continua a sussistere; finché esisterà la proprietà privata, gli accordi di pace fra briganti saranno sempre temporanei e la guerra sarà usata per mettere a prova i loro rapporti di forza. Pertanto, per eliminare l’inevitabilità delle guerre, è necessario distruggere il sistema capitalista-imperialista.
7 novembre 2023
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
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