I timori del sistema per un riformista che si dichiara socialista
Nostra traduzione di un articolo pubblicato sul sito The Red Phoenix
Zohran Mamdani – musulmano, immigrato e autoproclamato socialista democratico – è riuscito a vincere le elezioni per la carica di sindaco di New York City, in un paese che ha educato la propria popolazione ad odiare tutto ciò che sa di socialismo come un dovere patriottico. Sebbene Mamdani non sia così radicale come l’establishment vorrebbe farci credere, la sua vittoria è indicativa del malcontento della popolazione nei confronti dello stato attuale delle cose e del desiderio di cambiamenti politici sulla via del progresso e dell’equità. Questo risultato non deve essere considerato come una vittoria risolutiva per il popolo, ma piuttosto un punto di partenza per i veri socialisti affinché concentrino ulteriormente i loro sforzi nell’organizzazione delle loro comunità e dei loro luoghi di lavoro.
Il Partito Democratico e il Partito Repubblicano hanno dimostrato da tempo di servire i medesimi interessi, con Joe Biden che parla di “genocidio” [Durante un comizio, il presidente statunitense ha accusato la Russia e il suo presidente Putin di stare compiendo un “genocidio” in Ucraina. N.d.T.] e Kamala Harris che parla di “Olocausto” [Dichiarazione della Vicepresidente Harris in occasione della Giornata della Memoria. N.d.T.] alla guida di un’amministrazione che ha finanziato un genocidio in Palestina, ha svenduto l’Alaska alle compagnie petrolifere con il Willow Project, ha infranto praticamente tutte le promesse elettorali, compreso il condono dei prestiti studenteschi, e ha aumentato massicciamente il budget destinato alle organizzazioni terroristiche sponsorizzate dallo Stato, come l’ICE. Un’unica promessa che Biden sembra aver mantenuto durante la sua amministrazione è stata quella che “nulla sarebbe cambiato in modo sostanziale”.
Mamdani, d’altra parte, ha sostenuto la causa palestinese, distinguendosi dai politici filosionisti che dominano la politica americana, visti i loro interessi in Medio Oriente e i milioni che spendono per le loro campagne elettorali. Per finanziare proposte come il blocco degli affitti, l’assistenza all’infanzia gratuita e i supermercati sovvenzionati, intende tassare i ricchi, questioni che preoccupano sia i democratici che i repubblicani dell’élite.
Mamdani concorreva come candidato del Partito Democratico quando ha vinto le elezioni primarie, nonostante la schiacciante opposizione della maggioranza del partito, che ancora oggi lo guarda con profondo sospetto e lavora costantemente per screditarlo.
La fazione conservatrice del Partito Democratico e la maggioranza del Partito Repubblicano si sono schierate a sostegno dell’ex governatore caduto in disgrazia e molestatore sessuale Andrew Cuomo, con il fascista Donald Trump che è arrivato persino ad appoggiarlo. Trump sta addirittura minacciando di inviare la Guardia Nazionale a New York e di arrestare il candidato democraticamente eletto. Entrambi i gruppi riversano il loro odio più astioso su Mamdani, accusandolo di essere un terrorista, un antisemita e, naturalmente, un comunista. Nessuna di queste accuse è vera (purtroppo neanche l’ultima) e molti dei suoi detrattori basano le loro “critiche” su nient’altro che l’islamofobia.
Ma chiariamo una cosa: Mamdani non è un radicale, non è un socialista. Alcune delle sue politiche andranno sicuramente a vantaggio della classe operaia di New York, ma come dimostrato dal suo ripensamento sulle questioni relative alla Palestina (cadendo nella retorica genocida del “diritto all’esistenza” dello Stato d’Israele) e dal suo piano di mantenere nella carica l’attuale Commissario di polizia di New York City, Jessica Tisch, egli è ancora legato agli interessi del Partito Democratico e dei capitalisti nel loro complesso. Se Mamdani minacciasse seriamente il potere della classe dirigente, verrebbe eliminato in un modo o nell’altro. È destinato a seguire la linea e alla fine a cadere nelle mani dell’élite del Partito Democratico, come ha fatto la cosiddetta socialista Alexandria Ocasio-Cortez.
Zohran è un socialdemocratico, un personaggio che propone riforme con un tono più radicale rispetto a Biden e altri. Non propone una rivoluzione che rompa con il capitalismo – non propone nemmeno di rompere con il Partito Democratico – ma solo che le politiche siano rese «più umane», cosa impossibile a causa della insaziabile avidità di coloro che detengono il potere reale in questo sistema, che non accetteranno che anche solo una piccola parte dei loro enormi profitti venga loro sottratta attraverso la tassazione, figuriamoci soluzioni realmente radicali come la riappropriazione e la collettivizzazione.
Ciononostante, il fatto che una persona, che si definisce socialista, possa essere eletta a una carica amministrativa così importante negli Stati Uniti significa che i venti stanno cambiando. La classe operaia americana sta raggiungendo un punto di rottura, incapace di tollerare ancora a lungo gli eccessi dell’austerità capitalista.
Le crisi del capitalismo hanno minato la credibilità dei politici dell’élite. Finora, i sentimenti di solidarietà e i bisogni primari hanno spinto gran parte del popolo americano a rifiutare le politiche e i comportamenti scandalosi dell’amministrazione Trump e di tutti gli enti amministrativi di livello inferiore che ne seguono l’esempio. Tuttavia, la stragrande maggioranza non comprende ancora la vera strada da seguire e continua a lottare per ottenere riforme all’interno del sistema capitalista.
Il socialismo non è più una bestemmia negli Stati Uniti; le menzogne che ci sono state raccontate per anni stanno venendo alla luce. La classe operaia internazionale accoglie la classe operaia statunitense nelle file del movimento di classe combattivo e consapevole. Un candidato che fa concessioni così sostanziali ai lavoratori è quasi inaudito negli Stati Uniti, e ciò è avvenuto perché il proletariato ha intrapreso sempre più la lotta per sé stesso. Ha iniziato a destarsi e a riconoscere il proprio ruolo rivoluzionario nella storia. Ha iniziato a rendersi conto che il sistema capitalista può significare solo guerra e sfruttamento, sia in patria che all’estero. C’è ancora molta strada da fare: le elezioni non sconfiggeranno il fascismo, solo noi possiamo farlo.
La vittoria di Mamdani è un invito a lottare ancora più duramente, a lavorare per organizzare le nostre comunità e i nostri luoghi di lavoro e a continuare a resistere al regime fascista di Trump.
Lunga vita alla classe operaia americana! Lunga vita al socialismo!
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