La lotta di Lenin contro l’opportunismo

L’analisi fondamentale sulla natura e le cause dell’opportunismo nel movimento operaio, che è riassunta nell’opera “L’imperialismo, fase suprema del capitalismo” (1916), venne elaborata da Lenin in una serie di articoli relativamente brevi.

Ne “I destini storici dell’insegnamento di Karl Marx (1913)” Lenin spiegò che fino a quel momento il movimento operaio aveva attraversato tre fasi principali.

Il primo fu il periodo della tempesta rivoluzionaria, dalla rivoluzione del 1848 alla Comune di Parigi del 1871, nella quale si afferma il socialismo proletario e nascono partiti proletari indipendenti.

La fase successiva, fino alla rivoluzione russa del 1905, fu una fase di sviluppo relativamente “pacifico”, nella quale si diffonde il marxismo, i partiti della classe operaia si rafforzarono, fondarono una propria stampa quotidiana e impararono a servirsi del parlamentarismo borghese. Fu in questa fase che il liberalismo, travestito da opportunismo socialista si insinuò nel movimento (specie nei deputati socialisti), predicando la “pace sociale” e la rinuncia alla lotta di classe.

Infine, a partire dalla rivoluzione russa del 1905 si profilarono nuove tempeste rivoluzionarie e si rese assolutamente necessaria la più netta demarcazione fra proletariato e borghesia, scacciando l’opportunismo dal movimento e riaffermando il socialismo classista e rivoluzionario.

In un precedente articolo, “Marxismo e revisionismo” (1908), Lenin analizzò il revisionismo, la “teoria” degli opportunisti che continuarono a chiamarsi marxisti mentre rimaneggiavano tutti i principi fondamentali del marxismo.

La politica revisionista porta a sacrificare gli interessi vitali del proletariato “a un vantaggio reale o supposto del momento”, assumendo varie forme. Dal punto di vista di classe rappresenta l’influenza della piccola borghesia nel movimento operaio.

In “Differenze nel movimento operaio europeo” (1910), Lenin sottolineò che la comparsa di tali tendenze revisioniste e opportuniste nel movimento operaio non poteva essere accidentale, ma aveva cause profonde nel sistema economico e derivava dal carattere dello sviluppo economico in tutti i paesi capitalisti.

E in “Il riformismo nel movimento socialdemocratico russo” (1911), mise in relazione diretta le posizioni revisioniste e opportuniste con l’influenza della propaganda capitalista per le riforme sociali. Invece di combattere apertamente contro ile tesi fondamentali del socialismo, la borghesia “progredita” sosteneva un “rattoppamento parziale” del capitalismo, allo scopo di dividere e indebolire la classe operaia e mantenere il suo potere.

Nell’articolo “L’opportunismo e il fallimento della II Internazionale” (1916), Lenin definì il contenuto politico dell’opportunismo, trasformatosi in socialsciovinismo: “collaborazione fra le classi, rinuncia alla dittatura del proletariato, all’azione rivoluzionaria, riconoscimento senza riserve della legalità borghese, mancanza di fiducia nel proletariato, fiducia nella borghesia”.

In “L’imperialismo e la scissione del socialismo” (1916), di poco successivo, Lenin riassunse la causa fondamentale della temporanea prevalenza e della forza dell’opportunismo nel movimento operaio.

Essa deriva dal fatto che la borghesia delle potenze imperialistiche, la quale riceve un sovraprofitto di miliardi, sia in ragione della sua posizione sul mercato mondiale in generale, sia in ragione del saccheggio che essa compie nelle colonie e nelle semicolonie, riesce, mediante questa eccedenza di profitto, a comprare alcuni strati operai e una parte della piccola borghesia, interessandoli così allo sviluppo dell’economia dei propri capitalisti, del “proprio paese”, contro tutti gli altri paesi. Di qui l’inevitabilità dei “partiti operai borghesi” nei paesi a capitalismo avanzato.

L’opportunismo, che vuol dire sacrificare gli interessi fondamentali delle masse agli interessi temporanei di un’infima minoranza di operai, in nome dell’alleanza di una parte degli operai con la borghesia e contro la massa del proletariato, sorge e si rafforza perché il capitale finanziario è in grado di fare concessioni a uno strato superiore della classe operaia nei paesi imperialisti, che viene “imborghesito” e difende la propria posizione privilegiata assieme alla piccola borghesia.

Questo fenomeno si verifica con particolare ampiezza nei principali paesi imperialistici, fra cui l’Italia. Esso trova la sua manifestazione più evidente nell’ideologia e nella pratica dell’aristocrazia operaia e degli strati burocratizzati della classe operaia, nei quadri dirigenti della socialdemocrazia e dei sindacati, che sono veicoli diretti dell’influenza borghese sul proletariato, veri e propri alleati a agenti della borghesia imperialista nel movimento operaio.

Ma, il capitalismo in putrefazione procede nelle contraddizioni e attraverso di esse. Dopo aver formato una aristocrazia operaia corrotta, l’imperialismo alla lunga distrugge l’influenza di essa sopra la classe operaia, perché l’approfondimento delle contraddizioni del sistema capitalistico, il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle grandi masse operaie, la disoccupazione e la povertà di massa del proletariato, l’enorme sperpero provocato dai conflitti bellici e le loro conseguenze sulla classe operaia, la perdita di alcune potenze delle proprie sfere di influenza e posizioni di monopolio sul mercato mondiale, ecc., minano le basi della socialdemocrazia fra le masse.

Se ieri l’opportunismo dei dirigenti della Seconda Internazionale culminò con il loro passaggio dalla parte dei propri imperialisti nel 1914, oggi l’opportunismo dei capi socialdemocratici e sindacali si manifesta a pieno nell’atteggiamento verso la guerra imperialista che si sviluppa in Ucraina e minaccia di estendersi in altre regioni del mondo, sul supporto allo stato sionista israeliano, sulle spese militari, il riarmo, la militarizzazione della società, i sempre più duri sacrifici che i proletari sono chiamati a compiere per la salvezza del sistema capitalista-imperialista.

Gli opportunisti sono sempre disposti a compromessi di principio con il nemico di classe, al collaborazionismo, e si pongono al servizio di questo o quell’imperialismo con argomenti mistificatori che servono a giustificare il loro appoggio al modo di produzione vigente. Come diceva Lenin, in essi troviamo “il socialismo a parole”, ma in pratica “l’unione con la borghesia in ogni crisi grave”, il social-sciovinismo.

La conclusione attualissima dell’analisi leninista è chiara: l’opportunismo è inconciliabile con gli interessi generali ed essenziali del movimento operaio. Occorre perciò lavorare per favorire la completa e definitiva separazione ideologica, politica e organizzativa dall’opportunismo teorico e pratico, per l’espulsione degli opportunisti dalle file del movimento comunista e operaio.

Nella fase attuale ciò significa realizzare la fusione dei comunisti e degli operai avanzati in una sola combattiva organizzazione, embrione di un autentico partito rivoluzionario indissolubilmente collegato con il movimento operaio.

7 novembre 2023

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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