La lotta per impedire l’avvento di un regime autoritario e per sviluppare la coscienza della necessità della rottura rivoluzionaria col sistema

Il governo Meloni, un governo del grande capitale, va avanti nella sua politica antipopolare, guerrafondaia, securitaria e repressiva.

Più si agitano le acque sul fronte economico, più si intensificano sfruttamento e precariato,  più procedono i piani di guerra, e più si stringe la morsa dentro casa, rafforzando le misure contro gli operai, i sindacati, i giovani che resistono e lottano, criminalizzando sempre più la protesta sociale.

Meloni è la maschera grottesca del grande capitale in un parlamento largamente svuotato dalle sue prerogative, ci trascina sempre più nella guerra imperialista mentre aumenta dispotismo e repressione. Il processo di fascistizzazione investe tutti gli apparati dello stato borghese e si caratterizza oggi nel tentativo di costruzione di un regime autoritario.

Non si tratta solo dei manganelli sulla testa degli operai e degli studenti che lottano, delle perquisizioni e incriminazioni ai sensi dei “decreti Salvini” ai sindacalisti combattivi che proclamano scioperi contro lo sfruttamento, della presenza sempre più ingente e minacciosa delle forze di polizia nelle manifestazioni accompagnata dalla pratica delle schedatura massiva dei partecipanti, della criminalizzazione della protesta antimperialista e antisionista.

La strisciante fascistizzazione portata avanti dal governo Meloni è ampia e multiforme.

Si esprime in atti politici, provvedimenti, disegni di legge e  prassi che mettiamo in rilievo di seguito.

– La crescente  e sistematica aggressione antioperaia, la limitazione dei diritti dei lavoratori come quelli di sciopero e di manifestazione.

– L’attacco ai salari e alle condizioni di lavoro (“non disturbare i padroni”), alla salute e alla sicurezza del lavoratori, così come la politica di divisione, disgregazione e marginalizzazione delle organizzazioni dei lavoratori che rigettano le imposizioni governative.

– Il taglio del reddito di cittadinanza e il rifiuto di istituire un salario minimo, l’aumento della precarizzazione e dei subappalti.

– Il sostegno economico e politico dato ai monopoli finanziari per conseguire più alti profitti.

– Le politiche fiscali a favore di ricchi, padroni, padroncini e strati privilegiati, accompagnate dalla tolleranza dell’evasione.

– L’attacco ai diritti delle donne e delle persone LGTBQ+.

– La politica razzista e xenofoba di persecuzione dei migranti, che si traduce in  aumento delle morti in mare e accordi per creare lager nei paesi diretti da regimi reazionari, accompagnata dalla apologia della “razza italica” e dalla lotta alla “sostituzione etnica”.

– Il premierato autocratico, l’autonomia regionale disgregativa, la ridefinizione reazionaria dei rapporti fra esecutivo e magistratura, l’attacco a ogni ente di controllo dell’operato del governo.

– La politica guerrafondaia che punta all’escalation della guerra in Ucraina, il riarmo e la militarizzazione della società, a spese dei bisogni sociali della popolazione.

– L’uso strumentale delle inchieste da parte del ministero dell’interno, come dimostrato nel caso dell’avvio dell’iter per lo scioglimento del comune di Bari.

– Il controllo delle reti Rai, di agenzia di stampa, radio e altri importanti media.

Sul piano ideologico s’intensifica lo spargimento del veleno ideologico sciovinista, razzista e fascista, la denigrazione dell’antifascismo e la falsificazione della storia.

Le cause di questo processo – che avanza fra contraddizioni interborghesi – vanno individuate: nel rafforzamento del dominio dei monopoli, che mirano alla liquidazione della democrazia borghese usando formule e strumenti (legali e illegali) di volta in volta ritenuti più efficaci;  nell’inasprimento delle contraddizioni interimperialiste e nella partecipazione alle politiche guerrafondaie e antioperaie degli USA, della NATO e della UE.

La tendenza politica propria dell’imperialismo è alla violenza e all’inasprimento della reazione, a calpestare i diritti democratico-borghesi.

Ciò corrisponde agli interessi del grande capitale che penetra e pone alla sua dipendenza tutte le istituzioni della borghesia, in primis i governi, per imporre una politica a suo esclusivo servizio tanto all’interno quanto all’estero.

Una politica borghese imperialistica, corrotta, parassitaria e antipopolare, che in determinate condizioni, connesse a gravi crisi, può sboccare  nel fascismo, la dittatura aperta, terroristica del capitale finanziario. Questo sbocco non va confuso con il processo di fascistizzazione in corso e non è inevitabile.

Chi può fermare oggi la fascistizzazione? Forse l’opposizione “costituzionale” borghese? Ma è proprio la negazione della fascistizzazione da parte di questa falsa opposizione, che difende gli interessi dei monopoli cercando di conciliarli con le posizioni della piccola borghesia, che appoggia la politica di guerra e l’attacco al proletariato, che è sempre pronta a conciliarsi con le destre, a favorire la deriva autoritaria.

Forse la UE? Ma è proprio la politica antioperaia e bellicista dell’UE a fornire linfa alla reazione su tutti i piani, oltre a sostenere regimi ultrareazionari come quello di Orban e di Zelensky.

I discorsi di chi sostiene queste soluzioni per “salvare la democrazia borghese” non sono altro che frode e inganno, perchè entrambe sono puntelli del  marcio regime borghese.

Nella situazione attuale la resistenza alla repressione, all’autoritarismo e alla reazione dilaganti, la capacità di respingere i tentativi d’intimidazione delle lotte e la solidarietà di classe, sono importanti e vanno sostenuti.

Fondamentale, per sbarrare la strada alla reazione e al fascismo, è l’unità di azione della classe operaia nella difesa intransigente di propri interessi economici e politici, delle libertà conquistate con il sangue dai Partigiani e con lotte durissime negli anni successivi alla liberazione dal nazifascismo.

Su questa base vanno stabilite alleanze di classe, specie nel movimento sindacale e operaio, dirette principalmente contro la borghesia imperialista, contro i monopoli, senza mai sospendere la lotta alla burocrazia sindacale collaborazionista.

Ma ciò ancora non basta. La questione che oggi si pone è quella di inserire la lotta all’autoritarismo, al militarismo e alla fascistizzazione dello Stato, la lotta per il pane e per la pace, nella critica radicale del sistema capitalista-imperialista, sviluppando la consapevolezza della necessità della rottura rivoluzionaria con l’ordinamento borghese, di farla finita con il potere dei monopoli e dei miliardari per instaurare il potere proletario.

In altre parole: contrapporre alla politica reazionaria imperialista la lotta politica rivoluzionaria del proletariato mirante all’abbattimento del capitalismo e alla sua sostituzione con il socialismo, battendo le posizioni riformiste e populiste.

Ciò mette in risalto la questione del Partito comunista come forza dirigente  della lotta per il potere politico.

Questo è il nodo principale che i comunisti e gli operai avanzati devono sciogliere, consolidando e rafforzando la loro unità, per costruire oggi un’organizzazione comunista preparatoria del Partito.

E questo diremo scendendo in piazza il 25 Aprile e il 1° Maggio!

Da Scintilla n.144, aprile 2024

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