E’ IL CAPITALISMO A DOVER ESSERE SACRIFICATO, NON I LAVORATORI!

 

Mariarca Terracciano, l’infermiera dell’ospedale «San Paolo», madre di due figli, che nelle scorse settimane aveva protestato contro il mancato pagamento degli stipendi in una Asl di Napoli togliendosi 150 milligrammi di sangue al giorno, è morta ieri mattina, dopo tre giorni di agonia.

In un’intervista rilasciata nei giorni scorsi aveva dichiarato: “Può sembrare un atto folle ma voglio dimostrare che stanno giocando sulla pelle e sul sangue di tutti”.

Mariarca rivendicava il sacrosanto diritto allo stipendio, semplicemente perché aveva lavorato e doveva sfamare i suoi figli, pagare il mutuo.

La vicenda di Mariarca, che va a aumentare il numero dei lavoratori immolati quotidianamente sull’altare degli egoistici interessi borghesi, deve servire da lezione.

Da sempre gli sfruttati quando intraprendono una lotta mettono in gioco se stessi. Nei casi più estremi la loro stessa vita si trasforma in un’arma di lotta. Anche in ciò si vede che il proletariato rappresenta la classe «che non ha nulla da perdere, fuorché le sue catene».

In questi anni di crisi capitalistica interamente scaricata sui lavoratori abbiamo visto operai arrampicati sulle gru, sui tetti, imbevuti di benzina, in sciopero della fame, per protestare, sbloccare vertenze, farsi ascoltare da padroni, ministri, deputati e giornalisti sempre più sordi e insofferenti alla voce degli sfruttati. 

Alcune forme di lotta, così come quella praticata di Mariarca, sono emblematiche della condizione in cui versa la classe sfruttata: gettata in miseria, tradita, isolata, esasperata, repressa, senza apparente sbocco. 

Per uscire fuori da tale situazione c’è un solo modo. Questo stesso coraggio, questa risolutezza, questa enorme forza materiale e morale propria del proletariato dobbiamo imparare a utilizzarla non in maniera individuale, ma in maniera collettiva, contro la classe dei capitalisti e i loro rappresentanti politici. 

La domanda che oggi dobbiamo porre è: in una società in cui i lavoratori diventano medicanti e gli speculatori continuano a vivere nel lusso e nello spreco, in cui le merci vengono distrutte mentre c’è chi fa la fame, in cui la differenza fra proletariato e borghesia diventa sempre maggiore, chi deve essere sacrificato, chi deve essere svenato? I lavoratori oppure gli sfruttatori, i parassiti, i corrotti, gli evasori?

Di fronte all’indifferenza e al cinismo della borghesia abbiamo il dovere di difendere le nostre condizioni di vita, di unirci per realizzare forma di lotta incisive che non minaccino la nostra esistenza come classe e come persone, che non vadano ad offendere noi stessi, ma la classe dominante. Sicuramente la classe operaia ha le capacità organiche per far ciò.

Per non subire i nuovi sacrifici che il governo Berlusconi sta preparando, per far pagare la crisi alla classe che ne è la responsabile e ne sta beneficiando, per passare alla controffensiva, dobbiamo allora organizzarci, unirci in un fronte compatto, imporre con lo sciopero generale e la lotta di piazza le nostre rivendicazioni più urgenti, tracciando una prospettiva di rottura con questo sistema moribondo.

Vogliamo un governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati che sorga dalla lotta rivoluzionaria di massa per spezzare il dominio dei capitalisti e dare soluzione ai problemi vitali della maggioranza della popolazione. Questo deve essere il nostro obiettivo, altro che il 5% di riduzione degli stipendi dei parlamentari che propone il leghista Calderoli per farci accettare la macelleria sociale!

 

14 maggio 2010                                                               Piattaforma Comunista