Il nazionalismo borghese insito nello “ius scholae”

Nelle ultime settimane la revisione delle modalità di ottenimento della cittadinanza italiana ha occupato le pagine dei mezzi d’informazione e impegnato i politicanti del parlamento borghese.
“Ce lo richiede la demografia, è un’esigenza anche dell’economia”, è il motto diffuso da questi mezzi d’informazione che non nasconde l’interesse più materiale da cui sono mossi gli sfruttatori del lavoro umano.
Tutto il coro dei parlamentari dell’”opposizione” si è alzato, insieme alla chiesa cattolica, la quale, nella capacità di adattarsi ai mutevoli cambiamenti sociali nella difesa del regime dello sfruttamento, possiede un’esperienza secolare,senza mancare del patrocinio della grande stampa capitalista:
“Possiamo stringere un grande patto repubblicano, come ai tempi del voto alle donne.”[così il Corriere della Sera].
Di indicare la strada che dovrebbe prendere questo “dialogo costituzionale” tra i partiti governativi e quelli dell’”opposizione”, si è incaricato il leader del partito Forza Italia, Antonio Tajani, il quale ha parlato in questi giorni di “un’Italia che è cambiata” per riproporre l’estensione della cittadinanza ai minori di origine straniera che concludono almeno un intero ciclo di studi in Italia (lo ius scholae, letteralmente “diritto di scuola”.)
D’altro canto, come non ci sia alcuna intenzione di resistere all’”epidemia” nazionalistica è già provato da quanto hanno scritto i tre senatori del Partito Democratico presentando, nell’ottobre del 2022, la loro proposta di legge di modifica delle norme sulla cittadinanza:
“Un bambino che risiede legalmente in Italia con la sua famiglia, che frequenta cinque anni di scuola, che ha acquisito la conoscenza della lingua italiana, degli usi, dei costumi, di tutti gli elementi della nostra cultura, si può ritenere a tutti gli effetti italiano.”
Questa celebrazione della ”grandezza della patria italiana” fatta dai tre senatori riformisti, supera largamente ogni altra espressione del nazionalismo fatta dai buoni borghesi.
È stato lasciato in oblio lo ius soli [letteralmente “diritto basato sull’appartenenza al territorio”] che pure è stato un termine usato impropriamente: in realtà, nessuna proposta di legge in Italia ha mai considerato un diritto così ampio.
Non possiamo sapere se questa politica reazionaria si tradurrà o meno in una legge formale.
Fatto sta che una discussione sta impegnando i politicanti borghesi a proposito della durata utile, sotto ogni aspetto, del ciclo scolastico che il giovane immigrato deve completare.
La politica borghese distoglie l’attenzione di larghi strati popolari dai problemi sociali, dai problemi della lotta di classe, per dirigerli verso i problemi nazionali, verso la comunanza d’interessi di proletari e borghesi.
Ma gli operai devono essere interessati alla causa dell’unione dei lavoratori di tutte le nazionalità in un solo esercito internazionale, liberandosi quanto più rapidamente e definitivamente dall’asservimento spirituale alla borghesia.
Il proletario cosciente non può mettersi sotto la bandiera nazionale della borghesia.
Di conseguenza, gli operai dovranno battersi contro la politica di oppressione degli immigrati in ogni sua forma, dalla più raffinata alla più grossolana, come pure contro la politica della reazione borghese di suscitamento del sospetto fino all’istigazione all’odio nei confronti degli immigrati, in tutte le forme che essa può assumere.
Lo ius scholae di cui dibatte la politica borghese è una delle forme grossolane di nazionalismo, una forma manifesta di assimilazione.
Nell’era dell’imperialismo assistiamo all’aumento dell’immigrazione di proletari e contadini dei paesi più arretrati, un processo parallelo alla “emigrazione” del capitale all’estero, per cui numerosi lavoratori si separano dai propri paesi, costretti dalla rovina dell’economia e dall’accensione di sempre più estesi conflitti regionali, per recarsi nelle metropoli dell’imperialismo e ricoprire i posti peggio pagati.
Separandosi dalle rispettive nazioni, gli immigrati naturalmente allacciano nuovi legami nella nuova residenza, assimilano di generazione in generazione nuove usanze e nuovi gusti e una nuova lingua.
Ma ciò che la reazione borghese intende prefigurare in realtà con lo ius scholae è un’unità nazionale interclassista. Una volta innalzata la scuola borghese al di sopra delle classi, le si affida la prima opera dell’assimilazione nella comunità culturale nazionale delle giovani generazioni degli immigrati.
La previsione, poi, di un assenso formalmente espresso da un genitore all’acquisizione della cittadinanza italiana da parte del figlio, non serve che a mascherare con la garanzia del rispetto delle minoranze integrate, l’introduzione di possibili conflitti nelle famiglie immigrate.
La caduta definitiva del nazionalismo è possibile solo con la caduta della borghesia: solo sotto il socialismo può essere instaurata la solidarietà e la fratellanza fra i popoli. Solo riunendosi in un partito, i comunisti (marxisti-leninisti), e soltanto essi, possono opporre al nazionalismo l’unione provata dell’internazionalismo, l’unità e l’indissolubilità della lotta di classe.
Il dovere di ogni marxista-leninista, di ogni proletario rivoluzionario, è quello di lottare contro tutto ciò che è in contrasto con gli interessi giustamente intesi del proletariato.
Ciò non lo distrae dalla lotta contro tutte le credenze religiose e contro tutte le usanze e i costumi che sono strumenti della reazione borghese, che servono a difendere lo sfruttamento e l’abbrutimento dei lavoratori.
Non si può parlare in difesa degli immigrati se non gli si riconoscono, al pari dei lavoratori nazionali, tutti i diritti del lavoro e lo stesso trattamento nelle prestazioni sociali, se li si priva persino del diritto di voto, se si avvelena il clima sociale diffondendo la teoria razzista di una pretesa inferiorità dei popoli con i quali si viene in contatto.
Se si vuole aprire la strada ad un raggruppamento di altro genere, ad un raggruppamento di classe, ha un’immensa importanza educativa permeare profondamente larghi strati della classe operaia dell’idea di essere prima di tutto membri di un’unica famiglia di classe, membri di un unico esercito proletario.
La vera democratizzazione della legislazione deve proibire senza eccezioni tutte le forme di privilegi nazionali e qualsiasi menomazione dei diritti delle minoranze nazionali immigrate.
Da Scintilla n. 147, settembre 2024
Categorie
- AMBIENTE (30)
- ANTIFASCISMO (42)
- ATTUALITA' (325)
- CIPOML (102)
- DONNE IN LOTTA (31)
- ECONOMIA (39)
- ELEZIONI (9)
- FONDAZIONE PCdI (17)
- GIOVENTU’ M-L (30)
- INTERNAZIONALE (235)
- LOTTA ALLA GUERRA (104)
- LOTTA PER IL PARTITO (52)
- MEMORIA STORICA (108)
- MOVIMENTO OPERAIO (161)
- PANDEMIA (10)
- POLITICA (149)
- PRIMO MAGGIO (9)
- QUESTIONI TEORICHE (56)
- RIVOLUZIONE D'OTTOBRE (23)
- SALUTE E SICUREZZA (40)
- SCIENZA E FILOSOFIA (5)
- SCINTILLA (31)
- SOCIETA' (39)
- TESTI M-L DIGITALIZZATI (18)