Ennesima manovra finanziaria antioperaia e antipopolare, da respingere in blocco

La legge di bilancio presentata dal governo Meloni per il 2026  resta nel solco della politica di austerità, aggravata dal forte aumento delle spese militari.

Quella che appare come una manovra “leggera”, volta a ridurre il debito e la spesa pubblica in linea con i precetti dell’UE, in realtà va a sommare i suoi effetti perversi con quelli delle precedenti leggi finanziarie, aggravando le già dure condizioni di vita di milioni di lavoratori nei prossimi anni.

Detto in cifre, si prevedono circa 18,7 miliardi di interventi, dei quali 8 dovrebbero provenire da maggiori entrate fiscali e circa 10 da nuovi tagli alla spesa sociale (pensioni, sanità, trasporti, istruzione, casa…).

Questo mentre per le spese militari è previsto un aumento entro il 2028 di ben 23 miliardi, così suddivisi: 3,5 miliardi per il 2026, 7 miliardi per il 2027 e oltre 12 miliardi per il 2028, in linea con il piano di riarmo NATO.

Tante le misure sbandierate, poche quelle certe e definite, non risolleveranno l’economia stagnante.

Il governo reazionario cerca di attrarre un indistinto ceto medio con il taglio dell’aliquota Irpef, che passa dal 35% al 33% per i redditi oltre i 28 mila e fino a 50 mila euro. In pratica questa misura non porta alcun reale beneficio per i redditi più bassi (chi sta sotto i 28 mila non vedrà proprio nulla), mentre la fascia di reddito più alta (avrà un beneficio massimo di 440 euro, ovvero un caffè al giorno.  Lo sconto vale fino ai redditi di 200 mila euro, che avranno i risparmi più consistenti.

Per le pensioni: azzeramento della flessibilità in uscita. Si va in pensione sempre più tardi e sempre più poveri. Ma il superamento della legge Monti-Fornero non era il cavallo di battaglia dell’estrema destra che sta al governo? In realtà l’ha peggiorata!

Si prevede un contributo “una tantum” per ogni nuovo nato da accreditare su un fondo di previdenza complementare intestato al minore.  Aiuto alle famiglie o alle banche gestori dei fondi?

Le misure sulla natalità degli anni passati non hanno dato alcun risultato. Il tasso di natalità è al minimo storico, evidenziando una profonda crisi economica e sociale.

D’altronde, secondo un’indagine svolta da Federconsumatori nel 2024 mantenere un bambino nel primo anno di vita costa da 7.400 a oltre 17.500 euro. Appare evidente che i contributi governativi sono assolutamente irrisori.

Per la sanità, continua il de-finanziamento reale (rapporto Fondo sanitario nazionale/PIL). Si va verso l’ampliamento dei servizi erogabili dalle farmacie: visite ed esami in telemedicina, vaccini per gli over 12, ecc. Una conferma di quanto avviato durante l’epidemia di Covid,  che si presenta come un ulteriore passo verso la privatizzazione della sanità.

Nella scuola si cancella l’organico triennale dei docenti e del personale ATA. Stop alle supplenze brevi. Zero risorse aggiuntive sul contratto nazionale della scuola.

Il “contributo volontario” negoziato con   banche e assicurazioni è un inganno alla popolazione malcontenta e irritata. In realtà serve a incentivare le banche a distribuire agli azionisti gli utili messi a riserva, pagando un’imposta inferiore a quella prevista.

Agli industriali spettano 4 miliardi per innovazione e investimenti “green”, oltre alla riduzione delle imposte per le zone economiche speciali e di logistica integrata.

La legge di bilancio prevede inoltre la quinta edizione della rottamazione delle cartelle fiscali. Il numero massimo di rate consentite è previsto solo per chi ha debiti molto alti. Più alto è il debito più numerose saranno le rate che potranno andare da 50 euro per i debiti più risibili fino a 1000 euro.

Non si parla di lotta all’evasione fiscale che ammonta a circa 100 miliardi annui, anzi le continue rottamazioni e agevolazioni fiscali sono un premio agli evasori.

Queste misure mirano evidentemente a mantenere il consenso nella base elettorale delle destre.

Intanto prende corpo il piano, voluto dalla UE, di mettere le mani sui risparmi dei lavoratori per trasformarli in capitale di rischio e sostenere le spese militari.

La legge di bilancio 2026 non porta alcun reale beneficio alla classe operaia e alle masse popolari stanche di anni di sacrifici, tagli ai salari reali e ai servizi pubblici.

È invece orientata a sostenere i monopoli finanziari, i miliardari e i parassiti, dimostrando una volta di più come siano essi ad imporre la propria volontà allo Stato e ai governi borghesi, che si pongono al loro servizio.

Le controproposte della CGIL alle legge di bilancio si concentrano sul recupero del fiscal drag, una modesta tassazione dei redditi più alti e una minima imposta patrimoniale. Esprimono una visione interclassista e subalterna, per non infastidire il grande capitale.

Contro questa ennesima legge di bilancio antioperaia e antipopolare si deve sollevare il movimento operaio e sindacale, unendosi e mobilitandosi attorno al rifiuto della politica di austerità e del riarmo, esigendo l’introduzione di tasse e imposte che colpiscano le grandi imprese, i patrimoni dello strato più ricco della società; la tassazione fortemente progressive su profitti, rendite, interessi, redditi;  un forte aumento dei salari, l’abolizione della legge Monti-Fornero e del precariato; l’aumento delle spese per la scuola e la sanità pubblica.

Rivendicazioni parziali da sostenere con le manifestazioni di piazza, gli scioperi di categoria e lo sciopero generale nazionale unitario!

Da Scintilla n. 155, ottobre 2025

 

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