Alla lotta per forti aumenti salariali!

A fronte di una inflazione del 17% nel triennio 2022-2024, il recupero salariale previsto dal governo e dai padroni è inferiore al 6% Questo significa che i nostri salari hanno perso almeno l’11% del loro potere di acquisto.

Fanno fare la fame a chi produce tutta la ricchezza, mentre i parassiti si arricchiscono sempre più!

Le piattaforme per i rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro recuperano solo in parte, e in modo scaglionato, quanto abbiamo perso e le trattative sono a un punto morto.

I padroni, come quelli di Federmeccanica, sono disposti a elargire miseri aumenti salariali con il meccanismo truffaldino dell’indice dei prezzi (IPCA), a condizione di aumentare la “produttività” ovvero a intensificare lo  sfruttamento operaio.

Intanto i capi dei sindacati collaborazionisti  continuano nei loro balletti intorno al “tavolo”… dimostrando la loro inettitudine e la loro impotenza. La tanto decantata linea della “concertazione e della codeterminazione”, cioè della collaborazione di classe, si è sempre risolta a tutto vantaggio dei padroni e dei ricchi che hanno intascato lauti dividendi negli ultimi decenni.

Per i proletari oggi non c’è altro che paga scarsa, frequenti periodi di cassa integrazione e licenziamenti, ritmi forsennati quando si lavora, clima da caserma. Il malcontento per la situazione economica sale nelle fabbriche, aggravato dal fatto che la volontà degli operai, le loro esigenze non vengono tenute in minimo conto.

Per far trionfare le rivendicazioni immediate, per ottenere forti aumenti salariali in busta paga, specie per le categorie peggio pagate, gli operai e gli altri lavoratori sfruttati non hanno che un mezzo: la lotta.

E alla lotta dobbiamo andare uniti, nelle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro, con le proteste collettive, le fermate improvvise del lavoro, l’invio di commissioni operaie dai padroni e dai capi sindacali, la costituzione di comitati di lotta che uniscano tutti i proletari, perché l’impoverimento colpisce tutti, compresi quegli strati che finora erano considerati “privilegiati”.

È ora di alzare la testa, di far esplodere la nostra rabbia contro i capitalisti e i loro servi. È ora di passare allo sciopero duro, alle dimostrazioni di strada sotto le sedi del governo e degli industriali, i municipi, per esigere pane, pace e libertà per i lavoratori!

Alla lotta contro i padroni e il loro governo che ci prospetta un avvenire fatto di miseria e di guerra. Solo con scioperi veri, solo con l’unità di lotta della classe operaia, solo con l’organizzazione di classe si potrà ribaltare la situazione attuale.

Da Scintilla n. 148, ottobre 2024

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