D.L. n. 48: colpo di mano governativo

L’ex Ddl 1660, presentato dai ministri Crosetto, Nordio e Piantedosi, è avanzato nel suo cammino fra le “correzioni” del Quirinale, che non ne hanno modificato la sostanza, e il colpo di mano governativo che lo ha trasformato in Decreto-Legge n. 48 per inglobarne e peggiorare le norme.

L’abuso della decretazione d’urgenza, con il quale si è concretizzato un rozzo scavalcamento del parlamentarismo borghese, è il risultato delle difficoltà incontrate dal governo nel tentativo di far passare nell’opinione pubblica la politica più torbida e antioperaia dell’estrema destra.

Il D.L. 48 è stato pubblicato l’11 aprile.  Non si tratta di un “provvedimento sbagliato” come dicono le anime belle del riformismo. È invece un atto perfettamente in linea con la politica securitaria e guerrafondaia della classe dominante, che sa che la situazione può sfuggirle di mano e perciò introduce venti nuove norme penali per criminalizzare il dissenso e reprimere le proteste.

Un fatto emerge con chiarezza: al riarmo e alla preparazione della guerra all’esterno corrisponde la pacificazione forzata delle retrovie, la fascistizzazione dello Stato e l’intensificazione della repressione sul piano interno.

Questo processo reazionario oggi avanza con leggi, misure e atti liberticidi di cui il D.L. 48 è l’esempio più lampante.

Chi pensa che con la legge “sicurezza” il conflitto fra le classi si attenuerà ha fatto male i conti: esso continuerà a svilupparsi e si esacerberà, per precisa responsabilità della classe dominante e del suo governo.

Alla coscienza degli operai si rivelerà chiaro che il capitale è intenzionato a ricorrere alle maniere forti per imporre l’aumento dello sfruttamento. Ogni azione di lotta per le rivendicazioni vitali sarà una battaglia che urterà non solo contro i padroni, ma anche contro il loro Stato.

Lotta economica e lotta politica rivoluzionaria si legheranno sempre più, grazie all’intervento dei comunisti.

Negli ultimi mesi si è svolta un’ampia mobilitazione di massa contro l’ex Ddl 1660 che ha visto lavoratori, giovani, settori popolari, forze democratiche esprimersi nettamente per il ritiro in blocco di una legge repressiva e antioperaia, che limita la libertà di manifestare e di rivendicare i diritti di operai, lavoratori, disoccupati, pensionati, studenti, che attua forme di controllo e schedatura di massa antidemocratiche, punendo con anni di galera forme di lotta proprie della classe proletaria.

Anche al momento del colpo di mano governativo vi sono state vibranti proteste in molte città e sotto Montecitorio.

La mobilitazione più ampia, fino allo sciopero generale, durante il processo di approvazione della legge da parte del Parlamento,  va perciò sostenuta e praticata a livello locale e nazionale, con la parola d’ordine della cacciata del governo Meloni.

Con l’entrata in vigore del D.L. 48 la battaglia assume un aspetto  nuovo, ovvero quello della lotta contro l’applicazione di un provvedimento diretto principalmente contro la classe operaia, pilastro di un regime autoritario.

Occorre quindi avere uno sguardo più ampio, capire le modificazioni che la situazione impone e i compiti che si impongono. Ne indichiamo tre:

– Sviluppare la solidarietà di classe, arma indispensabile per contrastare i processi reazionari e repressivi, per la difesa delle forme e degli strumenti di lotta che permetteranno agli sfruttati  di resistere all’urto dell’attacco padronale e statuale che, man mano che la crisi economica procede e le politiche di guerra avanzeranno, andrà intensificandosi e divenendo sempre più reazionario e fascista.

– Realizzare l’unità di azione del proletariato, denunciando e smascherando chiunque agisce per mantenere divisioni e freni alla lotta per la difesa intransigente degli interessi e delle libertà della classe.

– Rafforzare l’organizzazione di classe, in  primo luogo l’organizzazione  e l’unità comunista per il partito, quale autentico reparto di avanguardia del proletariato, coinvolgendo in questo processo settori di operai avanzati i quali comprendono che nessun vantaggio, ma solo sconfitte, possono venire dai partiti parlamentari liberal-riformisti e populisti.

Occorre lavorare con pazienza e tenacia per accumulare e preparare forze, moltiplicare i legami con la classe utilizzando le possibilità esistenti per rafforzare le nostre posizioni e l’organizzazione comunista, sviluppando la coscienza della necessità e della possibilità della rivoluzione sociale del proletariato per costruire un  nuovo ordinamento sociale.

Da Scintilla n. 152, aprile 2025

 

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