La lotta contro le discriminazioni sessuali e le politiche identitarie

Alcuni giovani compagni ci hanno chiesto di esprimere la nostra posizione riguardo il fenomeno sociale delle minoranze sessuali.
Lo facciamo volentieri, perché ciò ci dà l’opportunità di chiarire sia l’ampiezza del progetto rivoluzionario proletario, sia la differenza fondamentale che esiste fra il nostro approccio alla questione e quelli basati sull’ideologia borghese.
In quanto giovani comunisti (m-l) siamo per farla finita con qualsiasi discriminazione, pregiudizio e marginalizzazione basata sull’orientamento e sul comportamento sessuale, sull’identità di genere, siamo per il riconoscimento dei diritti e dell’esistenza delle persone e delle relazioni “non conformi” alle regole e ai codici dominanti.
Ciò è particolarmente importante nei luoghi di lavoro e di studio, in quanto ciò rappresenta un elemento di divisione, super-sfruttamento e controllo della classe proletaria.
L’esperienza dimostra che i proletari omosessuali, lesbiche, bisessuali, trans o “atipici” – che esprimono differenti aspetti e relazioni nella sfera del comportamento sessuale e dell’espressione di genere degli esseri umani, che variano nelle diverse epoche e società – subiscono una maggiore oppressione e vengono discriminati nei luoghi di lavoro e fuori, nella scuola, nella società. Spesso ricevono salari più bassi, sono relegati nelle qualifiche inferiori, vengono offesi, bullizzati, aggrediti, etc.
Queste pratiche e politiche odiose, reazionarie, che si sommano a quelle razziste, maschiliste, xenofobe, etc., sono radicate nel sistema capitalistico e nella sua organizzazione del lavoro, e rendono peggiori le condizioni materiali di lavoro di migliaia di proletari, oltre a rendere più insicura la loro salute ed esistenza quotidiana.
Il rapporto fra movimento operaio e associazioni per i diritti delle minoranze sessuali esiste da tempo in vari paesi, compreso il nostro (ad es., la Fiom partecipa ai “pride”).
I comunisti e gli operai più coscienti sanno che non possono permettere alla borghesia di dirci chi sono i nostri nemici, perché è la borghesia stessa il nostro nemico di classe. Riconoscono dunque l’esistenza di differenti orientamenti sessuali tra proletari che non aderiscono agli standard dell’eterosessualità, ma che non per questo vanno isolati o rigettati, oscurati o medicalizzati e tanto meno possono divenire “mode da imitare” per ottenere i “like” sui social media; allo stesso tempo, conoscono anche le conquiste ottenute nel periodo del socialismo a questo riguardo e si battono per assicurare gli stessi diritti e libertà a tutti proletari, senza alcuna distinzione di sesso, orientamento sessuale e di genere, così come di origine etnica, colore della pelle, etc.
La lotta contro le discriminazioni e l’omolesbotransfobia, per la protezione delle minoranze sessuali discriminate, marginalizzate e attaccate, per la solidarietà di classe, contro ogni oppressione e violenza basata su pregiudizi falsi, su menzogne e giudizi antiscientifici, è anche un argine alle politiche imperniate sullo slogan “dio, patria e famiglia” diffuse dai settori più reazionari della classe dominante.
Questa lotta – che si inserisce dentro la più generale battaglia per una società senza sfruttamento e ingiustizia sociale – va condotta sulla base dell’ideologia proletaria, attuando la politica comunista che mira ad assicurare alla classe operaia l’egemonia sui suoi alleati nella lotta contro il capitale; dunque, non sulla base di una fantomatica “ideologia transgender” e di una politica “identitaria”, che sono proprie di gruppi borghesi e medio-piccolo borghesi che fanno proprio il metodo del divide et impera.
Le politiche identitarie, in modo particolare, sono basate sulla (auto) identità di gruppo, e costituiscono un approccio politico nel quale le persone con un particolare genere e orientamento sessuale sviluppano attività basate sul riconoscimento/rispetto di queste identità, formano comunità separate ed alleanze socio-politiche esclusive ed interclassiste, seguono movimenti politici radicaleggianti che condividono con loro una particolare qualità identificativa e rivendicano benefici settoriali.
Tali politiche “post-moderne” e soggettiviste, rigettano i concetti di classe, di lotta di classe e di rivoluzione sociale, sono appoggiate e utilizzate dalla classe dominante per dividere il proletariato in molteplici gruppi e sottogruppi, per indebolirlo e allontanarlo dai propri interessi di classe e dai propri scopi finali.
È anche noto l’utilizzo da parte delle agenzie spionistiche (ad es., Cia, Fbi, etc.) delle politiche identitarie per operazioni coperte volte a minare, screditare e neutralizzare l’attività di gruppi rivoluzionari e di sinistra, così come dei movimenti che si battono per l’emancipazione delle donne.
Sebbene la questione delle discriminazioni sessuali venga spesso trattata sui media ed è diventata uno dei cavalli di battaglia della sinistra borghese, ad oggi siamo ancora lontani dal suo superamento, proprio a causa della sua totale separazione dalla questione generale dello sviluppo sociale e politico della società.
Dobbiamo quindi lottare contro lo sfruttamento e l’oppressione sociale, contro il razzismo, il sessismo, le discriminazioni, etc., dal nostro punto di vista marxista-leninista, esponendo le nostre rivendicazioni di classe e democratiche, senza lasciare alcuno spazio a ideologie e politiche borghesi e piccolo borghesi che in un modo o nell’altro giustificano e mirano a perpetuare il capitalismo.
Come chiarì in modo efficace un nostro maestro:
“Dal momento che non si può parlare di una ideologia indipendente, elaborata dalle stesse masse operaie nel corso stesso del loro movimento, la questione si può porre solamente così: o ideologia borghese o ideologia socialista.
Non c’è via di mezzo (poiché l’umanità non ha creato una “terza” ideologia, e, d’altronde, in una società dilaniata dagli antagonismi di classe, non potrebbe mai esistere una ideologia al di fuori o al di sopra delle classi).
Ecco perché ogni menomazione dell’ideologia socialista, ogni allontanamento da essa implica necessariamente un rafforzamento dell’ideologia borghese.” (Lenin, Che fare?, 1902)
Senza lotta contro l’oppressione sociale, non potrà esservi la rivoluzione socialista!
Senza la rivoluzione socialista, non potrà esservi l’abolizione dell’oppressione sociale!
Da “Scintilla” n. 137 (settembre 2023)
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