Intese e dispute fra briganti imperialisti, sempre a scapito del proletariato e dei popoli

L’incontro di Ferragosto in Alaska ha segnato un cambiamento nei rapporti fra USA e Russia, due superpotenze imperialiste in virtù del loro peso militare.

USA e Russia hanno interesse a riavvicinarsi e perseguire interessi in comune per consolidare le loro posizioni, senza andare incontro a serie difficoltà, ed evitare il loro indebolimento strategico, soprattutto nei confronti della Cina socialimperialista.

L’applauso di Trump ha simbolicamente segnato il rientro del “riabilitato” Putin nell’arena diplomatica occidentale. Entrambi hanno bisogno di una strepitosa demagogia sulla “pace” per creare una cortina fumogena dietro la quale nascondere la loro politica guerrafondaia, aggressiva e reazionaria, e monopolizzare i problemi mondiali.

Nella “dichiarazione stampa” i due leader imperialisti hanno detto poco o niente. La diplomazia segreta delle grandi potenze mal si accorda con il cicaleccio dei media borghesi e le fantasticherie multipolariste. È evidente che per ora non c’è pieno accordo, che su questioni chiave vi sono ancora controversie, mentre la guerra continua…

Trump e Putin hanno utilizzato la questione della “pace in Ucraina” per stringere accordi su questioni commerciali, voli, investimenti e affari, terre rare, artico, energia, etc. Hanno grandi interessi capitalistici da perseguire.

Per l’Ucraina semi-distrutta si profila una resa de facto e la sua trasformazione in uno stato cuscinetto.

La Russia è in vantaggio sul piano militare e può dettare condizioni di pace (Crimea, Donbass, veto all’adesione dell’Ucraina alla NATO, etc.). Il tempo gioca a suo favore.

Seguendo una linea pragmatica, Trump ha aumentato la pressione sul corrotto Zelensky e sugli alleati europei, assicurando “protezione” e “coordinamento” per giungere a un compromesso, assicurandosi la vendita di armi (tramite la NATO, ovvero pagate dagli alleati) e l’accesso privilegiato alle risorse ucraine, fra cui le terre rare.

I “sette nani” della UE, preoccupati dal cambio di posizione di Trump su un accordo globale, si sono precipitati a Washington per  chiedere garanzie sulla “sicurezza” e sostenere il fantoccio Zelensky che è in seria difficoltà.

Si affannano per influenzare i negoziati, si aggrappano al “cessate il fuoco” mentre continuano a fornire armi e droni a Kiev, a varare altri pacchetti di sanzioni, a riarmare (specialmente la Germania), a voler inviare truppe in Ucraina, ad aumentare l’aggressività  sul fianco est, a lanciare grida isteriche sull’”Europa è in guerra”.

Le divergenze fra le due sponde dell’Atlantico sulla crisi ucraina si vanno acuendo a causa delle discordanti politiche verso la Russia.

Quella europea punta a prolungare e intensificare la guerra in Ucraina, coinvolgendo gli USA per sconfiggere la Russia. Una politica tanto criminale quanto cieca, che ha approfondito la stagnazione, fatto crescere l’inflazione, aumentato il debito pubblico, determinato tagli a salari e servizi sociali. Una politica di cui i governanti europei, in primis la Meloni, devono essere chiamati a rendere conto.

L’obiettivo strategico che Trump persegue è invece allontanare la Russia dalla Cina, ridurre i suoi legami con Pechino per avvicinarla agli Stati Uniti, mentre si concentra sui gravi problemi interni.

La realpolitik trumpiana persegue l’esclusivo interesse della superpotenza statunitense, che vuole tornare “di nuovo grande” per mantenere l’egemonia mondiale minacciata dal declino storico degli USA e dall’ascesa cinese.

Per Putin il successo è stato tattico: accordi economici, marketing politico, etc. Ma le contraddizioni con gli USA permangono e la Russia continuerà a giocare su due fronti,  sviluppando le relazioni con la Cina, come dimostra il recente incontro di Pechino.

Gli imperialisti statunitensi e russi dopo aver combattuto per oltre tre anni un’orribile guerra sul suolo ucraino vorrebbero ora raggiungere una pax imperialista, ingiusta e antidemocratica, che prelude a nuovi conflitti e nuove rapine. Non sono interessati ai diritti dei popoli, ma cercano di sfruttare la situazione per rafforzare le loro posizioni e zone d’influenza, controllare risorse strategiche e mercati, esercitare una permanente ingerenza sulle vicende europee, erigendosi ad arbitri dei problemi che riguardano i lavoratori e i popoli di altri paesi.

I briganti Trump e Putin, lupi travestiti da agnelli, hanno lanciato in complicità e rivalità fra di loro una cinica sfida al proletariato, ai popoli, alla rivoluzione. In nome degli interessi del grande capitale chiedono agli sfruttati e agli oppressi di sacrificare i loro interessi vitali,  la loro libertà e indipendenza, il diritto di giudicare e agire secondo la loro propria volontà nella vita nazionale e internazionale.

Occorre denunciare apertamente le vacillanti intese Trump-Putin, così come la linea bellicista della UE e le manovre cinesi, poiché la politica sciovinista e guerrafondaia della borghesia non porta nulla di buono al proletariato e ai popoli, arrecando loro danni colossali.

Occorre smascherare e contrastare il contenuto reazionario, aggressivo, degli accordi fra briganti per la spartizione del bottino, denunciare i disegni, gli intrighi e i ricatti controrivoluzionari e antipopolari di tutte le potenze imperialiste, senza schierarsi dalla parte di un imperialismo per opporsi a un altro.

Allo stesso tempo è indispensabile denunciare le illusioni pacifiste e multipolariste, le menzogne e gli inganni che i capi socialdemocratici e opportunisti spargono ai quattro venti per convincere a rinunziare al punto di vista rivoluzionario di classe, mentre le contraddizioni interimperialiste si approfondiscono.

Ai comunisti, agli antimperialisti, ai sinceri democratici e agli amanti della pace spetta il compito di portare avanti la lotta per cacciare dal potere i fautori di guerra, per uscire dalla NATO, dalla UE e da qualsiasi alleanza bellicista, per rigettare l’aumento delle spese militari, sostenendo la solidarietà proletaria internazionale e la lotta dei popoli oppressi, in primo luogo quello palestinese, contro le aggressioni imperialiste e sioniste.

Di fronte all’unione controrivoluzionaria degli imperialisti, la classe operaia e i popoli devono opporre la loro unione rivoluzionaria, la lotta risoluta e intransigente per sventare le manovre dirette contro la pace, la libertà, la sovranità e l’indipendenza dei popoli, per minare e distruggere la strategia imperialista.

All’ordine del giorno va posta la formazione di un ampio fronte di carattere antimperialista e antifascista.

Un fronte da costruire in ogni paese e a livello internazionale!

Da Scintilla n. 154, settembre 2025

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