Una parola d’ordine sbagliata
Nel leggere l’intervento pronunciato dal Fronte Comunista (FC) nella conferenza dell’Azione Comunista Europea svolta in febbraio a Istanbul, siamo sobbalzati nell’osservare che fra le parole d’ordine che sostanziano la linea di questo “Partito” (così ora si definisce il FC) figura la seguente: “limitazione delle spese in armamenti alle sole esigenze di difesa del paese”.
Nell’avanzare tale parola d’ordine i dirigenti del FC, che pure riconoscono il carattere imperialista della guerra in corso in Ucraina e criticano le illusioni “multipolariste”, dimenticano che l’Italia non è uno Stato oppresso o un paese dipendente, ma è una potenza imperialista le cui “esigenze di difesa” sono determinate dalla classe al potere.
Ammettere le spese militari per le “esigenze difensive” significa perciò sostenere la propria borghesia, invece di denunciarne le nefandezze che commette in tempo di pace come in tempo di guerra, significa cadere nella rete di mistificazioni intessuta ai danni della classe operaia e delle masse popolari intessuta dalla classe sfruttatrice.
Quante guerre sono state scatenate dalla borghesia affermando di farlo per “la difesa della patria”, ingannando la classe operaia e le masse lavoratrici?
Quante volte la borghesia italiana e i suoi partiti, mentre diffondevano la narrazione del “rafforzamento della difesa del paese”, hanno messo in campo nuovi armamenti, inviato missioni all’estero (come quella nel Mar Rosso, definita “solo difensiva”), aumentato le spese militari?
Comprendono i dirigenti del FC che, stante il dominio borghese, dietro le ”esigenze di difesa” avanzano il riarmo e i piani militaristi, proprio come la politica imperialista, sia in tempo di pace che in tempo di guerra, è sempre antioperaia e volta all’asservimento dei popoli?
Sanno che uno dei modo migliori per predicare lo sciovinismo borghese è quello di far leva sulla “difesa della patria”?
I comunisti non sostengono né la politica “aggressiva” né la politica “difensiva” della borghesia, ma denunciano e combattono entrambe, con l’obiettivo strategico di strappare il potere dalle mani della classe che lo detiene.
Il compito del proletariato non è quello di restringere la propria azione di denuncia della politica guerrafondaia e limitare la mobilitazione di massa contro questa politica sostenendo la legittimità delle “spese di guerra difensive”, ma quello di difendere la sua unità di classe, i suoi interessi, il suo internazionalismo, le sue concezioni rivoluzionarie, la sua prospettiva di potere contro ogni sciovinismo, ogni demagogia patriottarda, ogni politica borghese.
Il proletariato rivoluzionario non appoggerà mai (e non voterà mai) alcuna spesa militare della borghesia imperialista, sia essa di pace o di guerra, difensiva o aggressiva. Fare il contrario significa cadere nel social-sciovinismo.
Compagni del FC! La parola d’ordine che va a riconoscere le spese in armamenti per le sole esigenze di ”difesa del paese” è contraddittoria con la posizione che in generale sostenete sulla guerra e con lo slogan “il nemico principale è in casa nostra”. Essa non deriva da un approccio di classe e rivoluzionario, non accresce l’indipendenza, la coscienza e la capacità di lotta del proletariato, ma è una parola d’ordine ingannevole, ingiustificabile e da rigettare.
Continuare a sostenerla non sarebbe che un tradimento del socialismo proletario e una vittoria dell’opportunismo.
Da Scintilla n. 143, marzo 2024
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