Aleksandra Kollontaj, rivoluzionaria comunista

Non è semplice riassumere la vita e l’opera di una donna come Aleksandra Kollontaj, che ha dedicato tutte le sue energie nella lotta contro il capitalismo, lo sfruttamento del proletariato e l’oppressione delle donne, per il socialismo. Una comunista a cui le donne e i movimenti femministi devono moltissimo.

Volutamente citata come la fautrice del “libero amore”, riducendo così il suo lavoro sulla famiglia e sul matrimonio a una visione erroneamente libertina dei rapporti tra i due sessi, quando invece la nuova morale comunista ha sempre contrastato la licenziositá e l’ipocrisia borghese.

Per Kollontaj il matrimonio borghese è una catena che lega ai valori tradizionali le donne, valori che le opprimono e non le emancipano. Il matrimonio, che il capitalismo aveva trasformato in un mero contratto economico, si sarebbe trasformato così nell’unione di due persone innamorate, pronte a rispettarsi e con uguali diritti e doveri nella famiglia.

Aleksandra Kollontaj nacque a San Pietroburgo il 31 marzo del 1872 in una famiglia benestante. Rifiutò un matrimonio di convenienza con un alto ufficiale attendente dello zar e nel 1893, contro la volontà dei genitori, sposò un lontano cugino, l’ingegnere Vladimir Kollontaj, dal quale ebbe un figlio Michail, separandosi dopo 3 anni perché considerava soffocante una vita esclusiva di moglie e di madre.

Nell’agosto del 1898 si trasferì a Zurigo per seguire all’Università le lezioni di economia politica di Heinrich Herkner, marxista. Qui aderì al movimento socialdemocratico. Nel 1904 Lenin la chiamò alla collaborazione con un periodico bolscevico e nel novembre Kollontaj si unì definitivamente ai bolscevichi avviando anche corsi di marxismo per i lavoratori.

Il 9 gennaio 1905 Kollontaj era tra gli operai che marciarono verso il Palazzo d’Inverno e prese parte alle giornate che seguirono, dove si distinse come brillante oratrice.

Nello stesso periodo iniziò ad approfondire il proprio impegno sulla questione dell’emancipazione e liberazione della donna pubblicando “Gli elementi sociali della questione femminile”. Nel 1905, a Mannheim, partecipò alla IV Conferenza femminile della Socialdemocrazia tedesca e due anni dopo a Stoccarda, alla Conferenza femminile dell’Internazionale socialista, con l’amica Clara Zetkin, sostenendo il diritto al voto delle donne.

Nel 1908 venne processata due volte con le accuse di aver svolto attività antigovernativa tra le operaie tessili e di aver fatto appello alla rivolta nell’opuscolo “La Finlandia e il socialismo”. Fu quindi costretta ad emigrare dalla Russia e ad entrare in clandestinità.

Trascorse i suoi anni all’estero in una intensa attività politica.  In Germania aiutò il partito socialdemocratico nella propaganda e nell’agitazione; in Inghilterra lottò con gli operai per il suffragio universale; a Parigi organizzò uno sciopero di operaie per il partito socialista; prese parte alle lotte operaie in Belgio, in Svezia e in Norvegia.

Nel 1910 partecipò all’VIII congresso della II internazionale. Scrisse molte opere tra cui “La donna e la maternità” e “Le basi sociali della questione femminile” e lavorò intensamente per i giornali Rabotnitsa e Pravda.

Al Congresso internazionale Socialista di Basilea del 1912 Aleksandra Kollontaj  realizzò un piano di assistenza alla maternità che fu in buona parte adottato in Russia nel 1918.

Nel 1915, allo scoppio della guerra, prese parte alla Conferenza di Zimmerwald sostenendo la necessità di boicottare la guerra, e scrisse l’opuscolo “A chi è necessaria la guerra?”, destinato ai soldati. Tra il 1915 e il ‘16 attraversò l’America per perorare la causa socialista e tenne  conferenze contro la guerra.

Nel febbraio del 1917, quando fu abbattuto il regime zarista, la Kollontaj fece ritorno dall’esilio. Prima di partire Lenin le consegnò uno scritto, “Lettere da lontano”,  in cui spiegava che i fatti di febbraio erano solo la prima fase della rivoluzione e che la via per conquistare la pace era la conquista del potere da parte del proletariato. Venne dunque eletta – prima fra le donne – al Comitato esecutivo del Soviet di Pietrogrado. Fu lei ad organizzare il rientro in Russia di Lenin e ad appoggiare immediatamente le “Tesi di Aprile”.

Partecipò attivamente alle riunioni del Comitato Centrale, tra cui quella del 10 ottobre in cui si decise l’insurrezione armata contro il governo borghese. Nella notte tra il 24 e 25 ottobre 1917 fu a Smolny, quartier generale della Rivoluzione d’Ottobre.

Con la presa del potere la Kollontaj entrò a far parte del governo rivoluzionario e nominata Commissaria del popolo per l’Assistenza sociale, prima donna al mondo ad essere ministra di un governo.

Durante il suo incarico, venne decreta la distribuzione ai contadini delle terre appartenenti ai monasteri, l’istituzione degli asili nido statali, la creazione di mense, lavanderie sociali e l’assistenza alla maternità. La socializzazione dei lavori domestici avrebbe liberato le donne dalla oppressione di genere.

Nel 1918 Kollontaj fu tra le organizzatrici del Primo Congresso delle donne lavoratrici russe dal quale nacque lo Żenotdel, organismo per la promozione della partecipazione delle donne alla vita pubblica, per le iniziative sociali e la lotta all’analfabetismo.

Grazie al suo impegno, le donne ottennero oltre al diritto di voto e quello di essere elette, l’accesso all’istruzione, la parità salariale e nel 1920 il divorzio e il diritto all’aborto.

Kollontaj criticò l’introduzione della “Nuova politica economica” (NEP) e nel 1920-21 con Alexander Šljapnikov formò una corrente conosciuta come “Opposizione operaia”, che fu sciolta quando perse il congresso del partito.

Dopo questa sconfitta, secondo i detrattori del socialismo, si ritirò dalla vita politica perché non era più ben accetta a Lenin; in realtà poiché con l’emergenza della guerra civile era per lei impossibile attuare il suo programma politico, responsabilmente ritenne giusto mettersi a disposizione della causa socialista dove ci fosse bisogno delle sue capacità.

Grazie alla sua conoscenza delle lingue  nel 1923 fu prima membro della delegazione commerciale sovietica a Oslo e, quando la Norvegia riconobbe ufficialmente l’URSS, ambasciatrice, divenne la prima ambasciatrice donna al mondo.

Nel 1926 ebbe lo stesso incarico in Messico e nel 1930 fu all’ambasciata a Stoccolma. Nel 1933 ottenne da parte della Svezia la restituzione delle riserve auree che gli antibolscevichi vi avevano nascosto dopo la rivoluzione. Nello stesso anno venne insignita dell’Ordine di Lenin per la sua attività. Dal 1934 al ‘38 fu membro della delegazione sovietica alla Società delle Nazioni Unite a Ginevra.

I revisionisti sostengono che fosse invisa a Stalin e per questo inviata all’estero. Sicuramente fu una donna straordinaria e con una forte personalità, che rifiutò qualsiasi rapporto con i trozkisti e gli altri nemici del potere sovietico.

Fu proprio a lei che Stalin nel 1939, mentre il nazismo stava per entrare in guerra e l’URSS ancora cercava di negoziare con inglesi e francesi, affidò queste importanti parole: “Molte questioni del nostro partito e del nostro popolo verranno distorte e abusate, soprattutto all’estero e, sì, anche nel nostro Paese. Il sionismo, nella disperata fretta di conquistare la supremazia mondiale, sarà duro con noi e si vendicherà a causa dei nostri successi e delle nostre conquiste. Considerano ancora la Russia un paese barbaro, una riserva di materie prime. E anche il mio nome sarà calunniato; viene calunniato anche adesso. A me attribuiranno molti delitti”.

Aleksandra Kollontaj morì a Mosca nel 1952, senza mai aver tradito il socialismo e il partito bolscevico, sostenendo fino all’ultimo la causa della definitiva emancipazione dei lavoratori e delle lavoratrici.

Per approfondire la sua figura e la sua opera, poco conosciuta nel nstro paese, consigliamo i seguenti scritti e libri: Il Comunismo e la famiglia; Conferenze sulla liberazione della donna (1921); Autobiografia di una comunista sessualmente emancipata; il romanzo Vassilissa (pubblicato in Italia nel 1978) in cui si racconta la storia di un’operaia comunista militante, il suo percorso di emancipazione come donna e come rivoluzionaria proletaria.

Da Scintilla n. 149, novembre 2024

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