La vittoria di Trump e le sue conseguenze
Lo scorso 5 novembre è stato concesso al popolo statunitense l’ingannevole diritto di scegliere quale dei due vampiri succhierà il sangue degli operai, dei lavoratori sfruttati, dei popoli oppressi, in casa e all’estero, per i prossimi 4 anni.
Ha vinto il candidato più reazionario e sciovinista, il magnate protofascista Donald Trump.
Ma gli USA sono usciti da queste elezioni ancora più divisi e polarizzati. La campagna elettorale con il suo contorno di attentati e attacchi personali ha lasciato ferite che non si rimargineranno in poco tempo.
La vittoria di Trump è la vittoria di quei settori più aggressivi e sciovinisti del capitale finanziario, di quei supermiliardari (Musk, Horowitz, Mellon, Adelson, Griffin, Uihlein, etc.), dei grandi operatori di criptovalute e promotori dell’IA, che hanno appoggiato la sua candidatura con centinaia di miliardi di dollari per ottenere più elevati profitti attraverso le politiche protezioniste, il taglio delle tasse e la deregulation per i grandi monopoli promessi dal tycoon.
Il ritorno alla Casa Bianca di Trump, uno dei più aggressivi battistrada delle reazione mondiale, determinerà conseguenze che non è difficile prevedere.
Anzitutto, con un secondo mandato presidenziale sarà più facile per il binomio Trump-Vance stabilire un sistema di governo ancora più reazionario, antidemocratico e repressivo. Il fascismo statunitense farà altri passi avanti.
Il consolidamento del suprematismo bianco, dell’autoritarismo e delle politiche antioperaie negli States, determinerà il rafforzamento degli autocrati al potere e dei politicanti di estrema destra nei diversi paesi, con uno sviluppo dei movimenti razzisti, sciovinisti, populisti e fascisti.
I social media saranno utilizzati al massimo come cassa di risonanza per spargere irrazionalismo, teorie del complotto, false notizie e paure che sono sfruttate dall’estrema destra.
Sul piano internazionale la lotta per mantenere l’egemonia mondiale del declinante imperialismo USA si farà ancora più dura, e sarà diretta principalmente contro la crescente potenza imperialista cinese, attraverso guerre commerciali e finanziarie, tariffe crescenti sulle merci importate, blocco degli investimenti, accompagnati dal rafforzamento del dispositivo militare nell’Asia Pacifico.
Altro che “fermerò le guerre”, come ha dichiarato Trump. Con il programma MAGA, la lotta fra le potenze imperialiste entrerà in una nuova e più acuta fase, accrescendo la tensione internazionale sotto ogni aspetto ed entrando in conflitto diretto in numerosi paesi.
Il sionismo, con le sue politiche criminali e genocide, verrà ancor più supportato da Washington, anche perpetuando i conflitti aperti tra le cricche della borghesia araba pro-imperialista. In Venezuela continuerà il sostegno ai golpisti per combattere i rivali cinesi e russi che si presentano con il volto illusorio del multipolarismo.
Un’altra conseguenza della vittoria di Trump consisterà nella crescente tensione nelle relazioni fra USA e UE.
Il risultato delle elezioni statunitensi produrrà diversi impatti. Il protezionismo dell’industria USA danneggerà i paesi esportatori; l’incremento della spesa militare per aumentare l’autonomia militare dagli USA, sempre in “incrollabile alleanza” (Meloni dixit) con USA e NATO, aggraverà il fardello che pesa sulle spalle dei lavoratori e dei popoli.
Ci aspettano anni duri, di aggravamento della crisi generale del sistema imperialista-capitalista, di reazione più intensa, nei quali sarà di fondamentale importanza lo sviluppo delle politiche di fronte unico proletario e di fronte unito antimperialista e antifascista.
Si tratta di una linea che i comunisti devono applicare a livello nazionale e internazionale, tenendo in conto le differenti situazioni specifiche per costruire alleanze e accordi tattici subordinati al fine strategico, senza mai rinunciare alle propria indipendenza e alle proprie posizioni sia politiche sia ideologiche, lavorando per accumulare e preparare forze in vista degli sviluppi rivoluzionari.
Da Scintilla n. 149, novembre 2024
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