La Resistenza palestinese consegue un cessate il fuoco

Da En Marcha n. 2124, Organo centrale del Partito Comunista Marxista Leninista dell’Ecuador

Domenica 19 Gennaio è iniziato un cessate il fuoco concordato tra Israele e le organizzazioni della resistenza palestinese. Questo accordo ha tre fasi: in prima istanza, le organizzazioni palestinesi si impegnano a rilasciare 33 ostaggi israeliani, inclusi donne civili, persone sopra i 50 anni e civili feriti o malati. In cambio, Israele rilascerà prigionieri palestinesi.

Durante questo periodo, secondo l’accordo, le truppe israeliane inizieranno un graduale ritiro dalla Striscia di Gaza e sarà consentita l’entrata di aiuti umanitari, negati fino al momento, causando fame e malattie contagiose fra migliaia di sfollati.

La seconda fase, il cui inizio è previsto nel termine di 16 giorni, si concentrerà sulla distribuzione di aiuti umanitari e la riparazione di infrastrutture essenziali a Gaza.

La terza fase sarà destinata alla discussione sul futuro politico e amministrativa della Striscia di Gaza, compreso chi assumerà il controllo del governo.

Questo cessate il fuoco ha avuto luogo per via di una serie di fattori, in cui, la resistenza palestinese gioca un ruolo fondamentale.

Israele, nonostante tutto l’arsenale di guerra scatenato contro la Striscia di Gaza, ha raggiunto obiettivi molto limitati, come l’omicidio del  leader di Hamas Yahya Sinwar.

La guerra che si prolunga dal quarto trimestre del 2023 sta cominciando a farsi sentire nel morale delle truppe israeliane e nell’economia di quel paese. La condanna internazionale agli attacchi si è moltiplicata, le mobilitazioni negli Stati Uniti e in Europa sono simili a quelle che più di 60 anni fa si sono volte da parte della gioventù contro la guerra del Vietnam, la pressione da parte dei lavoratori e dei popoli ha portato la Corte Penale Internazionale ad emettere un mandato d’arresto per Benjamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant, per crimini di guerra e lesa umanità.

L’accordo è una vittoria della resistenza palestinese che, nonostante i brutali attacchi e l’isolamento a cui Israele voleva sottometterla, non ha ceduto dal 7 ottobre 2023.

Secondo i dati delle autorità sanitarie della Striscia di Gaza, più di 46.000 palestinesi sono stati uccisi da Israele durante gli attacchi degli ultimi quindici mesi. La maggior parte dei morti sono donne, bambini e anziani.

Altre 110.000 persone sono rimasti ferite, più di un quarto di loro ora convive con lesioni che hanno cambiato la loro vita, come amputazioni, gravi ustioni e danni cerebrali. Si stima che circa 10.000 persone mancano all’appello, sepolte negli edifici crollati a seguito degli attacchi israeliani.

Il cessate il fuoco raggiunto non significa cessazione del conflitto. Finchè il sionismo israeliano non abbandonerà la sua pretesa di costruire uno stato ebraico sul territorio della Palestina e finchè gli Stati Uniti continueranno a fornire il loro  sostegno a Israele per mantenere la loro influenza e il  controllo sulla regione, il conflitto continuerà e i Palestinesi con piena legittimità continueranno a lottare per l’autodeterminazione e l’indipendenza.

La solidarietà dei lavoratori di tutto il mondo con la causa palestinese, deve proseguire ed espandersi; le trombe di guerra ancora suonano in Medio Oriente, e i conflitti a venire saranno fermati nella misura in cui questa mobilitazione si manterrà e crescerà.

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