Kenya, Uganda, Nigeria… i popoli africani si sollevano

Dopo le proteste avvenute alcuni mesi fa in Kenya, paese in cui le masse sono scesa nelle strade della capitale Nairobi e in molte altre città e villaggi contro il progetto di legge finanziaria imposto dal FMI e le misure antisociali del governo Ruto, dopo che proteste simili sono avvenute in Uganda, ora è la Nigeria a sollevarsi.
Per la seconda volta in due mesi, manifestanti ribollenti di collera sono scesi in piazza nella capitale Abuja e in diverse città, gridando slogan come “basta fame” e “basta malgoverno”, chiedendo un cambiamento profondo della situazione.
L’alto costo della vita, con l’inflazione alimentare al 40% e i prezzi del carburante triplicati dal presidente Tinubu, sono la causa delle proteste.
La polizia ha sparato gas lacrimogeni sulla folla di dimostranti. Nella prima ondata di proteste di agosto, diverse persone sono state uccise a colpi di arma da fuoco e centinaia di altre sono state arrestate.
Eppure stavolta, nonostante i timori di un’altra repressione brutale, mentre la polizia si schierava massicciamente in potenziali luoghi di protesta in tutto il paese, i dimostranti sono stati determinati a farsi sentire.
In Nigeria, paese di oltre 215 milioni di abitanti con 250 gruppi etnici, si riproduce la stessa realtà di altri paesi poveri, oppressi e sfruttati: di fronte alla protesta popolare, per esigere migliori condizioni di vita, i governi rispondono con la violenza.
La collera popolare si dimostra comunque inarrestabile perché si tratta di difendere la vita stessa della maggioranza della popolazione che è stanca dello sfruttamento capitalista e imperialista (in Nigeria, ex colonia britannica, operano le maggiori compagnie petrolifere mondiali, tra cui ENI).
Anche in altri paesi africani cresce la protesta. Le conseguenze della guerra in Ucraina si fanno sentire a diversi livelli. Il continente è alla vigilia di una stagione di lotte impetuose.
Sappiamo che in Africa, continente ricco di risorse naturali, si scontrano i grandi interessi economici e strategici neocolonialistici per la spartizione dei mercati e delle zone d’influenza fra le potenze imperialiste (USA, Francia, Germania, GB, Italia, Cina, Russia….), le quali cercano di mantenere e rafforzare le loro posizioni e di conquistarne di nuove.
Ma l’aspirazione comune dei popoli africani è l’eliminazione di ogni giogo straniero, imperialista, coloniale e neocoloniale, l’eliminazione dell’oppressione esercitata dalle cricche dominanti borghesi vendute agli imperialisti.
I popoli africani non possono più sopportare di essere depredati delle loro ricchezze, del loro sudore e sangue, non possono più accettare politiche criminali che li portano alla mancanza di cibo e acqua, all’emigrazione di massa, alla morte.
Per questi motivi il proletariato e i popoli africani hanno davanti a sé una grande lotta da condurre contro l’imperialismo e il neocolonialismo, contro la corrotta borghesia locale, i latifondisti e i governi messi in piedi da queste forze reazionarie.
Non saranno i colpi di stato militari a liberare i popoli africani, che sono attuati in funzione degli interessi delle potenze imperialiste dei loro alleati locali e non mettono mai in discussione l’ordine sociale capitalista e imperialista.
Il solo modo per raggiungere la salvezza verrà dall’unità popolare diretta dal proletariato che organizza e realizza la rivoluzione, grazie alla guida del proprio partito indipendente marxista-leninista!
Da Scintilla n. 148, ottobre 2024
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