“Effetto tropici”? NO, effetto capitalismo!

Da settimane che l’Italia centro-meridionale è sotto un caldo infernale a temperature con punte fino a 48°, mentre al nord si susseguono uragani di pioggia e grandine. Un’emergenza climatica e sociale non affrontata rispetto la quale governo e regioni hanno responsabilità gravissime.

Decine di roghi devastano la Sicilia. Interi quartieri di Catania e Palermo sono senz’acqua ed elettricità. I cavi interrati sotto l’asfalto rovente hanno ceduto, andando in cortocircuito. Un evento che si poteva facilmente prevedere ed evitare semplicemente annaffiando le strade interessate. Negli ospedali, anch’essi bloccati, servizi essenziali ben progettati e gestiti, dovrebbero in questi casi attivare in automatico  i gruppi elettrogeni di emergenza. Invece questi servizi negli ospedali coprono – quando va bene – solo le sale operatorie, mentre le stazioni di pompaggio dell’acqua potabile ne sono del tutto sprovviste.

Assicurare il funzionamento di un intero ospedale o l’erogazione di acqua non sono servizi essenziali?  Solo i trasporti per i vacanzieri lo sono, vietando gli scioperi? È così difficile individuare i punti di guasto e porre mano a riparazioni di emergenza? Perché non si sono predisposti piani di emergenza con cisterne ed autobotti? Quanto ci vuole per ripristinare l’aeroporto di Catania?

Al Nord la sequenza di trombe d’aria e grandinate, va avanti da giorni con case scoperchiate, auto danneggiate, morti e feriti. A Milano centinaia di alberi abbattuti. In Romagna e Friuli linee ferroviarie interrotte o rallentate. Inoltre morti nelle strade e nei campeggi. Tutto ciò era ampiamente prevedibile. Con temperature persistenti oltre i 35° e umidità elevata questi eventi sono certi ed estesi: solo questione di tempo. Non ci voleva molto a limitare drammatiche conseguenze!

Perché, non si sono requisiti i vasti parcheggi coperti dei centri commerciali? Perché, come ampiamente prevedibile (Romagna insegna), non ci sarà “alcun ristoro? Come al solito si scaricheranno i costi sui cittadini “che non si sono assicurati’.

La stessa totale indifferenza per i malori e i morti da caldo sui luoghi di lavoro. Nessun provvedimento è stato preso per evitare di lavorare nelle officine e nei campi come dentro un forno, con malori e decessi che si potevano e dovevano evitare.

È facile cavarsela con qualche allerta colorata. Siamo in piena emergenza climatica, che ministri, padroni e servi dei padroni, impegnati a difendere un mondo che muore, si ostinano a negare. Una crisi che si somma a quella economica, sociale, sanitaria, etc.: conseguenze inevitabili di questo modo di produrre e di consumare che per tanti anni la borghesia ha sbandierato e diffuso a piene mani, come indice di benessere e di ”superiorità” del capitalismo.

Non si tratta di un “effetto tropici”, egregio ministro Musumeci, ma dell’effetto del capitalismo che flagella la natura e la società!

Il governo in carica invece di darsi da fare mobilitando uomini, mezzi e fondi per alleviare le sofferenze della popolazione, pensa a emanare leggi e leggine per cancellare le responsabilità di chi deve gestire le emergenze e punta a salvare gli evasori fiscali. Per la guerra imperialista in Ucraina, per l’autocrate tunisino che lascia morire nel deserto i migranti, invece i fondi si trovano sempre, così come per il Ponte sullo stretto e per l’alta velocità. Per i lavoratori e la povera gente solo sacrifici!

Servirebbe un piano pluriennale di riassetto del territorio, così come la predisposizione di piani di emergenza. Ma in regime capitalista gli investimenti per la sicurezza ed il benessere comune sono considerati spreco di risorse, oppure si propugnano soluzioni come il “capitalismo verde”, utili solo per i monopoli, incapaci di risolvere le contraddizioni del sistema.

Finché vi sarà la borghesia al potere nulla di sostanziale cambierà, perché qualsiasi strategia che riduca i profitti non può essere considerata un’opzione praticabile, e ciò include qualsiasi azione reale sul clima.

La classe dominante non può abbandonare il capitalismo e la sua legge del profitto, neanche per fermare la minaccia esistenziale del cambiamento climatico.

Con l’innalzamento della temperatura del pianeta, quanto successo in questi giorni accadrà di nuovo e a subirne le conseguenze saranno soprattutto i proletari.

Spetta proprio a questa classe sociale, alla testa dei suoi alleati, risolvere il compito. Solo il socialismo può dare una vera prospettiva di invertire la tendenza e ristabilire, nel lungo periodo, un riequilibrio tra essere umano e natura.

Perciò necessario battersi, opporsi, denunciare, lottare uniti con tutte le forze che rivendicano un cambiamento urgente e radicale della situazione, il che implica la rottura rivoluzionaria con il sistema vigente, anche perché il clima non aspetta.

Mentre gridiamo “Via il governo dei padroni, dei ricchi e dei guerrafondai!”, non possiamo non ricordare che l’impegno di ogni proletario cosciente che abbia capito che in regime capitalista l’emergenza climatica potrà solo aggravarsi, è di stare con un piede nelle lotte di massa e con l’altro nella battaglia per la ricostruzione del Partito.

Senza Partito niente rivoluzione. Senza rivoluzione niente socialismo. Uniamoci, organizziamoci per farla finita con la barbarie capitalista!

25 luglio 2023

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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