La violenza contro le donne, le sue cause e la soluzione possibile e necessaria

La data del 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, fu scelta nel 1999 dall’ONU per ricordare le sorelle Mirabal brutalmente assassinate nella Repubblica Dominicana nel 1960, perchè lottavano contro il regime fascista, appoggiato dall’imperialismo statunitense, di Rafael Leónidas Trujillo.

Oggi un pensiero particolare va alle donne palestinesi che dal 1948 lottano e resistono alla politica coloniale e al genocidio sionista. Come le sorelle Mirabal vengono torturate, violentate e uccise nelle carceri israeliane. Vedono i propri figli morire sotto le bombe, di fame e di freddo con la complicità dei governi borghesi che proteggono, difendono e armano Israele.

Ma veniamo a quello che accade in un “civile” paese imperialista, come l’Italia.

Come ogni anno, all’avvicinarsi della ricorrenza, l’ISTAT fornisce i dati sulle violenze subite dalle donne.

Nonostante i numerosi articoli, servizi televisivi, iniziative promosse dai vari gruppi femministi, nonostante le leggi varate al riguardo, questi dati non sono per niente confortanti.

I casi di violenza non diminuiscono e in alcuni casi, come ad esempio nel caso delle adolescenti, aumentano.

Il 31,9% delle donne italiane ha subito almeno una volta nel corso della vita violenza fisica o sessuale e il 63,8% degli stupri è commesso dal partner, ex o attuale.

I femminicidi non sono diminuiti, sebbene cagionare la morte di una donna sia diventato un reato a sé stante.

La violenza economica, subdola e difficilmente riconoscibile dalle vittime stesse, colpisce gran parte delle donne anche nel 2025, soprattutto le proletarie e le “casalinghe per amore”.

Molto spesso dietro al rimanere a casa per accudire la famiglia c’è la prevaricazione dell’uomo sulla donna e tutte le politiche portate avanti dal governo Meloni contribuiscono a rafforzare l’idea della donna come “angelo del focolare”.

Perché, nonostante se ne parli tanto, così poco è cambiato negli anni e le donne continuano a essere vittime di violenza soprattutto tra le mura di casa o nell’ambito della coppia?

Forse perché, come ha dichiarato il reazionario e antiscientifico ministro Nordio, l’uomo ha scritto nel suo DNA la non accettazione della parità con la donna?

Il marxismo ha fin dall’inizio individuato la radice della violenza contro le donne nella nascita della proprietà privata e nella divisione in classi della società, con il conseguente relegamento delle donne nella schiavitù domestica.

Nell’epoca moderna la condizione di predominio maschile e di oppressione femminile si è parzialmente modificata, ma rimane intatta nei suoi fondamenti legati all’esistenza della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio, della società scissa in classi antagoniste, ed è tuttora operante in ogni campo dell’esistenza umana: quello sessuale e familiare, quello economico, quello sociale e politico, specialmente per le donne della classe operaia e delle masse lavoratrici.

Per questo motivo, radicato nel modo capitalistico di sfruttamento, nessuna legge emanata dalla borghesia potrà effettivamente risolvere il problema.

Solo con l’abbattimento del capitalismo e l’instaurazione di una società socialista, solo cambiando le concezioni e le pratiche culturali, si potrà abolire la duplice oppressione delle donne, le discriminazioni e le ingiustizie esistenti, si potrà incidere radicalmente nella posizione della donna nella società, stabilendo l’effettiva eguaglianza nella vita sociale, rendendola socialmente ed economicamente libera e indipendente, non più soggetta a forme di sfruttamento, oppressione e violenza.

Ma la vittoria della rivoluzione socialista, la dittatura del proletariato e l’edificazione della società socialista e comunista sono inconcepibili senza la partecipazione cosciente e risoluta delle donne operaie e lavoratrici, protagoniste del proprio futuro.

Per questo affermiamo che il lavoro di ricostruzione del partito comunista non può prescindere dall’apporto delle donne proletarie più avanzate e coscienti, che devono essere militanti con eguali diritti e doveri, pienamente integrate nel reparto di avanguardia della classe operaia e nelle differenti organizzazioni della lotta di classe del proletariato e delle masse oppresse.

25 novembre 2025

Organizzazione per il partito comunista del proletariato      

 

 

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