Il legame organico fra militarismo ed estrema destra al governo

Nello scorso numero del giornale abbiamo accennato al nesso esistente  fra l’estrema destra di Fratelli d’Italia (FdI) e il militarismo, che si sviluppa nell’ambito del blocco aggressivo e guerrafondaio della NATO.

Il partito della Meloni, strenuo sostenitore dell’aumento delle spese militari, ha rapporti diretti con le società del complesso militar-industriale e con le alte gerarchie che sostengono l’infiltrazione e le attività e dei neofascisti nelle forze armate e nella polizia (storicamente queste forze hanno giocato nel nostro paese un ruolo fondamentale nei tentativi di golpe, nelle stragi, nel terrorismo, nella repressione dei movimenti di lotta, senza dimenticare Bolzaneto, la Diaz).

Indicativo di questo rapporto è il caso di Crosetto, un ex DC co-fondatore di FdI, già sottosegretario alla difesa nell’ultimo governo Berlusconi e dal 21 ottobre scorso ministro della difesa (o per meglio dire della guerra), presidente della Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad) di Confindustria e dall’aprile 2020 presidente di Orizzonte Sistemi Navali, joint venture tra Fincantieri e Leonardo e specializzata in sistemi ad alta tecnologia.

Indubbiamente l’industria bellica è tra i finanziatori di FdI, come dimostra una recente erogazione della Drass, azienda che opera nel campo dei sottomarini militari, a favore del partito della Meloni.

Lo sciovinismo di FdI è una maschera dietro la quale vi sono gli interessi dei circoli monopolisti più guerrafondai e antidemocratici, come quelli che si annidano nel complesso militar-industriale, le società aeronautiche e spaziali, la cantieristica militare, etc.

Sono queste potenti forze che in condizioni di accanita rivalità imperialista si servono dell’ideologia del nazionalismo aggressivo e fanatico come mezzo di lotta nella contesa per gli sbocchi di mercato, le risorse naturali, lo sfruttamento del proletariato, sostenendo e finanziando i partiti che fanno i loro interessi perseguendo politiche “di potenza” e la corsa al riarmo.

La politica seguita da FdI dà impulso al militarismo, al riarmo e alla vendita delle armi, alla conquista di nuovi mercati per i monopoli che fanno profitti con la guerra imperialista.

Una politica che va ben oltre la fornitura di armi all’Ucraina, sostenuta e praticata dalla Meloni, allineata e coperta con la NATO.

Una delle priorità del suo governo è la vendita di armi, mezzi bellici e sistemi di armamento ai paesi reazionari.

Non a caso uno dei primi viaggi all’estero della Meloni è stato infatti quello nell’Egitto guidato dal despota Al Sisi che è in trattativa per l’acquisto di 24 Eurofighter, una commessa da più di 3 miliardi di euro. Leonardo incasserebbe circa il 60%. Ricordiamo che Crosetto per aggirare la legge 185, che vieta la vendita di armi ai Paesi come l’Egitto, aveva proposto di modificare la norma per favorire il business dell’industria militare. Meloni ovviamente ha stretto le mani di Al Sisi, malgrado gli assassinii di Giulio Regeni e di tanti altri oppositori al suo regime, continuando e approfondendo la linea seguita dai governi borghesi negli ultimi anni.

Ma la politica militarista del governo di estrema destra non si limita alla vendita di armi.

Nei suoi piani servono l’aumento delle spese militari, nuovi sistemi bellici, maggiore reclutamento nei ranghi delle forze armate, miglioramento delle infrastrutture, nuove linee di comunicazioni, controllo del territorio e pattugliamento dei mari, difesa dei “confini europei”, sempre più manovre militari nei teatri di guerra, appoggio alle forze controrivoluzionarie e golpiste di altri paesi, etc.

Lenin ha più volte ricordato che il militarismo è una “manifestazione vitale” del capitalismo. Nelle condizioni dell’imperialismo esso si presenta come una delle armi fondamentali del dominio di classe della borghesia e dell’assoggettamento politico della classe operaia.

Il militarismo ha due facce: la politica di guerra rivolta all’esterno e la repressione poliziesca per schiacciare ogni movimento del proletariato e delle masse popolari.

La borghesia nel mandare al potere l’estrema destra cerca di difendere il debole capitale monopolistico italiano con tutti i mezzi, e prima di tutto con mezzi violenti, brutali e antidemocratici, che trovano nel militarismo la loro massima concentrazione.

La decomposizione dell’imperialismo italiano, il fallimento della sua politica estera, il crollo del consenso di cui godono le istituzioni borghesi, l’incapacità di gestire le crisi sociali, sanitarie, economiche, comporta una svolta a destra nella sovrastruttura politica della società borghese.

La militarizzazione in questo contesto diviene una componente inarrestabile, come dimostrano le spese belliche giunte a circa 30 miliardi di euro annui, le spedizioni di truppe e armi all’estero, il coinvolgimento nella guerra in corso in Ucraina.

I monopoli del complesso militar-industriale creano il terreno adatto per il successo delle forze di estrema destra e fasciste che rappresentano in maniera più diretta i loro interessi, poiché coltivano stati d’animo nazionalistici e  vedono nella guerra il mezzo per risolvere tutti i problemi.

E’ sotto le ali protettrici di queste forze e della NATO, che prosperano e si sviluppano partiti di estrema destra come FdI e le formazioni neofasciste, che a loro volta fascistizzano il militarismo borghese e danno ulteriore impulso alle tendenze autoritarie e alla trasformazione reazionaria dello stato borghese.

Quanto più le contraddizioni fra imperialismi fanno risuonare minacciosamente il rombo del cannone, tanto più si foraggiano e si appoggiano i partiti militaristi, mentre si perseguita il movimento antimilitaristico in tutti i paesi.

Sono sempre più evidenti e più frequenti i casi in cui il militarismo in tutte le sue forme interviene nella lotta tra capitale e lavoro, e ancora di più interverrà in futuro, quando rinascerà un forte movimento comunista e operaio che si incamminerà verso la rivoluzione socialista.

Gli interessi della lotta di classe del proletariato, i compiti del suo movimento internazionale, impongono l’intensificazione della lotta e della propaganda antimilitarista e antifascista, per la propaganda della solidarietà internazionale del proletariato e della pace tra i popoli che deve essere svolta energicamente e sistematicamente nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nei quartieri popolari.

Da Scintilla n. 129 – dicembre 2022

 

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