Fondere il socialismo scientifico con il movimento operaio
Come Lenin e Stalin hanno più volte chiarito, il partito rivoluzionario della classe operaia è la combinazione, la fusione del movimento operaio col socialismo. Non con ogni socialismo, non con il socialismo borghese o piccolo-borghese, ma con il socialismo proletario, scientifico.
Come afferma Lenin, “Un periodo in cui movimento operaio e socialismo sono esistiti l’uno staccato dall’altro, seguendo ciascuno una propria via, c’è stato in tutti i paesi”. Fintanto si sono sviluppati separatamente, non potendo combinarsi o fondersi insieme, “in tutti i paesi da tale distacco è risultata una debolezza del socialismo e del movimento operaio; in tutti i paesi solamente l’unione del socialismo col movimento operaio ha potuto creare una solida base sia per l’uno che per l’altro” (V. I. Lenin, I compiti urgenti del nostro movimento, 1900).
Questa combinazione e fusione non avvengono spontaneamente, e come ha dimostrato l’esperienza storica, non progrediscono come un processo ininterrotto, un’unità che una volta realizzata si sviluppa riproducendosi di continuo, senza essere scossa o spezzata nuovamente. È un processo complesso con i suoi alti e bassi, i suoi zig zag, che si realizza in diverse forme e acquisisce caratteristiche specifiche in ciascun paese e in diversi periodi e condizioni storiche.
Come il processo di formazione e sviluppo della teoria marxista e del socialismo, il processo della sua combinazione col movimento operaio è la storia di una lotta determinata e ininterrotta contro tutte le correnti borghesi, dalla più liberale alla più reazionaria, contro il socialismo borghese e piccolo borghese.
Oggi il livello di coscienza politica e di organizzazione della classe operaia è arretrato. La contraddizione tra le condizioni oggettive della classe operaia e la sua condizione soggettiva può essere risolta solo attraverso l’organizzazione di un deciso e abnegato lavoro tra le masse, in particolare la classe operaia, e combinandolo con una lotta ideologico-teorica basata sulla teoria marxista-leninista.
Ci troviamo oggi, dopo che un periodo di legame frutto di dure lotte e sacrifici da parte dei comunisti è stato spezzato dalla deviazione revisionista e dall’offensiva borghese, “all’inizio” del processo di fusione del movimento operaio col socialismo proletario. Perciò come insegna Lenin “dobbiamo dedicarci completamente a lavorare tra gli operai ed essere risoluti a impedire decisamente la più piccola deviazione da questa via” (V. I. Lenin, I compirti dei socialdemocratici russi, 1897).
Questo significa che dobbiamo sforzarci di portare il lavoro di propaganda, di agitazione, di organizzazione tra la classe operaia e soprattutto tra i moderni operai industriali, procedendo alla distribuzione delle forze e compiti di conseguenza, e imparando a condurre i tre aspetti principali della lotta, vale a dire la lotta teorico-ideologica, politica ed economica, in questa prospettiva.
Collocare il centro dell’iniziativa politica e dell’attività tra gli operai, non significa trascurare gli altri settori del proletariato e dei lavoratori, né il lavoro tra di essi. Al contrario, questo è il modo per spianare la strada all’espansione dell’influenza in questi settori.
Di conseguenza, non dobbiamo mai sottovalutare le lotte operaie che si sviluppano, anche se si basano sulle più piccole rivendicazioni di classe, ma agire per far progredire queste lotte prendendo parte ad esse e indirizzandole.
Non possiamo rimanere a braccia conserte di fronte a scioperi importanti e azioni di resistenza, ma dobbiamo cercare di intervenire in esse, con l’obiettivo di sostenerle, stabilire e sviluppare legami.
La critica di Lenin all’economismo è usata, particolarmente da alcune correnti del socialismo piccolo-borghese, per sminuire e banalizzare la lotta per le rivendicazioni urgenti degli operai.
I comunisti devono lottare contro le tendenze che sottovalutano il movimento spontaneo tanto da rimanere indifferenti davanti ad esso, così come le tendenze che lo sopravvalutano e lo venerano, dimenticando i loro compiti primari.
Dobbiamo unirci alla lotta delle masse per le rivendicazioni urgenti, ma non limitare a ciò la nostra attività tra le masse. La nostra attività non deve solo formulare compiutamente le rivendicazioni dei lavoratori ed essere l’elemento partecipante più avanzato di queste lotte, ma deve anche unire l’agitazione economica tra i lavoratori, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, con la nostra attività di chiarificazione-agitazione e propaganda basata su esempi reali e concreti, che si pongono nel corso e in sintonia con queste attività.
L’opera di denuncia e agitazione politica deve indubbiamente comprendere la diffusione delle nostre rivendicazioni politiche e programmatiche, nella prospettiva, che mai va persa di vista, del rovesciamento del potere borghese e dell’organizzazione della classe operaia come classe dominante.
Ma se non si organizza un lavoro sistematico e ininterrotto di denuncia politica, agitazione e propaganda tra i lavoratori sfruttati, fra le loro associazioni di massa, specialmente i sindacati, in questa fase atta ad attrarre gli elementi più coscienti, non saremo in grado di elevare la coscienza e l’azione della classe operaia al livello di coscienza politica e di lotta necessaria per la sua emancipazione.
Il movimento della classe operaia e la disorganizzazione ideologica, politica e organizzativa del movimento operaio oggi esigono di lavorare per la sua unità, costruendola nella lotta, sollevando le sue istanze immediate e unendo queste lotte quotidiane con la lotta contro i capitalisti, i governi borghesi e le loro politiche reazionarie e guerrafondaie.
Occorre operare per raggiungere la più ampia unità sindacale e politica della classe operaia e l’unità della classe operaia con le altre classi lavoratrici e gli strati oppressi della società per soddisfare le loro esigenze immediate, così come la loro partecipazione alla lotta contro il capitale e alla reazione, nella prospettiva della rivoluzione proletaria.
Il lavoro di propaganda che si coniuga con la denuncia e l’agitazione economica e politica, diffondendosi progressivamente a un’ampia fascia dei lavoratori, deve diventare una parte fondamentale della nostra attività e del nostro lavoro quotidiano.
Senza di esso è impossibile il progresso degli operai, soprattutto dei loro settori avanzati, e che questi diventino i quadri del futuro partito.
Da Scintilla n. 148, ottobre 2024
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