I lavoratori non possono essere ingannati a lungo

I fatti, che a differenza delle sguaiata demagogia governativa hanno la testa dura, provano il totale fallimento del governo Meloni.
Giunto a metà legislatura, questo esecutivo ha lasciato alle sue spalle mille giorni di disastri.
La produzione industriale è in calo continuo da 27 mesi con settori strategici come metallurgia, mezzi di trasporto, prodotti petroliferi, gomma e materie plastiche, siderurgico e tessile che registrano cali notevoli. In generale l’economia ristagna attorno allo zero, ma l’industria nel primo semestre è diminuita del 2.8%.
I salari perdono continuamente potere d’acquisto (vedi articolo a pagina 4). I licenziamenti si susseguono, 300 mila lavoratori sono in Cig, Il precariato e il lavoro nero dilagano.
Nonostante le promesse si va in pensione sempre più tardi e con assegni più bassi. Ora il governo vuole mettere le mani anche sul Tfr dei lavoratori e delle lavoratrici!
Sono state azzerate le misure di sostegno al reddito, tagliati i fondi per la povertà e la disabilità.
Sul piano della sicurezza sul lavoro verrà ricordato come il governo delle stragi, dei subappalti a cascata e del boicottaggio del referendum al riguardo.
Quanto al tasso di occupazione, al netto dei numeri falsi dati in pasto ai media, l’Italia è ultima in Europa, con percentuali miserevoli per donne e giovani.
Il solo record che il governo può vantare è quello della povertà (5,7 milioni di persone in povertà assoluta; 8,5 in povertà relativa). Al sud i lavoratori poveri sono pari al 31,2 per cento del totale. La distanza fra nord e sud del paese aumenta, mentre la crisi demografica non si arresta.
Il debito pubblico ha sfondato quota 3.070 mld, con un incremento di circa 300 mld dall’ottobre 2022, spinto dalle spese di guerra e dagli interessi clientelari.
L’equilbrio finanziario è precario, mentre si continua con le sanatorie agli evasori e i condoni fiscali. Le dismissioni del patrimonio statale non basteranno a disinnescare una bomba ad orologeria che prima o poi esploderà.
Le spese militari crescono a dismisura (45 mld nel 2025) per i desiderata USA e i rapaci interessi dei monopoli bellici, mentre la sanità pubblica è in una crisi senza precedenti, con perdita di finanziamenti, offerta di servizi sempre più ristretta e liste di attesa infinite.
Sui problemi posti dal cambiamento climatico, sul dissesto idrogeologico, il governo Meloni non ha fatto nulla.
Sul piano internazionale ha dato prova di vergognosa subalternità verso gli USA. Ha aumentato al 5% le spese militari e approvato altri pacchetti di “aiuti” a Zelensky. Silenzio e complicità sul genocidio del popolo palestinese.
Clamoroso il fracasso del modello Albania per i migranti (Edil Rama s’inginocchia e ringrazia per i miliardi incassati). Il caso del boia Al Masri ha mostrato al mondo l’ipocrisia e l’affossamento di ogni diritto umanitario da parte di un esecutivo di bugiardi, inetti e codardi.
I dazi alla UE sono il naufragio della strategia “diplomatica” meloniana che mirava a fare da “ponte” con Washington. Partita persa anche per quanto riguarda le politiche agricole UE. Il piano Mattei è un altro fiasco di questo governo che agisce per soddisfare le ambizioni africane del grande capitale italiano ed europeo.
Con il governo Meloni il declino e il degrado dell’imperialismo italiano si sono aggravati e accelerati su tutti i piani e in tutti i campi.
La decantata stabilità del governo non è che il risultato della fallimentare politica borghese del “campo largo” e del collaborazionismo dei capi sindacali.
Mentre l’esecutivo guidato dall’estrema destra galleggia grazie all’impotenza liberal-riformista, padroni, grandi azionisti e politicanti si arricchiscono e milioni di proletari, lavoratori sfruttati, giovani e donne del popolo sprofondano nella miseria.
Il fiasco del gabinetto di governo ha un volto: quello della “influencer” che lo presiede. Una consumata attrice melodrammatica, menzognera e ingannatrice, circondata da una cricca cleptocratica. Giunta a Palazzo, ha mantenuto la sua indole da fascistella intollerante verso ogni forma di pensiero critico.
I potenti gruppi monopolistici privati e pubblici di cui è espressione l’hanno mandata al potere per portare avanti il loro programma reazionario e antipopolare, eliminando le residue conquiste democratiche e schiacciando le forze sane e rivoluzionarie della classe operaia, della gioventù proletaria, delle masse popolari. Ma l’estrema destra non risolve la crisi del capitalismo italiano, l’acutizza.
Di fronte alla drammatica realtà e alle promesse mancate, cresce la protesta operaia e sociale. La partecipazione alle dimostrazioni e agli scioperi è in aumento, aumenta anche il malcontento fra strati di lavoratori finora passivi.
Più il governo fallisce, più si restringono le sue basi sociali e più vira verso l’autoritarismo e la repressione; più agisce per lacerare il tessuto sociale dove agiscono impuniti i gruppi fascisti utilizzati per dividere la classe con il razzismo e la xenofobia.
In questa situazione il rifiuto della politica governativa di austerità e regressione sociale, di riarmo e militarizzazione, la mobilitazione delle masse, cresceranno e si inaspriranno, nonostante e contro la legge “sicurezza” e i balbettii dell’opposizione borghese interessata solo alle poltrone.
L’obiettivo politico che indichiamo al proletariato e alle masse popolari è la cacciata con la mobilitazione di massa, nelle fabbriche e nelle piazze, del governo Meloni. Solo un’irriducibile la lotta di classe batterà questo governo!
L’unità degli operai, dei contadini, delle classi lavoratrici e dei settori oppressi, le politiche di fronte unico e di fronte popolare, imperniate sulle rivendicazioni di classe, sono fondamentali per affrontare il momento attuale.
La soluzione dei gravi problemi delle masse lavoratrici e popolari del nostro paese, il quadro politico entro cui troveranno soddisfazione le esigenze che esprimono i proletari occupati e disoccupati, gli strati oppressi e impoveriti dal capitalismo, non possono essere dati dalla classe dominante e non consistono in un cambiamento di formule parlamentari che lascino intatto il vigente ordinamento sociale.
La sola soluzione sta in un governo rivoluzionario che rappresenti gli interessi vitali, l’ampia alleanza e la stretta collaborazione del proletariato e dei lavoratori sfruttati della città e della campagna, del braccio e della mente, che sorga dalla loro stessa lotta.
Questa alleanza può essere costituita solo sulla base della funzione dirigente della classe operaia, la forza più interessata nella lotta per un nuovo e superiore sistema sociale, emancipato dalla proprietà privata borghese.
Solo così potremo uscire dal tunnel del declino e dal degrado attuali per conquistare il futuro socialista e comunista.
Un cammino che per essere percorso fino in fondo rende necessaria la formazione di un autentico partito comunista del proletariato, la bussola di chi lotta per il progresso della società, la garanzia della vittoria!
Da Scintilla n.154, settembre 2025
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