Il capitale finanziario italiano allunga i suoi tentacoli in Ucraina

La borghesia monopolista italiana si mobilita per accaparrarsi investimenti in vista della ricostruzione dell’Ucraina. La visita di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, a Kiev in cui ha incontrato Zelensky, il Ministro degli Esteri ucraino Kuleba ed altri ministri e viceministri, ha messo a nudo il carattere ipocrita degli “aiuti” al paese invaso dalle truppe di Putin e confuta le concezioni piccolo-borghesi e reazionarie di taluni “sovranisti”, e perfino di sedicenti “comunisti”, che sminuiscono il carattere brigantesco del nostro imperialismo dipingendolo solamente come assoggettato al fronte euro-atlantico.

Sul proprio sito, è la stessa Confindustria a sottolineare, con estrema fierezza, ciò che affermiamo: “Confindustria, d’intesa con il governo italiano e in piena collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Ucraina, è la prima Associazione imprenditoriale europea in missione a Kiev a testimonianza della volontà, da parte di migliaia di imprese italiane, di impegnarsi per sostenere il popolo ucraino”.

Questo “sostegno” significa che l’imperialismo italiano è in prima fila nell’esportazione di capitali nei settori delle costruzioni, delle miniere, della chimica, dell’agroindustria, dell’energia, dell’aerospaziale, nella vendita di armi, macchinari, impianti, elettrodomestici, mobili, nell’accaparrarsi forza-lavoro qualificata a basso costo, materie prime minerali (terre rare, ferro, gas, argilla, granito, marmo, zircone), prodotti alimentari, metallurgici, chimici, legno, pelli, etc.

Sebbene quello italiano non sia l’imperialismo più potente tra quelli presenti in questa area, il suo ruolo non si può ridurre a quello di semplice cane da guardia degli USA e di Bruxelles. Sono i fatti a dimostrare che se l’Italia si è schierata risolutamente a fianco dell’UE e degli USA contro la Russia non l’ha fatto solo perché indebitata e subordinata ad essi, ma anche perché ha propri obiettivi.

Ad es. il PNRR – di cui peraltro Confindustria chiede una “accelerazione degli obiettivi ambientali con il piano FitFor55 e la necessità di sostituire al più presto il gas russo” – ovvero il piano per mettere l’imperialismo italiano in condizioni di competere a livello internazionale, prevede, tra i suoi pilasti, la “transizione ecologica” e dunque l’interesse ad eliminare la dipendenza dal gas, anche reintroducendo il nucleare rilegittimato dall’UE con la “tassonomia”.

E l’Ucraina, oltre alle energie rinnovabili, ha un consolidato know-how nel settore nucleare-industriale, oltre ad avere una rete elettrica agganciata alla UE. Di qui l’interesse di Bonomi a rafforzare la cooperazione con il regime di Zelensky per supportare le filiere industriali italiane, con tanto di apertura di una sede permanente di Confindustria a Kiev.

Quanto sopra è una ulteriore dimostrazione del carattere brigantesco della guerra attuale e mette in luce che la piovra imperialista italiana mira ad ottenere la sua parte di bottino in Ucraina. Intanto il lacchè Zelensky pubblicizza a gran voce la “generosità” degli imperialisti italiani per richiamare, come si fa con i merli, ulteriori investitori per mantenere in piedi il suo regime reazionario.

Con la caduta del Governo Draghi la situazione non può che rimanere invariata sia se a Palazzo Chigi dovesse salire il fervente europeista Letta, sia se si dovesse accomodare la Meloni la quale, andando contro gli interessi oggettivi della sua base elettorale piccolo-borghese, ha asserito che la politica estera rimarrebbe invariata e ovviamente legata al carro Nato/USA.

Fratelli d’Italia, sebbene all’opposizione, ha appoggiato tutte le decisioni di Washington e le scelte di politica estera promosse dal banchiere di Palazzo Chigi, a dimostrazione che nelle alte sfere della democrazia borghese non esiste pluralismo, e che centrodestra e centrosinistra sono le due facce dello stesso dominio borghese, con funzioni diversificate, o unificate, a seconda del contesto nazionale e internazionale.

Chiunque vincerà le elezioni del prossimo 25 settembre si troverà ad affrontare le masse in lotta nelle piazze contro l’aumento del costo della vita, delle bollette, etc.; capiterà quindi a fagiolo per la difesa dello stato di cose presente la politica repressiva e para-fascista degli eredi dei missini.

Dal canto suo l’imperialismo russo, avendo fallito nel rimuovere un agente matricolato dell’Occidente da Kiev e nel separare l’UE dagli USA, almeno per il momento, si conferma anello sotto tensione della catena imperialista e non sarà certo la conquista del Donbass a colmare le sofferenze del popolo russo.

Lo scenario che ci troviamo davanti è quello dell’inasprimento delle contraddizioni dell’imperialismo e dell’estensione del conflitto armato fra briganti. Ogni autentico comunista deve svelare alle masse la vera essenza della guerra in corso e agire per l’unità comunista su basi marxiste-leniniste, per ridare alla classe il suo partito rivoluzionario.

Da Scintilla n. 126 – settembre 2022

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