Il conflitto fra capitale e lavoro nella fase attuale e il nostro indirizzo di lotta

I fatti dimostrano che il capitalismo, un sistema basato sulla legge del profitto, impoverisce i lavoratori e rende loro la vita insopportabile. Tutti i problemi dell’economia gravano sulle spalle della classe operaia e dei popoli oppressi.

In particolare oggi l’inflazione falcidia i salari reali, causando l’impennata dei prezzi dei beni di consumo essenziali, in particolare i prodotti alimentari e le bollette di gas ed elettricità, falcidia i salari reali,  costringendo i lavoratori a nutrirsi di meno, a curarsi di meno, a riscaldarsi di meno, a lavorare di più.

In Italia, come in tutti i paesi imperialisti e capitalisti, gli attacchi del capitale e dei suoi governi alla classe operaia e alle masse lavoratrici sono in aumento.

Mentre i salari sono attaccati, si intensificano ritmi e carichi di lavoro, si licenzia, si continuano a sferrare attacchi alle pensioni e alle residue conquiste sociali. Questo mentre i monopoli, specie quelli energetici e bellici, stanno realizzando profitti esorbitanti di miliardi di euro.

Inoltre, con il pretesto di “combattere l’inflazione”, la borghesia in quasi tutti i paesi ha fatto ricorso a una politica monetaria restrittiva e ha diminuito la spesa per tutto, tranne che per gli armamenti.

I tagli hanno raggiunto il picco nei servizi pubblici, nella sanità e nell’istruzione. Nel settore pubblico, il congelamento degli stipendi è diventato una pratica comune.

Allo stesso tempo, la democrazia e le libertà dei lavoratori sono diventate sempre più limitate.

Questa tendenza reazionaria è tipica dell’imperialismo, ma oggi, poiché la borghesia ha difficoltà a governare, si sta verificando su scala più ampia. I parlamenti sono sistematicamente scavalcati, si governa a forza di decreti-legge, il potere dispotico dei governi aumenta a dismisura.

La tendenza reazionaria si riflette anche nella natura delle leggi approvate. Le leggi razziste anti-immigrati sono diventate più comuni, si approvano leggi per aumentare i poteri della polizia in termini di controllo, detenzione e intervento nelle manifestazioni. Il diritto di sciopero è attaccato sia a livello normativo sia tramite provvedimenti ministeriali e giudiziali.  L’intervento poliziesco contro i lavoratori in lotta è diventato pratica comune in alcuni settori, come la logistica.

Conseguenza diretta del deterioramento dell’economia e degli attacchi ai lavoratori è la mobilitazione delle masse di operai e lavoratori in molti paesi, in alcuni dei quali con tendenza a trasformarsi in rivolta aperta, l’emergere e diffusione di scioperi prolungati e di manifestazioni in cui i lavoratori sono scesi in  piazza per difendere i propri interessi e diritti dopo lunghi anni di relativa pace sociale (vedi ad es. le grandi mobilitazioni in Francia e in Gran Bretagna).

Anche nel nostro paese, come ci sforziamo di registrare nella rubrica “cronache di lotta proletaria”, quest’anno ci sono stati centinaia di scioperi, manifestazioni, resistenze e proteste contro i padroni, il governo centrale e quelli locali.

Le ragioni di queste lotte sono soprattutto legate a richieste di aumenti salariali non accettate, licenziamenti, ristrutturazioni e chiusure aziendali con cassa integrazione, i carichi e i ritmi di lavoro insostenibili, l’applicazione dei contratti di lavoro, il precariato, il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, la salute e la sicurezza operaia.

L’inflazione, l’aumento dei costi degli alloggi, del riscaldamento, dei trasporti e dei beni di consumo di base, il calo dei salari reali hanno mobilitato la classe operaia nelle grandi città, comprese quelle che non hanno assistito a scioperi o manifestazioni per molti anni.

La tendenza dei lavoratori a organizzarsi e lottare nei luoghi di lavoro si è sviluppata e le richieste di salari più alti e migliori condizioni di lavoro hanno cominciato a crescere in quasi tutti i paesi.

Operai e braccianti sono sempre più inclini a imporre le loro rivendicazioni ai padroni attraverso scioperi e manifestazioni ripetuti.

Questa è una tendenza con livelli e ritmi diversi, ma vale per tutti i paesi, compreso il nostro.

Viviamo in un periodo in cui si intensifica la lotta tra lavoro e capitale, tra classe operaia e borghesia.

Le terribili conseguenze della politica pandemica della borghesia e dei suoi governi, che ha impoverito la classe operaia e le masse popolari, l’aumento dell’inflazione e l’enorme costo della guerra in Ucraina stanno risvegliando il movimento operaio in Europa, a diversi livelli, ma nella stessa direzione e con esigenze simili.

Le condizioni oggettive portano gli operai a lottare contro gli attacchi e i pesanti fardelli che vengono imposti dal capitale. Non rimangono perciò passivi e rassegnati di fronte alle conseguenze negative del capitalismo e agli attacchi della reazione borghese.

I lavoratori sfruttati, i cassintegrati, i disoccupati, sono a un bivio, in cui non possono più resistere ai continui attacchi dei capitalisti e dei loro stati senza alzare il loro livello di lotta e di organizzazione.

Si sta aprendo un periodo di conflitti di classe più aspri, che pone di fronte al proletariato compiti nuovi, che non possono essere risolti con la politica e le forme di organizzazione dei vecchi partiti parlamentari.

Nel corso delle battaglie quotidiane la coscienza dei lavoratori è cresciuta e la loro fiducia in se stessi è in aumento.

La lotta si svilupperà ulteriormente e si intensificherà nel prossimo periodo a causa dei crescenti attacchi del capitale e della crescente incapacità del sistema di soddisfare le richieste e le speranze dei lavoratori e delle masse popolari.

È nostra responsabilità elevare la coscienza rivoluzionaria di classe, combattere l’influenza del riformismo promosso da socialdemocratici e opportunisti, guidare, rafforzare l’unità e dirigere la lotta contro l’intero sistema del capitale, a partire dalla cacciata del governo padronale, reazionario e guerrafondaio di Meloni.

È dovere fondamentale dei comunisti organizzati contribuire il più possibile ai tre principali fronti di lotta del proletariato: quello economico, quello politico e quello ideologico/teorico.

Dobbiamo quindi partecipare alle lotte per influenzarle e orientarle, creare le condizioni per mettersi alla testa di scioperi e manifestazioni di massa, far avanzare la solidarietà di classe e la lotta sindacale rompendo l’influenza della burocrazia sindacale  e il quadro di compatibilità con il capitale,  per rafforzare la tendenza rivoluzionaria nella prospettiva di abbattere il potere della borghesia.

È del tutto possibile che le mobilitazioni in corso e quelle che si svilupperanno nei prossimi mesi diventeranno la base per un nuovo ciclo di lotte.

Occorre quindi lavorare affinché le azioni degli operai e dei lavoratori procedano con successo, si allarghino e ottengano risultati, che nuovi rapporti di forza favorevoli ai lavoratori vengano stabiliti sul terreno della lotta.

A tal fine, dobbiamo sforzarci di costruire la più ampia unità di classe, soprattutto nelle fabbriche e nei sindacati; dobbiamo aumentare la pressione della base sulla burocrazia sindacale, che continuerà con il collaborazionismo e si adopererà per impedire la formazione di un fronte unico di lotta e di una linea sindacale al di fuori del suo controllo.

Non possiamo sospendere la nostra lotta contro la burocrazia sindacale, anzi, dobbiamo darle più importanza di prima, trovando le forme più adatte per svilupparla, apprendendo e mettendo in pratica le lezioni delle lotte più avanzate, in cui gli operai stessi hanno formato organismi (comitati, collettivi, assemblee) per strappare la gestione delle mobilitazioni e della contrattazione dalle mani dell’apparato sindacale.

Di grande importanza è delineare la piattaforma della lotta di classe che garantirà la direzione della classe operaia nella lotta per le esigenze dei lavoratori, legando assieme la lotta per gli aumenti generalizzati dei salariali a scapito dei profitti, la lotta per il lavoro, per la pace, e la lotta per il socialismo.

Attraverso questo lavoro sistematico e quotidiano nella classe che si creeranno condizioni più favorevoli per la soluzione del principale compito politico che si pone alla parte più avanzata e cosciente del proletariato: la formazione di un partito politico che sia  il reparto organizzato di avanguardia della classe operaia, legato ad essa con mille fili, un partito capace di condurre gli sfruttati e gli oppressi alla lotta per il potere e vincerla.

Da “Scintilla” n. 137 (settembre 2023)

 

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