Ex Alitalia: fermare l’ondata di licenziamenti!

Il copione è sempre lo stesso: le aziende che non fanno profitti a sufficienza quando passano di mano il compratore esige, quasi fosse una clausola, un consistente, talora massiccio, sacrificio occupazionale.
Anche questa volta la vendita della ex-compagnia di bandiera alla tedesca Lufthansa, con il beneplacito della UE che favorisce con differenti mezzi i processi di concentrazione monopolistica, ha comportato un gran numero di esuberi, ben 2.245, compresi quelli che non sono riusciti a transitare in Alitech e Swissport-Italia, nate dallo smembramento di Alitalia.
Tali esuberi sono al momento in cassa integrazione, con scadenza al 31 ottobre, senza che finora si sappia qualcosa del ventilato provvedimento di proroga per un anno, mentre si sa che i licenziamenti sono stati comunicati per via informale.
È bene far notare che si tratta in gran parte di professionalità “alte”, tipo piloti e controllori di volo, di cui tutto il sistema del trasporto aereo potrebbe giovarsi.
Ebbene, in questa situazione drammatica, stupisce il “basso profilo” finora tenuto dalle organizzazioni sindacali di categoria, teso ad ottenere il promesso provvedimento di proroga della Cig (che non arriva) senza aver messo in piedi una adeguata e visibile mobilitazione per la salvaguardia dei posti di lavoro.
Che cosa si aspetta a muoversi? Non spereranno mica nelle promesse del governo e di alcuni settori di Fratelli d’Italia? Quando mai questo governo e questo partito di estrema destra sono passati dalla demagogia all’azione concreta a difesa dei lavoratori?
Lo chiediamo non tanto al signor Landini assai impegnato nella raccolta di firme per i referendum, ma per nulla sui fronti concreti di difesa degli interessi urgenti e vitali delle decine di migliaia di lavoratori a rischio licenziamento, quanto alle OO.SS. di “base” che dicono di essere più vicine a questi interessi.
Organizzazioni che fino alla scorsa primavera nel settore trasporti hanno prodotto scioperi partecipati e significativi, con cancellazioni di centinaia di voli, malgrado le leggi antisciopero.
Ebbene, la difesa dei posti di lavoro non è meno importante del salario, delle indennità, di altri diritti.
Si costituisca perciò da subito una piattaforma di lotta per la ricollocazione degli esuberi all’interno del settore, senza introdurre elementi di concorrenza fra i lavoratori, ma unendoli nella lotta al grande capitale.
In piedi ed alla lotta dunque! Ed a partire proprio dalla base vanno riattivati lavoratori e delegati, senza distinzione tra chi è in servizio e chi no, tra chi lavora e chi è in Cig, tra giovani e anziani. Vanno indette da subito assemblee informative, ma soprattutto di mobilitazione concreta.
Vanno costruiti comitati unitari di lotta, senza discriminazioni di appartenenza sindacale, tra loro coordinati, va proclamato lo stato di agitazione scendendo subito in piazza e perseguendo iniziative unitarie nei grandi aeroporti, in preparazione di un necessario sciopero generale.
Nessun lavoratore deve essere lasciato a casa, neanche con accordi di accompagnamento alla pensione, che possono risolvere singoli casi ma non dare una risposta di classe all’attacco portato avanti da governo e padronato.
Il settore ha una notevole forza contrattuale. Ebbene, sia messa subito in campo!
Da Scintilla n. 147, settembre 2024
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