Da un papa a un altro, per gestire la crisi di un bastione della controrivoluzione

Bergoglio, il sovrano assoluto dello staterello vaticano che mantiene una forte influenza ideologica e diplomatica, è morto il giorno dopo la pasqua dei cristiani, in pieno giubileo.
La sua scomparsa ha dato la stura ad una fiumana senza precedenti di ipocrisia, assieme al tentativo di annebbiare e delegittimare il 25 Aprile con cinque giorni di lutto nazionale.
Il gesuita da un passato oscuro in Argentina, fu eletto papa nel marzo 2013 dopo le dimissioni del debole Ratzinger per cercare di superare la crisi di un Vaticano e di una chiesa cattolica ingovernabili, scossi da scandali, corruzione, crimini sessuali, diffusione di documenti segreti, gravi problemi finanziari, acute lotte intestine.
Quale il bilancio dei suoi dodici anni di pontificato, dal “Buonasera” all’incontro con JD Vance?
L’obiettivo posto era salvare la barca di un’istituzione reazionaria che faceva acqua da tutte la parti, riconquistando consenso.
In un primo momento l’”effetto Bergoglio”, con la teologia populista e i gesti fuori dal protocollo, la sua capacità comunicativa, le sue prese di posizione inedite su migranti, sul rifiuto di scomunicare coppie divorziate e omosessuali, sulla violenza sessuale sui minori, sulla crisi ecologica, ha funzionato.
Ha smosso l’autoreferenzialità della cupola vaticana, veicolando l’immagine di un papa “vicino alla gente” e attirandosi il rancore delle correnti più reazionarie.
Ma alla lunga?
La rievangelizzazione verso le periferie geografiche e sociali, i poveri e gli emarginati (senza i quali la chiesa non esisterebbe), non è avanzata, specie in Europa.
Il dialogo con le altre religioni, nonostante gli incontri ad alto livello, ha segnato il passo.
Specialmente nei paesi a capitalismo avanzato gli ordini religiosi sono decimati dalle mancanza di vocazioni, dalla diminuzione continua dei seminaristi, dei religiosi professi e dei preti (mentre il numero dei vescovi è cresciuto). Il numero dei matrimoni religiosi e dei battesimi è in calo costante.
La questione dei diritti riproduttivi delle donne, specie dell’aborto, ha messo in luce i limiti invalicabili del presunto progressismo di Bergoglio.
Non c’è stata alcuna riconciliazione con la scienza moderna e la scuola è divenuta più retriva e restauratrice.
Il cosiddetto erede di Francesco di Assisi è rimasto sostanzialmente isolato sullo scenario internazionale. In tempi di guerra i suoi appelli per la pace non hanno avuto alcun risultato. Le contraddizioni con la politica di Trump lo hanno visto sulla difensiva.
Nonostante il “risanamento” e la riforma della curia romana, i bilanci del Vaticano sono restati in “rosso porpora”, con un deficit di circa 90 milioni di euro (14 milioni di dollari sarebbero stati versati da Trump alla vigilia del conclave).
La chiesa cattolica è rimasta “acciaccata” e divisa al suo interno.
A chi ha voluto vedere in Bergoglio un “socialista”, ricordiamo che questo papa ha denunciato alcune piaghe della società attuale, senza mai mettere in discussione il sistema capitalista che le genera; un sistema che il Vaticano e la chiesa difendono in nome della sacralità della proprietà privata e del profitto borghesi, benedetti da tutti i preti.
Ora è stato eletto papa dal conclave un cardinale yankee: Prevost. Si tratta di un conservatore agostiniano scelto trasversalmente come papa di mediazione fra correnti e organizzazioni clericali opposte (integralisti, modernisti, centristi) per salvare l’apparente unità della chiesa e mantenere la coesione della base cattolica, senza la quale l’apparato profondamente lacerato si debiliterebbe ancor più.
Grazie alle sue origini e al sostegno dei cardinali statunitensi cercherà di influire, con posizioni meno ostili, sulla politica di Trump. Al tempo stesso assicura il finanziamento delle diocesi più ricche del mondo, polmone finanziario indispensabile per il Vaticano.
La ventennale attività svolta in Perù da Prevost servirà per mantenere il consenso in Sudamerica, la riserva strategica del Vaticano (con il 27% di tutti i cattolici) insidiata dagli evangelici che predicano la teologia della ricchezza contro quella dell’assistenzialismo.
Prevost ha preso il nome di Leone XIV: è evidente il richiamo al papa dell’enciclica “Rerum Novarum”, così come l’obiettivo di mantenere l’influenza del cattolicesimo sui lavoratori e i sindacati, contro l’affermarsi di quel marxiano “movimento reale che abolisce lo stato di cose presente”, in via di ripresa e sviluppo in molti paesi del mondo.
L’elezione di Prevost è frutto di una scelta politica di galleggiamento, che non risolverà la crisi della chiesa cattolica.
Non può farlo perché questa potenza reazionaria è storicamente sulla difensiva e in declino dopo i colpi assestati dapprima dalla Rivoluzione francese e poi dalla Rivoluzione Socialista d’Ottobre.
La chiesa non ha potuto risollevarsi neanche dopo la sconfitta transitoria del socialismo, perché si sono esaurite le condizioni economiche della sua egemonia e subisce continuamente l’iniziativa dei suoi avversari. Non può più essere la forza ideologica dominante, ma è forza secondaria. Non può innovarsi perché ciò avrebbe per conseguenza ulteriori spaccature interne. E’ dunque destinata a perdere terreno e a subire influenze laiche esterne.
Seguiterà a fare da puntello alla borghesia malata terminale, che ne ha bisogno “così come una stampella sostiene un invalido” (Gramsci). Continuerà ad ottenere con i concordati privilegi, riconoscimenti e finanziamenti (pagati dai lavoratori). Cercherà di conseguire propri obiettivi ideologici ed economici, si ingerirà nella vita politica senza impegnarsi a fondo per attuare i principi sociali che afferma a parole, ma che non saranno mai attuati dalle gerarchie cattoliche e dalla borghesia che utilizzano sindacati e associazioni di massa cattoliche contro lo sviluppo del movimento antagonista del proletariato.
L’avvenire non appartiene al cattolicesimo, ma al socialismo proletario, che ha carattere di universalità e di integrale liberazione dell’umanità, in quanto esigenza posta dallo sviluppo storico.
E’ perciò compito dei comunisti portare avanti la critica radicale del cattolicesimo sul piano ideologico e politico, indebolire e combattere la nefasta influenza della chiesa e dell’alienante e narcotizzante ideologia religiosa nel movimento operaio e popolare, mentre si preparano i prossimi “assalti al cielo”.
Il partito comunista del proletariato per cui lottiamo serve anche a questo scopo, per elevare il livello di coscienza e di cultura del proletariato, rendendolo ideologicamente avanzato e omogeneo.
Maggio 2025
Organizzazione per il partito comunista del proletariato
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