Il governo fa sporca demagogia sulla pelle delle donne

Da anni si discute su come fermare i “femminicidi”, ma nonostante le varie leggi promulgate negli ultimi anni i dati restano allarmanti.
Gli abusi continuano, ferimenti e assassinii sono all’ordine del giorno, le richieste di aiuto delle donne spesso restano inascoltate e spesso le donne vengono uccise anche dopo aver denunciato più e più volte.
La novità più rilevante nella questione è che dal 7 marzo scorso il femminicidio, su iniziativa del governo Meloni, è diventato con l’ennesimo decreto-legge un reato a sé stante.
Creare un nuovo reato cambierà qualcosa oppure è solo un modo, come noi pensiamo, per fare finta di fare qualcosa, senza in realtà fare niente? I fatti degli ultimi giorni ci danno, purtroppo, ragione.
Come comuniste e comunisti riteniamo che chi uccide una donna (in 99 casi su 100 sono donne proletarie o degli strati popolari) sia giustamente da punire severamente, ma riteniamo altresì che questa nuova norma sia mera propaganda demagogica e populista.
Una legge fatta da un governo che non fa nulla per la prevenzione, che non ha ratificato la Convenzione di Istanbul, che leva i fondi ai centri antiviolenza per darli alle associazioni cattoliche dei pro vita.
Un governo che taglia i servizi sociali e vuole le donne solo come madri, che le usa per portare avanti le proprie politiche razziste, che non muove un dito contro la diffusione dell’odio contro le donne che intossica, anche attraverso i social, ampi settori della popolazione.
Scandalose sono le parole razziste del ministro Nordio che sostiene che “alcune etnie hanno sensibilità diverse sulle donne”. Il ministro non tiene conto delle statistiche che dicono che le donne sono uccise da italiani nel 70% dei casi.
Scandaloso è anche il cosiddetto “Reddito di libertà” a cui possono accedere le donne vittime di violenza che si rivolgono ai centri antiviolenza: 500 euro per 12 mesi, ma è stato stimato che ne potranno usufruire poco più di 1800 donne su 61.000 che potrebbero richiederlo.
È una misura assolutamente insufficiente non solo per il basso numero di donne che potranno accedervi, ma anche per l’esiguo importo erogato loro, tenendo conto del costo della vita e del fatto che molte donne hanno dei figli a cui provvedere. Molto di più percepisce, coi vari bonus, chi decide di affrontare una nuova gravidanza.
Per rendere libere ed emancipate le donne serve una politica che garantisca loro un lavoro vero e continuativo.
I marxisti-leninisti da sempre indicano come causa della violenza sulle donne, non fattori individuali, come ci vorrebbero fare credere, ma la proprietà privata e la divisione in classi della società, che serve al sistema capitalista per sfruttare l’intera classe operaia e opprimere doppiamente le donne, sia al lavoro che in casa.
Per questo da sempre denunciamo l’ipocrisia dei governi borghesi che portano avanti una politica fatta di specchietti per allodole che serve a farci stare buoni e soprattutto divisi, che ci vuol fare credere che la lotta sia tra uomini e donne, che fomenta questa contrapposizione, perché sanno che uniti come classe contro la classe borghese saremmo forti e vittoriosi, come insegna la nostra gloriosa Storia.
Da Scintilla n. 152, aprile 2025
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